MODICA – “Una situazione kafkiana e schizofrenica”, così definisce il caso l’avvocato Giuseppe Lipera, legale del protagonista della vicenda, Giorgio Occhipinti, agricoltore originario di Modica, nel Ragusano.
Secondo quanto riportato da Lipera, Occhipinti sarebbe debitore ad alcune aziende, sia locali che non. Iniziale modalità di risanamento del debito era la vendita dei terreni dell’uomo, nonostante questi fossero la sua unica fonte di reddito.
Il 19 aprile 2018 il giudice del Tribunale civile di Ragusa ha proceduto con l’omologazione di un accordo attraverso cui il debitore concordava il risanamento, ma senza che le sue proprietà venissero cedute.
Nonostante l’accordo stabilito dal giudice, la procedura sarebbe comunque andata avanti, comportando la vendita all’asta di tutti i terreni di Occhipinti.
Antecedenti alla vendita sono stati gli ultimi mesi del 2016, quando l’agricoltore cercava di ottenere l’approvazione del suddetto accordo mentre erano già in circolo le attività di vendita: infatti in quel periodo i difensori dell’uomo si stavano impegnando per bloccare l’asta dei beni del loro cliente, svoltasi poi il 25 novembre 2016.
Quello stesso giorno è stata ritenuta regolare un’offerta presentata da una Società Agricola, che si è dunque aggiudicata i terreni dell’agricoltore alla cifra di 495mila euro.
L’aggiudicazione sarebbe dunque stata accordata nonostante il congelamento della procedura esecutiva. Oltre al danno, la beffa: infatti i terreni sarebbero stati venduti a un prezzo inferiore a quello previsto nell’offerta dell’accordo, con uno scarto di ben 77mila euro.
Il 30 novembre 2016, a 11 giorni dall’ultimo provvedimento e 5 dalla vendita, il Giudice Magistrato, precedentemente addetto alla valutazione e stipulazione dell’accordo che prevedeva il congelamento della vendita, “avrebbe definito fondato quest’ultimo”, sospendendo la vendita e disponendo che “sino al momento in cui il provvedimento di omologazione diverrà definitivo, non possono essere iniziate o proseguite azioni esecutive individuali“.
Ciò sarebbe avvenuto quando già la vendita all’asta era stata celebrata e senza che fossero state modificate le condizioni che determinavano il decreto stabilito il 16 novembre 2016.
In aggiunta alla vicenda, il 12 settembre 2017, il Giudice Esecutivo avrebbe disposto l’assegnazione delle terre alla sopracitata Società Agricola richiedente, nonostante fosse già in vigore il decreto che ne vietava il trasferimento.
All’enorme matassa si sarebbe aggiunto un ennesimo filo: sarebbe infatti sorto un procedimento penale per estorsione e uno per turbativa d’asta nei riguardi dell’amministratore della Società Agricola offerente. Questo quando Occhipinti avrebbe presentato un’istanza nella quale denunciava delle condotte illecite all’interno della trattativa di vendita.
Questa la denuncia dell’agricoltore al Giudice Esecutivo: “Giorno 5 settembre 2016, giorno che nell’avviso di vendita era fissato come termine ultimo per la presentazione delle offerte, verso le 12, a Ispica, ho avuto la spiacevole sorpresa di incontrare un tale (successivamente identificato come amministratore della Società Agricola) che sapevo essere già da tempo interessato ai miei terreni. Gli ho chiesto se era venuto per l’acquisto dei miei terreni, lui in un primo momento ha detto di no, ma dietro la mia insistenza mi ha confermato che in realtà si trovava sul posto per presentare un’offerta d’acquisto”.
E continua: “Ho chiesto di non presentare l’offerta, ma lui ha detto che non poteva farlo: è entrato nell’ufficio del Delegato e ne è uscito circa un quarto d’ora dopo. Successivamente si è avvicinato e mi ha detto ‘Occhipinti, se mi dai 15mila euro non deposito l’offerta’. Ho accettato di pagare la somma, in contanti e in tre rate. Lo stesso tale mi ha rassicurato che l’asta sarebbe stata deserta e che se avessi pagato, lui stesso non si sarebbe presentato alla successiva”.
Ma, le cose sono andate diversamente: “Il Presidente del Consiglio di Amministrazione e legale rappresentante avranno saputo che per l’asta prevista per giorno 6 settembre 2016 non erano state presentate altre offerte e avranno deciso di non presentare la propria. In questo modo è stato possibile lucrare la differenza dovuta al ribasso dell’asta, fissata poi per il 25 novembre 2016″.
La denuncia, però, è stata rigettata dal giudice esecutivo, nonostante l’accordo stipulato prevedesse la sospensione della vendita nel caso in cui fossero emerse interferenze illecite di natura criminale che influenzassero il procedimento.
“Questo caso – afferma Lipera – sembrerebbe essere conforme alle condizioni sopracitate”.
Continua il legale: “Si vede una situazione assurda e paradossale, dal momento in cui, a seguito del provvedimento che ha disposto la sospensione della procedura esecutiva, si è comunque fatta salva l’aggiudicazione e dunque sono in corso le operazioni di rilascio coattivo dell’immobile sottoposte alla cura del Tribunale di Ragusa”.
Con un ultimo provvedimento del 26 aprile 2019, il giudice avrebbe disposto la prosecuzione della vendita dei terreni in favore della Società Agricola: l’azione è stata descritta dall’avvocato come una “inopportuna esecuzione di un’asta potenzialmente delittuosa”.
Contrario al proseguo della vendita dei beni dell’agricoltore, l’avvocato Lipera chiede dunque “che tutte le Autorità coinvolte nel caso, ognuno in relazione alla propria competenza, adottino ogni utile opportuno provvedimento al fine di sospendere con la vendita e\o disporre il sequestro dei terreni oggetto di aggiudicazione in quanto corpi del reato di estorsione e turbativa d’asta. Inoltre che la Procura Generale richiami a sé gli atti dei fascicoli del caso, in quanto i fatti in essi contenuti sono già oggetto di indagine”.