PALERMO – Sono Carmelo Petralia e Annamaria Palma i magistrati indagati per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, costata la vita al giudice antimafia Paolo Borsellino e a 5 dei 6 membri della scorta.
Le indagini a loro carico sono condotte dal procuratore di Messina, Maurizio De Lucia.
I due accusati ricoprono cariche giudiziarie importanti in Sicilia: Petralia è procuratore aggiunto a Catania, mentre Palma lavora nel capoluogo regionale come avvocato generale.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due, in concorso con tre agenti già sotto processo a Caltanissetta (Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo) avrebbero depistato le indagini suggerendo a tre falsi pentiti, tra i quali figura il nome di Vincenzo Scarantino, di accusare falsamente dell’attentato 7 persone estranee ai fatti nel corso del processo Borsellino Quater. Si tratta di Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino, che hanno ricevuto, come gli indagati, un avviso di accertamenti tecnici irripetibili.
Due gli aggravanti contestati ai pubblici ministeri e ai tre funzionari della polizia di Stato: favoreggiamento a Cosa Nostra e calunnia seguita da una pena maggiore di 20 anni per la parte offesa.
Le 7 presunte vittime del reato sono attualmente difesi dai legali Rosalba di Gregorio e Pino Scozzola, con l’esclusione di Urso e Gambino, che non hanno nominato avvocati.
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