PALERMO – Ieri pomeriggio al Barbera contro il Sudtirol è arrivata la seconda sconfitta consecutiva per il Palermo, la quarta della stagione e la seconda in casa: se la squadra in maglia rosa vista in campo fosse il vero Palermo, sarebbe il fallimento senza appello di una stagione appena iniziata.
E sarebbe ingiusto e non veritiero individuare in Pigliacelli l’unico responsabile dell’indecoroso smacco. Vero è che l’errore commesso dal portiere rosanero, farsi respingere un rinvio da Odogwu con la palla che è finita in rete alle sue spalle, è stato madornale, senza possibilità di assoluzione e denota disattenzione, mancanza di concentrazione e illusorio convincimento della propria bravura che porta sempre a sbagliare, ma eravamo al 20° minuto di gioco e c’era tutto il tempo a disposizione per rimediare. E ci sarebbe stato il tempo per rimediare se il Palermo avesse avuto un gioco, avesse lottato con determinazione su ogni pallone e non si fosse perso in inutili schemi orizzontali, senza verticalizzazioni, senza fantasia, senza idee e con uno spento Brunori.
Con il ritorno al 4-2-3-1, con il sacrificio di Saric e l’inserimento di Floriano sulla trequarti, Corini aveva tentato fin dall’inizio di ridare vigore alla manovra offensiva dei suoi, ma i risultati non sono stati pari alle aspettative. E si è dovuto attendere fino agli ultimi dieci minuti di gioco, con il Palermo profondamente cambiato con gli ingressi di Damiani, Soleri e Sala al posto rispettivamente di Stulac, Floriano e Buttaro e con lo spostamento a destra di Mateju, per vedere finalmente un Palermo aggressivo che ha messo alle strette il Sudtirol, rintanato sulla propria trequarti e incapace di uscire dall’assedio. Ma anche la fortuna ha voltato le spalle ai rosa e il palo ha negato in pieno recupero a Di Mariano il gol del pareggio (in precedenza Soleri aveva colpito la traversa).
Cosa succederà adesso non lo sappiamo. Ma hanno fatto male i fischi del pubblico alla fine della partita, un pubblico fino ad allora ammirevole per come aveva continuato a sostenere i propri beniamini apprezzandone la volontà malgrado l’evidente confusione che governava il gioco.
Senza auspicare soluzioni drastiche, è innegabile la necessità di un’inversione di marcia, di un segnale di esistenza in vita prima che sia troppo tardi: la Serie B è troppo importante per non fare di tutto per mantenerla. Corini sarà capace di conseguire l’obiettivo minimo della stagione?