ITALIA – È iniziata la grande corsa al Quirinale. Tra appena 2 settimane – il prossimo 24 gennaio alle ore 15 – si terrà la prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica italiana.
Un compito non facile per il Parlamento e delegati regionali, i quali dovranno trovare una figura comune in grado di non far rimpiangere il prezioso lavoro svolto dal Capo dello Stato uscente Sergio Mattarella, ormai agli sgoccioli del suo settennato, tra le poche luci a non offuscarsi nel momento più buio per il Paese dal dopoguerra.
I nomi per il successore del costituzionalista siciliano si rincorrono ormai da giorni, sospesi tra il surreale e le concrete possibilità di elezione. Ciononostante, sono ancora molti coloro i quali sperano in un secondo mandato dell’attuale presidente, nel segno della continuità.
Lo stesso Mattarella, tuttavia, ha escluso a più riprese tale scenario. L’ultima volta il 31 dicembre scorso, in occasione del discorso di fine anno durante il quale ha confermato di aver esaurito definitivamente il suo “ruolo di presidente“.
Mario Draghi presidente?
Una candidatura forte è certamente quella di Mario Draghi. La scelta dell’attuale presidente del Consiglio, apparso pubblicamente ieri sera a Palazzo Chigi per illustrare le nuove misure adottate per combattere la pandemia da Coronavirus, si porrebbe però in netto contrasto con il (recente) passato.
Mattarella e Draghi, per certi versi, incarnano perfettamente i due volti opposti della politica. Sobrio e composto il primo, interventista e pragmatico il secondo.
Eppure, ponendo “Supermario” a capo del Consiglio dei Ministri, l’ex giudice della Corte Costituzionale ha smesso i panni del rigorismo istituzionale, risolvendo sua sponte la pericolosa crisi di Governo che avrebbe potuto spingere il Paese verso l’oblio.
Il passaggio di consegne appare suggestivo, ma l’approdo di Draghi al Colle si tradurrebbe nel crollo di fiducia di parte dell’attuale maggioranza, con la conseguente fuoriuscita dalla colazione governativa e lo spettro delle elezioni anticipate.
Il sogno di Silvio
L’altro grande favorito è Silvio Berlusconi. Parliamoci chiaro, il leader azzurro non ha mai nascosto il desiderio di volersi accomodare dietro la scrivania più ambita del Quirinale e l’intero Centrodestra sembra convergere unito sul suo nome.
Proprio in queste ore l’ex Premier ha ricevuto l’endorsement del fido vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, con l’auspicio di vedere sciolte le sue riserve. La visita del Cavaliere a Villa Grande potrebbe rivelarsi risolutrice.
Una donna al Colle?
Nelle scorse settimane il numero uno del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha aperto la strada all’elezione di una donna come presidente. Sarebbe la prima volta per la Repubblica e un grande segnale per un Paese – il nostro – che ha sempre umiliato il genere femminile in tutti gli ambiti.
Tra le “papabili”, vi è Marta Cartabia, attuale ministra della Giustizia del Governo Draghi e brillante costituzionalista (ricordate il discorso sulla continuità?). Plausibili anche le alternative Elisabetta Casellati, attuale presidente del Senato, e Letizia Moratti, ex sindaco di Milano.
E la lista non si esaurisce qui. Altre serie candidate al Quirinale potrebbero essere Emma Bonino, Luciana Lamorgese, Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Paola Severino o Rosy Bindi. Più defilata, invece, Liliana Segre. La senatrice a vita ha recentemente respinto l’ipotesi.
Gli outsider
Infine, oltre ai grandi classici, c’è il nome che non ti aspetti. Franco Frattini è quello ad avere preso maggiormente quota in questi giorni. Da non sottovalutare Pier Ferdinando Casini, Romano Prodi, Paolo Gentiloni e la new entry Filippo Patroni Griffi, neo giudice della Corte Costituzionale.
Oltre i nomi
A decidere per l’insediamento più critico degli ultimi decenni potrebbe non essere, stavolta, il gradimento verso questo o quel nome. È necessario – ora o mai più – porre al primo posto l’interesse nazionale, riprodotto in una personalità riconosciuta a livello internazionale e capace di dialogare agilmente con l’Europa.
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