“Finisterrae” di Cinzia Di Mauro

“Finisterrae” di Cinzia Di Mauro

Finis terrae deriva dal latino “confine della terra” poiché gli antichi romani credevano che là terminasse la terra. Là dove? Là nel punto più occidentale del confine del mondo a Capo Finisterre, in Galizia (Spagna). La carta geografica cede al richiamo della metafora sulla strada di un umano in allerta di un sogno da tenere segreto.

Finisterrae” è il titolo del nuovo romanzo, l’ottavo, della scrittrice catanese Cinzia Di Mauro, già nota al pubblico degli appassionati alle letture in cui il protagonista assoluto è un viaggio nelle visioni oniriche con il compito di tradurle in una attendibile visione reale.

Credit Google/Ibs

Cinzia Di Mauro è stata finalista al Premio Urania Mondadori 2004 e al Premio Delos 2006 con la trilogia di fantascienza Genius pubblicata nella collana Ledizioni (Milano).
Nel 2012 ha ottenuto la menzione speciale al Premio Calvino con il noir comico grottesco “La storia vera di un killer nano”.
“Pangolino mon amour” (All Around) e “Finisterrae” (Delos Digital) sono le sue due recenti pubblicazioni che confermano l’inclinazione della scrittura fantascientifica dell’autrice.

Un progetto di guerra scuote il sogno bizzarro di un giovane caduto nella trappola visionaria. Un pò surreale, a tratti realistico con gli abitanti in fuga da un mondo “normale”, lo strumento ha bisogno di una potente connessione con il muro oltre il quale viene esercitato il potere.

Casa Württemberq segna il confine della trappola tesa al giovane Thomas Zimmer, musicista disadorno della carica tensiva che sta per esplodergli addosso. Il biglietto è stato timbrato, il viaggio inizia lasciando a Terra ( ma quale Terra?) ogni dispositivo di sicurezza in grado di far intravedere un orizzonte rassicurante. Nello sfondo, una famiglia con il suo stravagante comportamento scompone il programma messo a punto da più mani. Thomas si ritrova dentro un thriller simulato per combattere ogni violazione di libertà ceduta a un male futuro. Il dramma in prima linea si abbandona a delle scene tragicomiche giusto per alleggerire il peso morale del buon Thomas, poco convinto, molto impaurito delle dinamiche oscure dentro le quali è stato trascinato.

Al centro di questo ghirigori inzuppato nel thriller sta per scoppiare una guerra ancora in forma statica, priva di potenziale allegato dietro cui si mimetizza la porta visionaria del futuro “Libero”. L’ apocalisse su carta giustifica il ricorso a un laboratorio di armi di proprietà di uno strano inventore a capo di un’altrettanta singolare famiglia.

“Due anni orsono abbiamo commissionato al dottor Herbert una Grande Opera che porterà lustro imperituro alla sua persona e, siamo certi, cambierà il corso della Storia. Parliamo di qualcosa, signor Zimmer, che condurrà al termine della guerra.
Quindi stava lavorando ad un’arma micidiale, ancor peggiore di quelle finora create, tale da da piegare il fronte degli Alleati”.

Il conte Herbert Württemberq è un esperto di macchine istruite a mettere in pausa l’esistenza dell’uomo, fino ad annullarlo per sempre. Thomas crolla e si riprende più volte stranito nel castello che ruota intorno a lui, tutto quello che sta succedendo è un “gioco di scopo” per tenerlo stretto nella trappola del sogno.

“Quando varcai per la prima volta la soglia di Casa Bruiswiq ebbi la certezza che non si trattasse dello stesso mondo al quale io appartenevo. Ne avevo già avuto un sentore dalle informazioni presenti nel suo fascicolo, ma quel che vidi superava di gran lunga le mie aspettative”.

L’atmosfera fedele al grigio si propaga sulle singole azioni con apparente eleganza per alleggerire i toni di un futuro bellico ( oppure pacificamente disteso) stimolato da Casa Württemberg.

Si crede che sia possibile che il cambiamento possa essere frutto della manipolazione del tempo reale. Se lo chiede Thomas Zimmer e forse anche il conte Herbert Württemberq. E se la minaccia della guerra fosse solo la prova di un regime dalla potenza vagabonda?

Gli enigmi della guerra sono raccolti in una vicenda artefice di suggestioni in cui il lettore viene risucchiato alla stregua di sabbie mobili pericolose sì, ma combattute con toni leggeri alternati a momenti drammatici. Quando più sostanze entrano in combustione, l’epilogo volge in una sorpresa compatibile con la missione che nessuno aveva previsto.

sara