CATANIA – La Procura della Repubblica di Catania, nell’ambito di indagini a carico di un 34enne catanese, pluripregiudicato, indagato per il reato di furto in abitazione aggravato, ha richiesto e ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita dai carabinieri della compagnia di Catania Piazza Dante.
Le indagini
Le indagini, coordinate dall’autorità giudiziaria, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio tra le parti, hanno fatto luce sulla condotta criminale posta in essere dall’uomo, che nei primi giorni di novembre, si sarebbe introdotto di sera all’interno di un appartamento sito a Catania, al secondo piano di uno stabile di viale Mario Rapisardi e, approfittando dell’assenza dei padroni di casa, avrebbe rubato beni, tra cui prodotti tecnologici, argenteria e bigiotteria di vario genere, per un valore pari a circa 6mila euro.
Beccato dalle telecamere
Al riguardo le attività investigative avviate sin da subito dai carabinieri, caratterizzate da la dettagliata analisi delle immagini tratte dagli impianti di videosorveglianza presenti vicino lo stabile e lungo le vie di comunicazione limitrofe, l’escussione della vittima e di alcuni condomini presenti, nonché la perquisizione posta in essere nel domicilio dell’indagato, dove è stata rinvenuta parte della refurtiva, hanno delineato un quadro di elementi indiziari precisi e concordanti in capo all’indagato, permettendo di ricostruire la dinamica dei fatti.
Si finge fattorino
Nello specifico, il reo si sarebbe introdotto all’interno del palazzo con particolare destrezza, fingendosi un fattorino impegnato nella consegna di una pizza a un condomino, per poi scassinare la porta d’ingresso e saccheggiare l’abitazione in pochi minuti.
Lo stesso, avrebbe poi tentato un altro furto nello stesso palazzo, con le medesime modalità, dovendo però desistere, poiché il secondo appartamento era apparso vuoto e in fase di ristrutturazione.
La dinamica dell’evento delinquenziale avrebbe inoltre messo in luce la particolare predisposizione dell’indagato alla commissione dei reati di questo genere, tant’è che il soggetto, al termine della sua condotta criminale, si sarebbe anche fermato a consumare una birra in un chiosco della zona, per poi allontanarsi definitivamente dalla scena del crimine in tutta tranquillità.