Sicilia, il “parco giochi” dei piromani: Caruso e Arcoria (Confagricoltura Catania) non ci stanno

Sicilia, il “parco giochi” dei piromani: Caruso e Arcoria (Confagricoltura Catania) non ci stanno

SICILIA – Indifferenza e disprezzo verso la Sicilia sono solo due delle tante parole da attenzionare riguardo la situazione che è stata schiaffata in secondo piano dai mass media, subito dopo il maltempo (o forse meglio dire cambiamento climatico) atipico abbattutosi su Milano e dintorni.

Un’Italia spaccata in due, una Sicilia abbandonata a sé stessa

Un’Italia climaticamente spaccata in due che farebbe finire in parità la gara tra Nord e Sud sui fenomeni atmosferici più intensi e particolari.

Lungo le coste e le aree interne siciliane si continua a respirare un’aria pesante a seguito dei vari problemi riscontrati negli ultimi giorni. In ordine cronologico spicca l’incendio all’aeroporto di Catania Fontanarossa che ha letteralmente messo in ginocchio il traffico aereo siciliano; le temperature infernali portatrici di disservizi costanti tra cui mancanza di acqua ed elettricità per poi arrivare, tristemente, alla piaga incendi.

Storie, racconti o forse addirittura favole… composizioni calzanti con il passaparola informativo indirizzato sull’auto-combustione come causa principale dei fenomeni incendiari. Un parco giochi? Sì, un parco giochi per i piromani, perché la Sicilia è diventata anche questo.

Parola a Giosuè Arcoria e Fabio Caruso, presidente e direttore di Confagricoltura Catania

Il direttore di Confagricoltura Catania, Fabio Caruso, insieme al presidente dell’organizzazione di tutela e rappresentanza delle imprese agricole etnea, Giosuè Arcoria, hanno tracciato una linea marcata e indissolubile che condanna chi commette episodi come quelli che hanno colpito in pieno il cuore pulsante di una delle due “grandi isole” d’Italia.
 
A sinistra il presidente Arcoria, sulla destra il direttore Caruso

Temperature infernali e scirocco prolungato, quali sono i settori maggiormente colpiti?

Praticamente tutti i settori agricoli e zootecnici soffrono, chi più chi meno, questa forte ondata di caldo estremo che finalmente sta per giungere al termine“, esordisce il direttore Caruso.

Abbiamo contato danni principalmente a ortaggi e agrumi causati dai forti venti caldi che hanno bruciato foglie e frutticini, nonché danni a frutta e ulivi, senza contare i danni causati dai numerosi incendi che hanno distrutto alcune aziende agricole e florovivaistiche nostre associate a Confagricoltura Catania. In questi giorni si sono registrate punte di 46-47°C nella zona di Sferro (piana di Catania) e nella zona di Lentini“, aggiunge.

Gli incendi degli ultimi giorni hanno creato non pochi problemi sul suolo siciliano, sono previsti degli interventi di ripristino?

Ad oggi non sono previste forme di intervento finanziario per il ripristino delle aree agricole colpite, anche se con il nuovo Piano Strategico della PAC 2023-2027 appena entrato in vigore, sicuramente la Regione potrà attivare (come già fatto in passato) delle misure di sostegno per il ripristino del patrimonio agricolo e zootecnico danneggiato dagli incendi, ma bisogna far presto perché gli agricoltori non possono attendere l’uscita dei bandi e i tempi delle istruttorie, occorrono misure specifiche e immediate per salvare la nostra agricoltura. Proprio oggi è stato programmato – prosegue Fabio Caruso un incontro a Palermo presso Confagricoltura Sicilia dove stileremo insieme alle altre Confagricoltura provinciali siciliane, un documento unico da portare al governo regionale per chiedere aiuti alle aziende agricole“.

Il vortice di calore che si è scontrato sulla Sicilia ha ulteriormente aggravato la siccità dei terreni?

Bisogna dire che fortunatamente quest’anno i mesi di maggio e giugno sono stati più piovosi rispetto agli anni precedenti e ciò ha consentito di ritardare la stagione irrigua di 20-30 giorni rispetto agli anni precedenti, ma purtroppo l’acqua negli invasi continua a scarseggiare e dove c’è, non può essere utilizzata per malfunzionamento delle pompe di sollevamento. Sicuramente queste temperature estreme accompagnate da venti caldi e secchi hanno aumentato ancora di più l’evaporazione delle acque negli invasi nonché l’evapotraspirazione delle colture causando un aumento del fabbisogno idrico delle piante“.

La causa dei fenomeni incendiari è quasi sempre da attribuire alla mano dell’uomo?

Statisticamente è stato appurato che la famosa ‘autocombustione‘ si presenta nell’1% dei casi di incendi. Questa percentuale bassissima, inoltre, può trovare riscontro solo ed esclusivamente nel periodo estivo in condizioni di caldo eccezionale ed intenso soleggiamento. In tutti gli altri casi, la responsabilità è sempre e solo da attribuire alla mano dell’uomo o comunque della mancanza di manutenzione e/o di prevenzione delle aree cittadine più marginali“.

Da un maggio anti-estivo a un luglio infuocato: esiste una correlazione per la scarsa qualità di frutta e verdura riscontrata negli ultimi mesi?

La scarsa qualità della frutta, soprattutto delle ciliegie, è dovuta principalmente alle intense piogge di maggio che hanno portato al cosiddetto cracking (spacco) del frutto che causa la rottura meccanica della buccia, quando in concomitanza con la fase di maturazione ci sono piogge molto intense e umidità atmosferica elevata. Anche le temperature basse di maggio – continua il direttore di Confagricoltura Cataniahanno inciso fortemente nella corretta maturazione di frutta e verdura. Inoltre quest’anno le basse temperature e piogge intense hanno favorito forti attacchi di peronospora sull’uva da vino causando ingenti danni alla produzione, in particolare in alcune zone della rinomata Etna Doc, dove si spera di poter portare comunque a maturazione una discreta annata vinicola“.

“Se alle difficoltà generali si aggiungono gli incendi causati da gente con problemi mentali abbiamo un problema”, le considerazioni del Presidente Arcoria

Fare impresa – spiega il presidente Arcoria in Italia e in Sicilia in particolare, come sappiamo bene, è difficile a causa delle numerose variabili legate oltre ai classici rischi di impresa, all’elevata pressione fiscale, alla volatilità dei mercati alla difficoltà di reperire manodopera qualificata e a tanti altri aspetti che rendono all’imprenditore la vita non facile. Se a queste difficoltà si aggiungono anche gli incendi causati sia da gente con problemi mentali, ma anche e soprattutto da gente che agisce con puro intento criminale, allora la disperazione diventa rabbia e disprezzo verso le istituzioni e noi non possiamo permetterci di perdere gli agricoltori che oltre a produrre da mangiare mantengono pulite le campagne, i fossati, tutelano l’ambiente e costituiscono i veri e propri guardiani della natura“.

Quello che quindi – conclude Giosuè Arcoria chiediamo come Confagricoltura è di avere più attenzione da parte delle istituzioni alle nostre imprese perché noi agricoltori non siamo imprenditori di serie b ma pretendiamo di essere trattati come tutti“.