CATANIA – “Lei sa che vuol dire mantenere una famiglia con cinquecento euro al mese?“
Così comincia la storia di Giacomo, nome di fantasia, cinquantottenne siciliano che non risulterebbe più del tutto idoneo al lavoro a causa di un infarto che l’ha colpito un paio d’anni fa.
“Prima dell’infarto la mia situazione lavorativa era già non del tutto ottimale, a dire la verità sono almeno dieci anni che non firmo un contratto degno di questo nome. Sono più di trenta anni che faccio il metalmeccanico nelle aziende che si trovano tra il Catanese e il Siracusano, firmo contratti di due o tre mesi al massimo ma dopo il primo rinnovo vengo fermato e non più chiamato. Il mio periodo nero comincia nel marzo del 2012 quando mi reco al pronto soccorso con un dolore all’addome alto e, non avendo convinto fin da subito i medici, vengo ricoverato per le prossime diciotto ore per i dovuti controlli. Di quella notte ricordo esattamente tutto – continua Giacomo -, l’attesa, l’ansia, il dolore che li per li era sopportabile e soprattutto il tempo che non passava mai…. Proprio quando stavo per tornare a casa ecco che accuso un dolore decisamente più forte, il medico di turno decide di fare un ulteriore elettrocardiogramma e la diagnosi non lascia via di scampo: principio d’infarto! Fortunatamente tutto è bene quel che finisce bene e dopo aver subito un’angioplastica, intervento di routine per i casi come il mio, mi ritrovo con quattro stent nelle coronarie“.
Giacomo ci racconta che adesso fortunatamente sta bene, “è come se i medici mi abbiano rimesso a nuovo, solo qualche acciacco ma cosa da nulla“; il vero problema subentra una volta uscito dall’ospedale quando l’azienda per cui lavorava non vuole assumerlo più, temporeggia per l’assenza di lavori ma non tornerà indietro nei suoi passi.
Nel frattempo viene informato della possibilità di ricevere una piccola pensione definita “contributiva”, per ottenerla basterebbe presentare una formale richiesta all’Inps e dopo si procede con il conteggio dei contributi.
In casi come questo, stando sempre alla nostra testimonianza, è importante dimostrare all’Inps che siano stati versati almeno tre anni di contributi lavorativi nell’arco di cinque anni, questi vengono calcolati a ritroso dalla data di presentazione della domanda.
“La pensione contributiva la tenevo da parte come possibilità. Ho temporeggiato per un anno e, mi creda, con una famiglia da mantenere ho aspettato anche troppo. Quando decido di sbrigare le pratiche per questo tipo di pensione mi affido ad un patronato che mi consiglia di provare comunque a chiedere il riconoscimento dell’invalidità civile. Ebbene le dico che l’invalidità civile mi è stata riconosciuta al 50% ma per lo stato non è sufficiente ai fini pensionistici. Quindi non ci resta che procedere come avevamo prefissato”.
Questo tipo di contributo inizialmente ha la durata limitata di soli tre anni, dopodiché bisogna ripetere tutto d’accapo, facendo rifare i conteggi e presentare la formale richiesta sperando che venga accettata per i prossimi tre anni.
Prima che la pensione possa diventare definitiva però è necessario replicare un’ultima volta l’iter burocratico.
“Una vita di sacrifici nei cantieri navali e negli impianti antincendio per lo stato italiano valgono solamente cinquecento euro, non è una cosa semplice da mandar giù soprattutto per chi come me ha sempre avuto voglia di lavorare. Quando ho avviato le pratiche l’ho fatto molto serenamente perchè ero consapevole di poter continuare con il mio lavoro, dato che l’importante è non guadagnare tre volte di più l’importo che ricevo ogni mese“.
Stando a quanto raccontato dal signor Giacomo, diverse aziende avrebbero dei benefici, legati sempre al fattore contributivo, se solo provvedessero ad assumerlo.
Negli ultimi dati del 2015 la Sicilia risultata essere la regione più povera d’Italia. Nella nostra regione, e non solo, ormai i disoccupati sono sempre in aumento, senza nessuna differenza d’età, e i pensionati vengono considerati i poveri del nuovo millennio.
Purtroppo c’è da considerare che non tutti vivono la situazione di Giacomo, perchè molti non hanno le carte in regola per richiedere la pensione “contributiva” ma anche perchè tanti altri non sanno nemmeno della sua esistenza.
“Tecnicamente non sono un invalido civile eppure vengo trattato allo stesso modo, nessuno mi assume e io mi trovo a vivere con quel poco che mi passano. Consideri che in tutto ciò mia moglie non lavora e ho una figlia che frequenta da poco l’università. Comunque sia non demordo, ho già riavviato le pratiche per confermare la mia pensione contributiva e nel frattempo mi arrangio come posso facendo qualche lavoretto qua e la, purtroppo in nero, e bussando alle porte delle varie aziende. Certo ho cinquantotto anni – conclude Giacomo – e per le aziende non sono del tutto appetibile ma, come dicevo prima, non demordo e prima o poi qualcosa cambierà anche per me“.