CATANIA – Una volta gli occhi delle donne brillavano nel vedere le vetrine di quelle raffinate boutique che popolavano le vie della città: un tuffo nel lusso di un tempo passato… nel benessere di una città, Catania, che oggi veste di grigio.
Lo stesso grigio delle saracinesche abbassate di quelli che un tempo erano showroom di moda e che oggi sono showroom di “crisi”. In realtà le grandi griffe e i negozi eleganti sono scomparsi da molto perché sostituiti da attività commerciali più modeste… più alla portata di coloro che preferiscono l’acquisto “low cost”. Ma oggi anche queste sono chiuse.
Negozio sfitto
Una passeggiata per via Etnea che un tempo era considerata il salotto buono della città ti fa tornare a casa con un groppo alla gola: in esposizione nelle vetrine di molti negozi ci sono solo cartelli di “affittasi” e “vendesi” che urlano disperazione. Gli ultimi dati forniti da Confcommercio parlano chiaro: 27 negozi su questa strada hanno chiuso i battenti. E si badi bene che ancora il censimento del 2014 non è stato chiuso.
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Non diversa la fotografia di viale XX Settembre e corso Italia. Dagli anni ’70 in poi era proprio questo il cuore delle griffe di alta moda. Eleganza, raffinatezza, marchi prestigiosi e i commercianti facevano a gara per accaparrarsi una bottega sulla “via del lusso”. Oggi scappano. E le botteghe sfitte sono più di 14.
Negozio sfitto
Perché questa desertificazione? Molto semplicemente perché i prezzi degli affitti si mantengono sempre troppo alti, toccano anche i 7.000 euro mensili, e la nascita dei centri commerciali ha decentralizzato il commercio. C’è da sottolineare per altro che le grandi firme sono proprio scomparse dalla città: tanta gente non apre il portafoglio con la stessa disinvoltura di prima.
Negozio sfitto
Una certa impressione la fa anche via Manzoni, la famosa “via delle spose”. Un tempo piena di vetrine romantiche e scintillanti. Oggi di allegro ci sono solo gli abiti carnascialeschi delle mercerie che ancora resistono. E così sono più di 233 i negozi che si sono arresi.
Ecco che arriva la proposta di NewSicilia.it:
Perché lasciare queste botteghe tristi e vuote e non aprire le porte alla cultura facendone atelier per giovani artisti che vogliono investire sul proprio futuro?