ITALIA – A volte la vita ci pone davanti una realtà che, sebbene non ci coinvolga in prima persona, ci travolge comunque con estrema forza. È il caso di una malattia degenerativa come l’Alzheimer che, pur condannando in primis il paziente, mette a dura prova anche chi gli sta vicino.
Essere destinati a dimenticare
Non è così raro, purtroppo, ritrovarsi da un giorno all’altro spaesati, in una stanza vuota, dove i ricordi sono un privilegio e ciò che è stato finisce nell’oscurità dell’oblio. Lì dove accedere diventa sempre più difficile per chi, affetto da tale patologia, è destinato a dimenticare. A rimuovere, a fare spazio. A sgombrare i “reparti” della propria mente, gettando via anche ciò che – per l’importanza che detiene – dovrebbe restare lì per sempre. A partire proprio dall’amore e dall’affetto verso i propri cari, per arrivare alle esperienze che rendono una persona quella che è oggi e che, inevitabilmente, date le circostanze, non sarà domani.
Le ripercussioni su chi si prende cura del malato
Seppur consapevoli dei gravi disagi vissuti da un malato di Alzheimer, non bisogna trascurare nemmeno le ripercussioni a cui va incontro chi si prende cura di lui. Vedere un familiare o un amico spegnersi giorno dopo giorno provoca quasi sicuramente un profondo danno psicologico, che è importante riuscire ad affrontare.
L’intervista alla psicologa Valentina La Rosa
È intervenuta ai microfoni di NewSicilia la psicologa Valentina La Rosa, che ha fornito un quadro generale di cosa significa stare a contatto con una persona affetta da Alzheimer, evidenziando le inevitabili conseguenze di tale circostanza.
Come cambia la vita di chi si prende cura di un malato di Alzheimer?
“La cura di una persona affetta da Alzheimer – esordisce la dottoressa – rappresenta una sfida complessa e molto impegnativa dal punto di vista psicologico ed emotivo. I caregiver, ovvero le persone più vicine al malato che si prendono cura quotidianamente di lui, si ritrovano infatti ad affrontare diverse sfide legate sia alla gestione della routine quotidiana sia al proprio assetto psicologico“.
Cosa significa vedere una persona spegnersi sotto i propri occhi?
“Oltre alla crescente responsabilità e al carico fisico della cura, i caregiver affrontano il dolore di vedere una persona cara perdere gradualmente la sua identità, le sue capacità cognitive e la sua autonomia. Questi vissuti possono portare nelle persone che si prendono cura di un malato di Alzheimer a sentimenti di lutto anticipato, dato che si assiste alla perdita della persona amata anche se è ancora fisicamente presente“.
Necessario un supporto psicologico per i caregiver
“Le ricerche ci dicono che – spiega l’esperta – un’elevata percentuale di persone che assistono malati di Alzheimer sperimentano stress, ansia, depressione e senso di isolamento. È essenziale dunque che i caregiver possano ricevere un adeguato supporto materiale ma soprattutto psicologico, sia attraverso reti di sostegno sociale che attraverso figure professionali specificamente formate, per affrontare in modo resiliente queste sfide che la malattia pone“.
Quanto influisce la consapevolezza che un giorno si potrebbe non essere più riconosciuti da un proprio caro?
“Questo aspetto ci porta a considerare una delle paure più profonde e dolorose associate alla malattia di Alzheimer. La perdita da parte del paziente della capacità di riconoscere le persone a lui più care può essere un momento devastante per i familiari. Sentirsi estranei agli occhi di una persona amata può generare un senso di perdita profonda e fortemente destabilizzante dal punto di vista emotivo“.
“Questa realtà può influire profondamente sulla salute emotiva dei caregiver, provocando sentimenti di tristezza, rabbia, impotenza e lutto anticipato. Anche l’autostima e il proprio senso di identità ne risentono in maniera significativa, soprattutto se la propria identità è fortemente legata al proprio ruolo di figlio, coniuge o amico della persona malata di Alzheimer“, aggiunge la psicologa.
Come bisogna comportarsi per non mettere in difficoltà il paziente che inizia a risentire della malattia?
“Quando ci si prende cura di una persona con Alzheimer, è importante adottare un approccio empatico e paziente. Innanzitutto, può essere utile stabilire una routine giornaliera che aiuti a ridurre l’ansia e la confusione nella persona affetta da Alzheimer. È importante inoltre comunicare in modo semplice e chiaro e, se il paziente è confuso riguardo a un ricordo o a un’esperienza, può essere più utile entrare nel suo mondo piuttosto che correggerlo“.
“Può essere utile – consiglia la psicologa – anche proporre attività come la lettura o l’ascolto di musica che aiutino la persona con Alzheimer a mantenere attiva la mente. Tuttavia, al di là di queste semplici raccomandazioni, è di fondamentale importanza cercare un adeguato supporto per sé stessi come caregiver, sia attraverso gruppi di sostegno sia consultando professionisti formati in questo campo. Prendersi cura di sé stessi è infatti fondamentale per poter prendersi cura efficacemente di una persona cara affetta da Alzheimer“, conclude la dottoressa La Rosa.