Tre volte campione del mondo, due con la Ferrari e uno con la McLaren. Niki Lauda, il freddo pilota austriaco soprannominato “il computer” per la capacità di riconoscere anche i più piccoli difetti della sua autovettura, scompare a settant’anni la notte tra il 20 e 21 maggio in una clinica svizzera dove era ricoverato per dei problemi ai reni. Infatti, era sottoposto a un trattamento di dialisi, dopo aver subito otto mesi fa un trapianto al polmone.
Il suo stile di guida era essenziale ma efficace, una vera leggenda della Formula 1 che rimane orfana di uno dei suoi figli più importanti. Ha disputato 171 Gran Premi, vincendone 25 conquistando 24 pole position e altrettanti giri veloci.
Una carriera di grande prestigio per uno dei migliori piloti della storia che nel 1976 si salvò miracolosamente da un grave incidente durante il Gp di Germania, sul circuito di Nürburgring, perdendo il controllo dell’auto che rimbalzò in mezzo alla pista prendendo immediatamente fuoco da cui però rimase per sempre sfigurato. Dopo appena quarantadue giorni dall’incidente tornò al volante e si piazzò quarto al Gran Premio di Monza.
Ha guidato per March, Brm, Ferrari, Brabham e Mclaren. Come imprenditore ha fondato e diretto due compagnie aeree, la Lauda Air e La Niki; è stato dirigente sportivo dopo aver diretto per due stagioni la Jaguar e dal 2012 è stato presidente non esecutivo della scuderia Mercedes AMG F1. Nel 2013 il regista Ron Howard gli dedica il film “Rush” dove è descritta la storica rivalità tra i pilota austriaco e il britannico James Hunt, interpretati rispettivamente dagli attori Chris Hemsworth e Daniel Brùhl.
Nato da una famiglia di banchieri viennesi che non sostenne la sua passione per i motori, perché ritenevano che le automobili avrebbero screditato la famiglia agli occhi dell’alta società austriaca. Niki Lauda lottò per dare forma ai suoi sogni correndo prima con le ali della fantasia poi alla guida di una Ferrari sui circuiti internazionali più importanti e adesso sfreccia su una monoposto tra le nuvole.