L’istruzione siciliana muore silenziosamente: 603 cattedre in meno

L’istruzione siciliana muore silenziosamente: 603 cattedre in meno

SICILIA – La scuola siciliana si ritrova ancora una volta al centro di una crisi silenziosa ma tagliente. Con la nuova legge di bilancio, il Ministero dell’Istruzione ha messo nero su bianco una significativa riduzione del personale scolastico per l’anno 2025.

In tutta Italia si perderanno 5.660 cattedre, e 603 di queste riguarderanno proprio l’Isola. Solo nella provincia di Trapani, spariranno 75 posti. Numeri che pesano come macigni su studenti, famiglie e personale della scuola.

“Si parla di riorganizzazione, ma la realtà è un progressivo depotenziamento del sistema educativo”, afferma Fulvio Marino, segretario della Uil Scuola Rua di Trapani. “Non si investe, si taglia, senza considerare i reali bisogni degli istituti. Anche il lieve aumento di 17 posti nel sostegno è simbolico: una goccia in un mare di carenze”.

La silenziosa crisi della scuola in Sicilia

Il calo delle nascite viene indicato come il principale motivo alla base dei tagli. Solo nei prossimi mesi, la Sicilia perderà oltre 11.000 studenti nella fascia d’età tra i 3 e i 18 anni. Una tendenza demografica evidente, ma che secondo molti sta venendo usata come alibi per ridurre la spesa, invece di trasformarla in occasione per rilanciare la qualità della scuola pubblica, ridurre le classi sovraffollate e rafforzare il diritto allo studio.

Una serie di conseguenze a catena

La riduzione degli organici, sebbene motivata ufficialmente dalla denatalità, non è un atto neutro o privo di ripercussioni. Al contrario, genera una reazione a catena che coinvolge l’intero ecosistema scolastico, a partire dai docenti e arrivando fino agli studenti e alle loro famiglie.

Uno degli effetti più immediati riguarda gli insegnanti siciliani che lavorano fuori regione: per molti di loro, il sogno di tornare a casa si allontana ancora. Con meno cattedre disponibili, infatti, diventa sempre più difficile trovare spazio nei trasferimenti e nelle assegnazioni provvisorie. Il risultato è una diaspora professionale che continua a impoverire la scuola siciliana, privandola di competenze e professionalità spesso maturate in anni di esperienza.

Anche per i docenti precari la situazione rischia di peggiorare sensibilmente. Le opportunità di ottenere un contratto a tempo indeterminato si riducono drasticamente, nonostante l’impegno e l’anzianità di servizio di tanti insegnanti che da anni lavorano con incarichi annuali. La stabilizzazione, già difficile in tempi “normali”, diventa quasi un miraggio in un contesto dove i posti diminuiscono invece di aumentare.

Il caso concorsi

E non va meglio sul fronte dei concorsi legati al PNRR. Le aspettative create attorno a queste procedure rischiano di essere disattese, perché con meno posti disponibili è probabile che anche le immissioni in ruolo saranno inferiori alle previsioni iniziali. Una beffa per molti aspiranti docenti che avevano visto in questi bandi un’opportunità concreta di inserimento stabile nel mondo della scuola.

Infine, anche la mobilità interna tra province e istituti all’interno della stessa regione potrebbe diventare più difficile. Con un numero inferiore di cattedre, sarà complicato garantire soluzioni efficaci a chi, per motivi personali o familiari, chiede di avvicinarsi alla propria residenza o a contesti lavorativi più sostenibili. La rigidità del sistema aumenterà, a scapito della qualità della vita del personale scolastico e della funzionalità dell’organizzazione complessiva.

Piccoli passi sul sostegno

C’è un dato positivo, seppur limitato: l’assegnazione di 163 nuovi posti di sostegno stabili. Tuttavia, il divario resta enorme. La Sicilia conta oltre 16.000 cattedre in deroga, coperte da supplenti annuali. Una situazione che continua a negare agli studenti con disabilità quella continuità educativa di cui avrebbero bisogno.

Claudio Parasporo, segretario generale della UIL Scuola Sicilia, sottolinea come l’attuale sistema non sia in grado di rispondere alle reali esigenze delle scuole, soprattutto nelle zone più deprivate. “Occorre una programmazione più attenta che tenga conto delle esigenze specifiche delle scuole siciliane e delle sfide poste dallo spopolamento e dalla distribuzione degli studenti sul territorio“.

L’indifferenza sicario della vita

Quello che più preoccupa non sono gli spaventosi dati, ma l’indifferenza totale che noi cittadini in primis diamo a fenomeni di questo tipo. Perdiamo ore della nostra vita a futili diatribe, a live su Tiktok, a commenti su Facebook, bendati da impulsi effimeri mentre la nostra terra cade, pezzo dopo pezzo.

Proviamo per una volta a guardare oltre il velo dell’indifferenza, il vero sicario della Sicilia, da sempre e forse purtroppo per sempre.