“Geografie della polvere”, quando la poesia cerca un approdo. Presentata la nuova raccolta di Angelo Santangelo

“Geografie della polvere”, quando la poesia cerca un approdo. Presentata la nuova raccolta di Angelo Santangelo

CATANIA – Quando si parla di poesia, non è raro incontrare – soprattutto tra gli studenti delle scuole superiori – uno sguardo carico di diffidenza. La magia dei versiscivola via” nel momento in cui la poesia viene percepita come un peso, un macigno insormontabile: qualcosa che dice tutto e nulla, e che, soprattutto, sembra non avere alcuna utilità concreta.

Eppure, oggi più che mai, c’è chi è pronto ad accogliere a braccia apertela visita di Calliope“, chi lotta per tenere accesa la fiamma dell’emotività, dell’amore, dell’arte. Diversi sono gli autori che credono fermamente nel valore – a tratti catartico – della poesia. Tra questi spicca Angelo Santangelo, docente di lettere e latino, autore catanese nonché co-fondatore, nel 2014, del Centro di Poesia Contemporanea di Catania.

“Geografie della polvere”, la raccolta poetica di Angelo Santangelo

Venerdì 6 giugno, alla libreria CataniaLibri, si è tenuta la presentazione della sua nuova raccolta poetica, “Geografie della polvere”. Fin dalla prefazione – redatta da Raffaele Gueli – emerge chiaramente la missione di questi versi: un viaggio tra rabbia, amore, impegno politico, una riflessione profonda sui valori smarriti dell’uomo contemporaneo. L’uomo che, come suggerisce il titolo, è una “polvere preziosa”: fragile, dispersa, ma anche carica di responsabilità.

Presenti all’incontro tre relatori d’eccellenza, i quali sono riusciti a comunicare la timida magia celata tra quei potenti versi. In primis, Pietro Cagni – anch’egli co-fondatore del Centro di Poesia – che ha curato l’introduzione; e ancora, Raffaele Gueli, autore della prefazione della raccolta, e Aldo Spano.

I versi come diamanti fecondi

Prerogativa essenziale per un poeta è l’umiltà, si potrebbe dire, e con Angelo Santangelo siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Come ha ben espresso Pietro Cagni, “ricordiamoci che l’umiltà ha a che fare con l’humus, con la terra, con ciò che sta in basso ma che genera vita, che è fecondo; Angelo conosce profondamente questa dimensione, e sottolinea come la poesia abbia poco a che fare con la folgorazione improvvisa”.

Immergendoci tra i versi di “Geografie della polvere”, scopriamo come la raccolta conti 52 poesie, opportunamente suddivise in 5 capitoletti, ognuno dei quali che porta il nome di una località geografica, a rappresentare una tappa emotiva del viaggio poetico:

  • Atlanti ineffabili;
  • Sette volte mare;
  • Itinerari e sortilegi della polvere;
  • Pulviscoli e abrasioni in una settimana d’elezioni;
  • Desinenze d’isola.

Uno sguardo opaco sul mondo

E ai nostri microfoni è intervenuto direttamente l’autore, dandoci l’opportunità di poter analizzare con sguardo critico i versi. Già il titolo del libro ci suggerisce un qualcosa di singolare. Come ci ha spiegato Santangelo, “nasce da uno sguardo che ho cercato di gettare sul mondo, in relazione a tutto ciò che ci circonda. L’immagine che è emersa è stata quella della polvere: una patina opaca, fastidiosa, che non si riesce mai a eliminare del tutto e che, in qualche modo, resta sempre“.

Ebbene, “una polvere che si deposita sulle cose, sulle coscienze. A questa immagine ho voluto associare un’idea di spazialità, di pervasività, che ho racchiuso nel termine ‘geografie‘, perché questa condizione si estende ovunque, in tutte le latitudini, in tutte le realtà. La polvere diventa così qualcosa di concreto, tangibile, che si insinua nelle crepe, che ci attraversa e ci blocca, impedendoci di affrontare davvero la realtà.”

Un modo per abbattere la “polvere”

Le sezioni della raccolta si caratterizzano per riferimenti geografici, fino ad arrivare all’ultima parte, intitolata Residenze d’isola. “Qui non voglio essere completamente pessimista: questa polvere, che fino a quel momento sembrava soffocante, lascia intravedere un approdo. Un’isola, appunto. Un luogo personale, emotivo”.

Tra le poesie più intime emergono in particolare due componimenti: Artifex Fidelis e Fiori di SalinoLa prima è dedicata al padre, il “fedele demiurgo della mia felicità”, in cui emerge “il forte legame affettivo e il bisogno di salvezza”.

Fiori di Salino, invece, è la poesia conclusiva, in cui l’autore affida “alla parola poetica la speranza di poter salpare, di non morire davvero, ma di trasformare la perdita in una nuova possibilità. C’è quindi in me un tentativo di riscatto rispetto a questa condizione contaminata dalla polvere”.

“Perché la polvere ha questa caratteristica: crea oblio. Offusca il tempo, corrode la memoria, distrugge le cose. E questa raccolta vuole essere, in fondo, una mappa, una mappa emotiva che cerca un’isola, o più isole, in cui tentare un approdo, un riscatto, anche se solo parziale”.

Una poesia che apre spiragli nella realtà

Santangelo, come Montale, difende una poesia antiretorica, una poesia che interroga, resiste, scava. “La poesia, nel pratico, non ha alcuna utilità. Non ha una collocazione funzionale. E quando si pensa che debba essere per forza consolatoria o dare certezze, si commette un errore. La poesia è, piuttosto, una ricerca di senso profondo nel disordine; è un tentativo di guardare il mondo con occhi diversi“.

“Per questo, può essere paragonata a una nave, a una vita che tenta di raggiungere una terra promessa. Anche in un mondo utopico, anche nel sogno, e nonostante tutto, ci prova”, conclude Angelo Santangelo.