CATANIA – Tra gli arrestati al termine della maxi operazione con cui la guardia di finanza stamattina ha fatto uscire allo scoperto un presunto sistema di frode fiscale con base a Catania, c’è il commercialista Antonio Paladino.
Già noto alle cronache per un altro arresto nel 2020 nell’ambito dell’inchiesta “Fake Credits”, Paladino è accusato di aver orchestrato un sistema complesso di frodi tributarie tramite la creazione di società di comodo e consorzi fittizi. Il sistema avrebbe garantito vantaggi fiscali illeciti alle imprese clienti, che ottenevano risparmi su costi del lavoro e beneficiavano di crediti d’imposta inesistenti.
Un sistema di frode già visto: dal 2020 al nuovo arresto
Già nel 2020, Paladino era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Fake Credits, che aveva rivelato un sistema di frode fiscale basato sulla creazione di società fittizie. Queste entità erano guidate da prestanome senza esperienza, ma risultavano titolari di ingenti crediti fiscali fasulli. Il sistema permetteva alle aziende di compensare i debiti con crediti tributari falsi, riducendo drasticamente i costi fiscali e generando ingenti profitti illeciti per l’organizzazione.
L’operazione “Dentro o Fuori”: nuove accuse e dettagli
L’operazione “Dentro o Fuori”, che ha visto il nuovo arresto di Paladino, getta luce su una rete ancora più ampia di società di comodo, utilizzate per la somministrazione illecita di manodopera tramite falsi appalti. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo era esternalizzare, solo formalmente, la forza lavoro delle aziende clienti, così da far apparire l’assunzione e la gestione dei dipendenti a carico di consorzi e società di comodo. Questo avrebbe consentito alle aziende di evitare il pagamento di tasse, contributi previdenziali e altri oneri, garantendo margini di guadagno più elevati e tariffe concorrenziali rispetto alle imprese che operavano lecitamente.
Paladino, insieme al suo collaboratore Gaetano Sanfilippo, operava principalmente da uno studio a Catania, in via Napoli. Nonostante le società di comodo fossero legalmente distribuite su tutto il territorio italiano – in particolare nelle province di Roma, Firenze, Milano e Catania – gli inquirenti hanno accertato che il centro decisionale della frode era lo studio catanese.
Il suo rapporto con la SIGI (prima che acquisisse il Catania Calcio)
Paladino è inoltre noto per i suoi legami con il mondo dello sport, in particolare per il suo ruolo di consulente per la Sport Investment Group Italia (SIGI), società costituita per provare ad acquisire il Calcio Catania. Nel 2020, insieme a Paladino, erano stati coinvolti nell’inchiesta Fake Credits anche Giuseppina Licciardello, presidente del collegio sindacale di SIGI, e Renato Balsamo, presidente del consiglio d’amministrazione della società. L’inchiesta aveva sollevato sospetti sull’impiego di fondi illeciti per tentare di rilevare la storica squadra etnea, già in crisi economica e alla ricerca di un rilancio.
Le accuse e i danni economici
Gli inquirenti stimano che, negli ultimi anni, il sistema di frode organizzato da Paladino abbia generato fatture false per oltre 56 milioni di euro e consentito un’evasione IVA di oltre 13 milioni di euro. I profitti illeciti dell’organizzazione supererebbero gli 8 milioni di euro, grazie alla riduzione dei costi per le aziende clienti e alla detrazione di crediti tributari inesistenti. Gli illeciti hanno causato gravi danni erariali e alterato la concorrenza, avvantaggiando le aziende coinvolte a discapito di quelle che operavano legalmente.