CATANIA – Giordana Di Stefano a soli 20 anni è stata trovata morta nella sua Audi A2 il giorno prima dell’apertura del processo per stalking che stava portando avanti contro il suo ex, Luca Priolo. A lasciarla esanime 42 coltellate.
Era diventata mamma a soli 16 anni di una splendida bambina, Asia. Giordana oggi non c’è più e con lei sono andate via molte altre donne, vittime innocenti di un amore malato che ha finito per stroncare la vita ad ognuna di loro.
Originaria di Nicolosi, amava la danza, si era appassionata a diversi tipi di stili, classico, moderno. Era quasi alla chiusura degli studi della danza spagnola; non è mai riuscita a completarli.
Faceva parte di una compagnia di danza siciliana, la Tecne, sognava di diventare una vera ballerina. Quel giorno il suo futuro è stato stroncato; con lei sono andati via progetti, speranze, desideri.
Giordana aveva denunciato ma non ha mai trovato appoggio nelle istituzioni.
Oggi a distanza di un anno parla la mamma, Vera Squatrito, che da tempo combatte la battaglia contro la violenza sulle donne affinché queste vengano ascoltate una volta per tutte.
Giordana ce la racconta così : “Mia figlia mi parlava spesso della relazione con lui, (non ha mai detto il suo nome) questo mostro lo conoscevamo da sempre, sin da quando era piccolo. Lei era molto innamorata e spesso finiva per confondere le attenzioni che le riservava per amore – continua – man mano che la relazione andava avanti queste attenzioni sono diventate sempre più insistenti, a tratti ossessive, fino ad arrivare ad essere anche violente; a quel punto ha deciso di denunciare”.
Ci parla di persecuzioni, messaggi, telefonate continue. Luca la seguiva di nascosto. Aveva installato un’applicazione nel cellulare di Giordana, da lui stesso regalatole, che gli permetteva di controllare ogni suo passo. Ci sono stati due ingressi in casa, entrambi di notte.
“Viviamo di rabbia e di dolore, Giordana era una figlia, una sorella, una madre. La bambina la cerca sempre, non sa nulla, non l’avrà mai più”.
“Lui – continua – usava Asia per arrivare a lei. Non ha mai voluto la bambina, gli serviva da tramite”.
Dopo la morte della figlia la famiglia cerca di parlare alle donne che hanno vissuto o che stanno vivendo situazioni di questo tipo.
“La prevenzione è importante, difendetevi prima che sia troppo tardi, non dovete permettere al sentimento di padroneggiare su voi; questo non è amore – continua – dovete farvi aiutare dai centri antiviolenza che sono sicuramente un punto di riferimento attivo perché fatto di donne che gratuitamente danno la loro prestazione legale, psicologica e di sostegno, soprattutto quando si hanno dei minori”.
Subito dopo la morte della figlia, la signora Vera Squatrito insieme con Roberta, sua carissima amica, ha creato una petizione che ad oggi conta ben 71.000 firme. L’istanza mira a dar voce a chi purtroppo non ne ha più.
Al raggiungimento delle 100.000 adesioni, si chiederà finalmente alle istituzioni un aumento della condanna per chi commette femminicidio, anche l’ergastolo.
Si cerca quindi una condanna certa, niente riti abbreviati né sconti.
Lo Stato deve attuare le leggi in tempi celeri, ciò significa che dopo la denuncia la giustizia deve muoversi nell’immediato per evitare simili tragedie. Non si può arrivare a tanto solo perché non viene tutelata la persona ed i suoi diritti.
La madre conclude dicendoci: “Io non potrò mai perdonare chi mi ha tolto la cosa più bella della mia vita, non ne aveva il diritto; è difficile mandare un messaggio di sensibilizzazione a chi commette tali crimini, non conoscono l’amore“.