PALERMO – “La politica Pubblica della regione Siciliana sta facendo crollare il sistema sanitario di urgenza ed emergenza, spingendo verso la chiusura dei PTE (Presidi territoriali di emergenza). Se ciò avverrà, chi pagherà il costo di questa decisione saranno tutti quei cittadini che risiedono in zone abitative distanti dai pronto soccorso ospedalieri per cui i PTE sono sempre stati il punto di riferimento per contrastare le emergenze”. A parlare è il responsabile regionale del settore emergenza 118 dello Snami, Paolo Aloi, che – in sinergia con le altre sigle sindacali di categoria – da tempo sta seguendo un percorso di iniziative e sensibilizzazione per scongiurare la chiusura dei presidi territoriali.
Tra le ultime proteste che hanno coinvolto tutti gli operatori dei PTE, quella di indossare una fascia al braccio con su scritto “Giù le mani dal 118”. La causa è stata sposata dallo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), sempre pronto a difendere i diritti dei cittadini da politiche sorde agli interessi dei malati.
“Il progetto regionale – prosegue Aloi – prevede la trasformazione dei PTE in ambulanze che, tuttavia, resteranno numericamente invariate rispetto allo stato attuale. Ciò comporterà anche la riduzione del numero di medici in ciascun presidio, tale da costringere alcune ambulanze a viaggiare scoperte con conseguente mancanza di assistenza per i pazienti. Non meno grave sarà l’insostenibilità delle Reti di immediato intervento in caso di infarti e traumi che, al giorno d’oggi, necessitano del servizio esclusivo di alcune ambulanze preposte al trasporto mirato nei nosocomi di riferimento”.
La prospettiva degli operatori dei PTE, dunque, mira ad uno sciopero della categoria “perché, all’oggi, le nostre parole sono rimaste inascoltate. La Regione sta puntando solo al risparmio economico, perdendo di vista la salute dei pazienti” conclude Aloi.