Inchiesta “12 apostoli”: rapporti con la Chiesa, abusi e sfruttamento. A “Le Iene” nuove testimonianze choc su Piero Capuana

Inchiesta “12 apostoli”: rapporti con la Chiesa, abusi e sfruttamento. A “Le Iene” nuove testimonianze choc su Piero Capuana

CATANIA – Emergono nuove testimonianze e nuovi retroscena sulla terribile vicenda legata al santone Piero Alfio Capuana, a capo di quella che è stata definita una ” setta”, celata sotto il nome di “Associazione Cattolica Ambiente e Cultura”, dopo il servizio realizzato da Giulio Golia de “Le Iene”.

Oltre agli abusi sessuali a danno di minori, esistono altri elementi d’illegalità attorno alla quotidianità di una comunità che poteva contare la presenza di oltre 5mila persone. La “setta” era organizzata gerarchicamente, sia da un punto di vista economico che direttivo: in testa alla piramide Capuana, un gradino più in basso invece le figure di Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Scarpignato, anch’esse indagate.

I membri dell’associazione, come racconta il servizio, erano persone deboli, facilmente controllabili: non tutti, infatti, potevano farvi parte. L’obiettivo di chi vi entrava era conoscere, di persona, “l’ultimo amico di Gesù” (vale a dire Capuana), proprietario di diversi appezzamenti di terreno di varia grandezza, coltivati gratuitamente dai suoi adepti.

Ciò che veniva seminato, successivamente veniva riacquistato dagli stessi lavoratori a prezzi esorbitanti: per esempio, un uovo costava un euro, un sacco di arance più di 10 euro, e così via. Nessuna vendita era seguita da ricevuta fiscale, così che dei soldi si perdesse ogni traccia.

Dopo la messa della domenica sera nella chiesa di Lavina, ad Aci Bonaccorsi (in provincia di Catania), i membri della comunità si ritrovavano, il lunedì seguente, nel famoso cenacolo, il cui nome è dedicato alla Madonna. Al suo interno, Capuana, come raccontano i testimoni, si circondava di ragazzine, con le quali ballava, discuteva, eccetera. Vicino alle terribili vicende di abusi e truffe ci sarebbe stata anche la figura di padre Stefano Cavalli, ex parroco della chiesa di Lavina, morto all’età di 97 anni, nel 2015. A Giulio Golia, infatti, una ragazza racconta che avrebbe subito violenza all’interno della chiesa alla presenza dello stesso prete.

Figura ecclesiastica altamente discussa è anche quella dell’ex vescovo della diocesi di Acireale, monsignor Giuseppe Malandrino, il quale avrebbe deciso di non ricevere più tutti coloro i quali avessero voluto semplicemente denunciare. Malandrino è subentrato a monsignor Giuseppe Costanzo, che, invece, avrebbe più volte provato a far luce sulla vicenda, già a partire dalla fine degli anni Sessanta.

A breve, intanto, comincerà il processo, per il quale Capuana ha richiesto la formula del rito abbreviato.