Catania, servizi sociali allo stremo: chiusi i centri diurni per anziani

CATANIA Il Comune etneo, dopo aver tagliato gli asili nido, adesso contrae la spesa per i centri diurni per anziani. Dal prossimo giovedì tre strutture cittadine (Monsignor Ventimiglia, Villa Angela e Vita Nuova) chiuderanno i battenti almeno sino a dicembre.

Le motivazioni sono da addebitare alle scarse risorse finanziarie destinate a un settore importantissimo per una città in piena emergenza come Catania.

Grande rammarico è stato espresso alla stampa dal commissario del centro diurno Monsignor Ventimiglia Gianpiero Panvini il quale ha parlato di “un trauma per gli anziani”. Infatti molti pensionati, per evitare il baratro della solitudine, già di buon mattino si recavano al centro per stare in compagnia e socializzare. Per molti, viste le stringate pensioni, vi era anche il diritto al pranzo e ciò rappresentava un momento ulteriore di convivialità e condivisione.

Nella serata di ieri, attraverso un comunicato stampa, l’assessore al Welfare Fiorentino Trojano ha giustificato la chiusura dei centri perché “obbligati dal Piano di rientro”.

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Il sindaco Enzo Bianco e l’assessore Fiorentino Trojano

Inoltre Trojano ha aggiunto: “Così come fatto con gli asili nido, piuttosto che eliminare il servizio, stiamo trovando soluzioni per mantenerlo contenendo al massimo i costi. Ci confronteremo con i centri e i sindacati e siamo ottimisti”.

Per l’assessore la spada di Damocle che pende sui servizi sociali si chiama piano di rientro. “Il piano di rientro approntato dalla precedente amministrazione – ha spiegato Trojano –  prevede un taglio di due milioni e mezzo di euro sul bilancio dei servizi sociali. Noi, così come abbiamo fatto con gli asili nido, piuttosto che eliminare il servizio, stiamo trovando soluzioni per mantenerlo contenendo al massimo i costi”.

Ma allora – viene da chiedersi – perché questo piano di rientro è stato accettato integralmente per come era stato redatto dalla passata amministrazione e non è stato modificato? 

“Sul tavolo abbiamo diverse ipotesi che stiamo valutando e che discuteremo con i rappresentanti degli stessi centri diurni e dei sindacati – ha aggiunto Trojano – Soltanto puntando sull’innovazione, però, e con un contributo di responsabilità da parte di tutti potremo conciliare la drastica riduzione delle risorse finanziarie con la qualità del servizio. E arroccarsi sulla difesa di posizioni del passato non porta a nulla”.

La pensa diversamente il consigliere di Grande Catania Sebastiano Anastasi, componente della commissione servizi sociali. “Non sono un mago e non ho la laurea – spiega il consigliere – ma so solo che dopo 4 o 5 mesi continuando con questo metodo chiuderanno gli asili, i centri diurni e gli istituti di assistenza”.

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Sebastiano Anastasi, consigliere di Grande Catania

Per Anastasi – come precedentemente denunciato a NewSicilia.it – l’amministrazione Bianco non ha “un piano nei confronti del piano di rientro che si poteva modificare ed è stato tenuto così com’era”.

“Si deve avere la capacità – prosegue l’esponente di Grande Catania – di redigere un regolamento di gestione dei servizi sociali e seguire una linea programmatica attraverso una governance. Il welfare e i servizi sociali sono importantissimi. Ci vuole un’azione di governo della città come quella che si sta facendo con le partecipate. Mi sembra che si stia tracciando un percorso giusto perché si farà un regolamento e in consiglio chiederò una governance sulle partecipate”.

“E’ passato un anno dall’insediamento – conclude Anastasi – e non potremmo affidarci soltanto ai finanziamenti europei. Il piano di rientro non può rappresentare una variante imbizzarrita come un cavallo. Occorre domare questo cavallo e farlo ritornare a trottare, altrimenti ci ritroveremo una città senza welfare e senza servizi”.