SICILIA – Lento, l’aggettivo per definire il tempo dei processi. Tra rischio di prescrizione, rinvii e annullamenti le sentenze tardano ad arrivare. Ripercorriamo cosa è accaduto nel 2022.
Dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise all’inizio del 2022, arriva, anche in appello, l’assoluzione per il deputato regionale Cateno De Luca. L’ex sindaco di Messina era a processo per la presunta evasione fiscale da 1 milione e 750 mila euro emersa dall’indagine della Guardia di Finanza sul patronato Caf Fenapi. L’accusa aveva chiesto 3 anni e due mesi di reclusione.
Si chiude dunque con il riscatto giudiziario e la richiesta di risarcimento per i danni subiti e l’ingiusta detenzione, un anno pieno di trepidazione per il leader di Sud chiama Nord. A settembre con la corsa alla Presidenza della Regione Sicilia e poche settimane dopo con la malattia che ha tenuto col fiato sospeso i suoi sostenitori.
Altra sorte per l’ex Presidente Raffaele Lombardo condannato a risarcire le casse regionali di 52 mila euro. È stata giudicata illecita dai giudici delle sezioni unite civili della Corte di Cassazione la nomina e la successiva riconferma di Patrizia Monterosso a segretario generale dell’Ente. Inoltre, dopo 12 anni dall’inizio del procedimento penale, la procura generale di Catania ha depositato il ricorso in Cassazione per impugnare la sentenza della Corte d’Appello che a Gennaio 2022 ha assolto il leader del MpA.
Si tratta dell’inchiesta istruita a seguito delle indagini dei carabinieri del Ros di Catania sui presunti rapporti tra politica, imprenditori e Cosa nostra. Resta dunque ancora da giudicare il reato di concorso esterno e corruzione elettorale per Lombardo rimasto comunque dentro la politica, lavorando alla costruzione dell’attuale geografia del Governo regionale.
Un altro processo che si aggiudica l’appellativo di infinito è quello che prende il nome dell’ex presidente degli industriali siciliani, Antonello Montante.
Il paladino dell’antimafia è stato condannato in Corte d’Appello, col rito abbreviato, a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. A settembre dello scorso anno, il Tribunale di Caltanissetta ha deciso di riunire il processo che ha preso il via nel 2018 e il cosiddetto Montante bis avviato nel 2022. Adesso la nomina del gip di Roma Nicolò Marino a procuratore aggiunto di Caltanissetta rischia di far spostare il processo a Catania perché il magistrato è parte civile.
Il Tar deciderà il maggio prossimo. Dal 2015, da quando le cronache giornalistiche hanno iniziato a raccontare il sistema di giochi di potere e la rete di spionaggio ramificata tra politici, forze dell’ordine e istituzioni, fino ad oggi, non è stata ancora scritta la parola fine al processo che ha portato a giudizio 30 imputati. Due sono accomunati dalla poltrona più alta del Parlamento più antico d’Europa: l’ex Rosario Crocetta e l’attuale Renato Schifani.
Il 2022 è anche l’anno della condanna a 8 anni e 10 mesi per corruzione, concussione e abuso d’ufficio per l’ex presidente delle sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto. Il processo ha scoperchiato il modus operandi della gestione falsata dei beni sequestrati alla mafia.
Ha invece fatto luce sul comitato di affari capace di condizionare il buon andamento della gestione della giustizia nella provincia di Siracusa il processo partito dall’indagine della Guardia di Finanza di Messina nel 2018. Un intreccio di corruzione tra imprenditori, avvocati e magistrati che ha fatto scattare lo scandalo definito Sistema Siracusa. A settembre scorso sono arrivate in primo grado, 9 condanne, 2 assoluzioni ed una prescrizione.
Dopo la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione in primo grado per peculato nel processo sulle spese pazze dell’Ars, a luglio dell’anno appena trascorso il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, in virtù della legge Severino si dimette dalla carica e rassegna le sue dimissioni ad un anno dalla fine del mandato.
Sulla scia del sangue lasciato da due giovani ragazze, Roberta Siragusa e Valentina Salamone, 17 e 19 anni, vittime di femminicidio, arrivano le condanne all’ergastolo per Pietro Morreale e Nicola Mancuso.
Due storie di vita spezzata, di amori malati, di tempi giudiziari sfalsati dalla necessità dei familiari di avere giustizia e due ragazzi colpevoli dell’atroce reato di omicidio. Il nuovo anno non manderà in archivio la violenza sulle donne e purtroppo anche nel 2023 si farà il bilancio di vittime e carnefici nella sfera passionale e sentimentale di amori finiti male.
Tra assoluzioni, condanne e risarcimenti anche il 2022 ha messo sul banco degli imputati medici e strutture ospedaliere. Tra le sentenze arrivate alla cronaca, anche NewSicilia ha raccontato quella del risarcimento milionario che mette fine, almeno sul piano giudiziario e dopo la lunga battaglia delle persone coinvolte, alla storia delle bimbe scambiate in culla all’ospedale di Canosa in Puglia nel 1989. Il racconto che sembra un film ma è la realtà.
E poi ci sono le vicende giudiziarie di Myriam Battaglia morta per la diagnosi errata, della donna disabile violentata dall’operatore sanitario, di Valentina Milluzzo morta dopo il parto, della paziente morta perché creduta malata di tumore anziché di una malattia rara e della donna che ha contratto l’epatite C a causa della trasfusione di sangue.
Il tribunale ha assolto i medici di tre strutture ospedaliere del palermitano che avevano avuto in cura una donna di 45 anni di Bagheria, morta poco dopo il ricovero: il fatto non sussiste la sentenza del Gup. Infine, “Non c’è correlazione“, così il Tribunale di Siracusa ha rigettato il ricorso dei genitori della bimba che si è ammalata dopo il vaccino.
Ma l’anno appena trascorso registra anche l’inizio del processo per le false vaccinazioni anti Covid nato dall’indagine della Digos sul giro di soldi in cambio di falsi Green pass a Palermo.
Dopo lunghe indagini delle forze dell’ordine mirate a contrastare il fenomeno mafioso presente in Sicilia, il 2022 ha aperto le porte delle aule di Tribunale per giudicare presunti esponenti di clan e famiglie legate alla malavita organizzata. Tra successi ed insuccessi della macchina giudiziaria, il 2022 è stato l’anno di condanne ma anche di assoluzioni.
Dopo 30 anni dall’uccisione del magistrato del pool antimafia Paolo Borsellino e della sua scorta in via D’Amelio a Palermo, (6 morti e 24 feriti) processi, depistaggi ed inchieste non hanno fatto piena luce su tutti i livelli di coinvolgimento nella strage.
Amara delusione dei familiari che chiedono il silenzio e la fine di passerelle che ledono il ricordo del magistrato. A luglio, con due prescrizioni ed una assoluzione si è chiuso il processo per i poliziotti accusati di depistaggio ma la famiglia ha annunciato ricorso in appello.
Dall’inchiesta della Guardia di Finanza denominata Delirio, che risale al 2018, si è arrivati alla condanna complessiva di 40 anni di carcere per 12 imputati. La pena più pesante è stata inflitta a Giuseppe Corona accusato di essere il nuovo tesoriere della mafia a Palermo.
Duro colpo anche sul piano economico. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ha accolto il provvedimento di confisca di beni dal valore di 2 milioni di euro appartenenti ad Antonio Badagliacca, morto a giugno e ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Monreale.
Confiscati i beni anche a Domenico Albergo, referente del clan Trigila nel territorio di Siracusa. Auto, aziende e immobili per un valore complessivo di 2 milioni e mezzo di euro.
La Corte di Appello di Palermo ha condannato a 12 anni il boss Carmelo Salerno, che in primo grado era stato assolto. Nome comparso nell’indagine antimafia Hesperya, è accusato di aver gestito un maxi traffico di cocaina.
Ma la partita dei clan si gioca soprattutto sulla lotta per l’egemonia e per affermare il proprio potere sul territorio di riferimento. Anche su questo aspetto nel 2022 si è fatta luce sull’omicidio di Prospero Leonardi maturato nella faida tra i clan ennesi e il clan Cappello di Catania.
Salvatore Massimiliano Salvo, elemento di spicco della famiglia Salvo, è stato condannato perché accusato di concorso in omicidio e di tentato omicidio, delitti aggravati perché volti ad agevolare il sodalizio mafioso per assicurarsi il predominio sull’attività estorsiva e di spaccio di sostanze stupefacenti nel paese di Catenanuova in provincia di Enna.
24 anni di carcere sono stati inflitti dal Tribunale di Marsala a Nicolò Mistretta, 67 anni, di Campobello di Mazara nel trapanese, processato nell’ambito dello stralcio dell’indagine della Dda di Palermo denominata Eden 3, che nel novembre 2019 ha visto indagate 19 persone per traffico internazionale di droga, sotto l’egida del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.
80 anni di reclusione per 39 imputati, sono le condanne disposte con la sentenza del Tribunale di Caltagirone nel processo nato a seguito delle indagini dei carabinieri sulla processione del Venerdì Santo del 25 marzo 2016, a San Michele di Ganzaria, per l’inchino davanti alla casa del boss mafioso Francesco La Rocca, ritenuto un membro di Cosa nostra.
Non sono affiliati ad alcun clan, ma hanno seminato il panico, con richieste di pizzo ai commercianti stranieri di via Maqueda a Palermo, un gruppo di palermitani condannato dalla seconda sezione della Cassazione.
Ricorderete la vicenda che ha scosso la comunità di Aci Bonaccorsi, in provincia di Catania, sul giro di abusi su minori consumato sotto il nome della religiosità e della preghiera nell’inchiesta denominata 12 apostoli.
A febbraio è arrivata la sentenza di condanna per favoreggiamento a 8 mesi di reclusione per Salvatore Torrisi, ex presidente dell’Associazione cattolica cultura ed ambiente.
Infine, il caso di Denise Pipitone. L’ennesimo atto della vicenda controversa della bambina di Mazara del Vallo scomparsa nel 2004 all’età di 4 anni, vede sul banco degli imputati l’ex magistrato Maria Angioni accusata di false informazioni al pm.
Proprio sul finire dell’anno, il 22 dicembre, è arrivata la sentenza di condanna a 1 anno di reclusione.
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