SICILIA – Dpcm, bonus, elezioni e referendum. Sono solo alcuni dei punti cardine che hanno contraddistinto la politica nel 2020.
L’anno appena trascorso, complice l’emergenza Coronavirus tutt’ora in corso, ci ha permesso di familiarizzare con i Decreti del presidente del consiglio dei ministri. I Dpcm firmati da Giuseppe Conte e la loro spasmodica (a tratti sfiancante) attesa, infatti, hanno caratterizzato 9 dei 12 mesi del 2020. È da quelli che sono dipese tutte le attività dei cittadini italiani: gli spostamenti, il lavoro, la cultura, la scuola. Dall’”apripista” “Io resto a casa”, all’ultimo di dicembre (che sarà valido fino a metà gennaio). Hanno punteggiato i diversi lockdown (come quello più mite, ma non per questo meno importante, attualmente in vigore nei giorni di festa) e scandito le fasi 1, 2 e 3. Difficile tenere il conto e capire oggi in quale fase siamo.
I decreti, inoltre, sono stati seguiti (non senza qualche polemica circa il loro contenuto) dalle ordinanze regionali. Regole su regole che hanno marcato la vita degli italiani.
Un altro termine che abbiamo imparato a conoscere, proprio grazie ai Dpcm (che sono intervenuti anche sulla sfera degli affetti), è stato congiunti, un vero e proprio tormentone che si è prestato a numerose interpretazioni e che l’ha fatta da padrone nelle successive Faq diffuse dal governo per chiarire i dubbi sollevati dai decreti.
Il 2020 è stato anche l’anno del “boom” dei bonus e degli aiuti alle categorie più colpite dalla crisi economica derivata dall’emergenza sanitaria. Si è andati dal bonus dei 600 euro per le partite Iva ad altri aiuti contenuti nei decreti aprile, Cura Italia, Liquidità, Rilancio, agosto. Per aiutare le famiglie più in difficoltà è stato anche varato il cosiddetto “reddito di emergenza”, che ha permesso di stanziare assegni da 400 a 800 euro per i nuclei familiari a basso reddito maggiormente colpiti dalla crisi.
I bonus non sono serviti solo a dare un sostegno ai cittadini in difficoltà, sono stati anche il mezzo per far ripartire l’economia e dare una spinta ai consumi. Tra quelli approvati ricordiamo il bonus mobilità, vacanze, l’ecobonus del 110%, quello per la Tv (anche in vista del cambio di frequenze per il digitale terreste), per occhiali, bagni, pc e internet (quest’ultimi regolarizzati attraverso la legge di Bilancio). Dibattito ancora aperto, invece, per quanto riguarda il Recovery Fund che potrebbe portare un po’ di respiro ai conti del Bel Paese provati dai lunghi mesi di lockdown e dal Coronavirus.
La Regione Siciliana, inoltre, ha dato spazio anche al bonus matrimonio (dedicato alle coppie in procinto di convolare a nozze), al bonus Sicilia (per le microimprese danneggiate dal Coronavirus) e agli incentivi del programma Resto al Sud.
Restando in tema di incentivi per le aziende, in Sicilia nel 2020 sono state realizzate le cosiddette Zes (Zone economiche speciali), grazie alla firma del ministro Provenzano, che prevedono agevolazioni per chi investirà nell’Isola.
Il 2020 è stato anche l’anno delle elezioni più volte rinviate. In Sicilia, come in tutta Italia, la tornata elettorale per le comunali ha subìto una battuta d’arresto a causa della pandemia. Se inizialmente la chiamata alle urne era programmata per il 24 maggio, si è dovuti procedere a un rinvio al 14 giugno, ma senza fortuna. A causa del Covid-19, infatti, si è assistito a un nuovo slittamento in autunno, approvato dall’Ars. La data X è stata quella del 4-5 ottobre, con 60 Comuni dell’Isola coinvolti che hanno visto al primo turno in alcuni casi la riconferma dei primi cittadini uscenti e in altri il cambiamento. Per 4 Comuni, invece, è stato necessario andare ai ballottaggi.
Per restare in tema di chiamata alle urne, il 2020 passerà agli annali per lo storico referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
Anch’esso rinviato, al 20 settembre per la precisione (quando si è votato seguendo le norme di sicurezza predisposte per l’occasione), ha decretato la netta vittoria del “Sì”, che ha così cambiato la struttura del Senato e della Camera.
I 12 mesi appena trascorsi hanno, inoltre, rivisto tornare in auge un tema caro alla politica siciliana, vale a dire la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Opera “sponsorizzata” dal presidente della Regione Nello Musumeci, che ha trovato anche il favore del ministro Bonetti. Argomento dibattuto ampiamente sullo scenario politico, ma che ancora non trova (e chissà se troverà mai) compimento.
Proprio per il governatore siciliano il 2020 è stato un anno “movimentato” su più fronti. Non sono state poche, infatti, le volte in cui il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha alzato la voce. A cominciare dalla polemica per i boss mafiosi scarcerati per motivi legati all’emergenza Covid-19: in quell’occasione Musumeci ha chiesto a Roma soluzioni diverse al problema sanitario da quelle che hanno visto soggetti dalla pericolosità conclamata fare ritorno a casa.
A tenere banco, ad agosto, è stato invece lo scontro tra Musumeci e i dipendenti della pubblica amministrazione, quest’ultimi accusati dal presidente di “grattarsi la pancia”.
Di portata ancora maggiore è stata la polemica sulla gestione dei migranti durante l’emergenza sanitaria che ha provocato parecchie frizioni tra il governo regionale e quello nazionale, in un botta e risposta che ha reso bollente lo scenario politico in estate, fino alla definitiva bocciatura da parte del Tar dell’ordinanza stilata da Musumeci.
Il presidente, inoltre, ha fatto sentire la propria voce per richiamare l’attenzione sui pescatori siciliani sequestrati in Libia per oltre 100 giorni. La loro liberazione è stato il regalo di Natale per le famiglie dei marittimi prigionieri, per la città di Mazara del Vallo e per la Sicilia intera.
E chissà che influenze avrà avuto il 2020 sull’eventuale decisione di Musumeci di ricandidarsi a presidente della Regione Siciliana.
Intanto, però, il governatore si prepara a una piccola rivoluzione nella giunta regionale. Ma guai a chiamarlo rimpasto. Al posto della dimissionaria Bernadette Grasso (ormai ex assessore regionale alle Autonomie locali, unica quota rosa del governo Musumeci) e di Edy Bandiera (assessore all’Agricoltura), dovrebbero subentrare Marco Zambuto e Toni Scilla.
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