ITALIA – Il settore wedding è ancora in bilico, una ripartenza che tarda ad arrivare anche nel 2021. Il decreto riaperture del governo ha, tra l’altro, accantonato i matrimoni e l’intero settore è pronto a protestare.
Il ministro Gelmini aveva assicurato la ripartenza ad aprile e, invece, così non è stato. Ancora eventi annullati a data da destinarsi e sposi “in attesa”.
Il settore ha deciso di far sentire la propria voce organizzando diverse manifestazioni in tutta Italia: il 26 aprile sarà la data di inizio. Non è neppure stata scelta a caso dato che proprio lunedì torneranno le zone gialle, le riaperture dei ristoranti e quant’altro. E i matrimoni? Ancora una volta in standby.
14 mesi di inattività
“Dopo 14 mesi di inattività con conseguente calo del fatturato del 90% non possiamo tollerare la totale mancanza di considerazione per il nostro settore da parte del governo. La stagione dei matrimoni è alle porte: non avere ancora una data per la ripartenza significa bruciare mesi di lavoro che rappresentano una boccata d’ossigeno per le nostre 50mila imprese, per i 500mila lavoratori e per decine di migliaia di coppie di sposi costretti all’ennesimo rinvio”, scrive Unanime, la confederazione che raccoglie 15 associazioni del comparto, annunciando l’adesione alle manifestazioni indette dall’associazione “Insieme per il Wedding” il cui presidente è Stefania Vismara.
“Pare evidente che la strategia in atto è quella di dividere categorie economiche di questo Paese, dando vita a palesi e inaccettabili discriminazioni. Noi – spiega la presidente di Federmep Serena Ranieri – rispondiamo mettendo da parte le etichette associative e unendo le forze. Con il solo obiettivo di salvare le nostre attività, i posti di lavoro, il patrimonio di professionalità riconosciuto in Italia e all’estero. Non è più tollerabile l’atteggiamento paternalistico di uno Stato che non si fida di attori economici che hanno dimostrato e dimostrano responsabilità, come attesta il nostro protocollo per la ripartenza”.
Manifestazioni lunedì 26 aprile dalle 12
Le manifestazioni si terranno lunedì 26 aprile dalle 12 in tutti i capoluoghi di regione: a Roma davanti a Montecitorio, nelle altre città davanti alle sedi delle Giunte regionali.
Oltre agli operatori economici del settore parteciperanno anche coppie di sposi giunte al terzo o quarto rinvio, giovani che non potranno festeggiare la laurea e numerose altre categorie penalizzate dal divieto.
Class action come richiesta di risarcimento
Oltre ai presidi le associazioni che fanno parte di Unanime stanno dando vita a una class action impugnando numerosi articoli della Costituzione, dal riconoscimento della pari dignità sociale, al diritto al lavoro, all’inviolabilità della libertà personale.
“La class action, aperta anche agli operatori economici non iscritti alle nostre associazioni – spiega Silvia Daniele presidente WPI – è la legittima richiesta di risarcimento nei confronti di governi inadempienti e sordi di fronte al grido lanciato da decine di migliaia di imprese. Così come risarcimenti saranno presentati dalle coppie provate psicologicamente ed economicamente da questa non più sostenibile incertezza”.
“Con il nostro lavoro non produciamo solo ricchezza, ma valorizziamo i territori e le eccellenze locali, creiamo identità sociale. Non darci modo di riprendere in sicurezza le nostre attività significa gettare al macero questo patrimonio. Rivolgiamo un appello a tutti i presidenti delle Giunte regionali: scendano in piazza con noi per far comprendere al governo che non considerarci è un errore foriero di gravi conseguenze”, conclude Vitantonio Marzano Presidente PWPA.
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