CATANIA – Non sono stati giorni semplici quelli vissuti alle falde dell’Etna in quest’ultima settimana di ottobre. Lutti, paure e ingenti danni hanno accompagnato le cronache di un triste bollettino di “guerra” fatto di diluvi, inondazioni, fiumi e fango che non hanno risparmiato niente e nessuno. A volte si aveva l’impressione che tutte le piogge della penisola italica si fossero concentrate, beffardamente, sulla nostra provincia.
Ma la ripartenza per Catania e i catanesi non è mai stata solo una meta, ma da tempo è l’unico percorso che conoscono e così, attenuatasi la tempesta, ci si rimbocca le maniche per rimediare a ciò che è stato deturpato dalla violenza della natura che ha avuto buon gioco anche grazie all’atavica incuria del territorio e della sua incompleta messa in sicurezza.
In queste ore sono già in tanti, ognuno nel proprio ruolo e con le proprie competenze, che si stanno spendendo per la nostra città, e tra questi c’è anche il presidente della Fondazione Sportcity – ed ex Segretario Generale FIDAL – Fabio Pagliara, raggiunto telefonicamente da noi di NewSicilia per porgli alcune domande sulla sua lodevole idea in favore di chi ha subito danni a cause di queste anomale piogge.
Giusto il tempo di un amichevole saluto, un inevitabile commento sulle tremende immagini di una città che affondava e affogava sotto la pioggia, qualche battuta “fuori campo” sul suo recente passato in seno alla società Calcio Catania, e abbiamo posto subito la prima domanda:
Riguardo la tua iniziativa pro-alluvionati, potresti descriverci più in dettaglio questa proposta e che probabilità ha che la stessa si possa realizzare?
“In parte è un’idea, in parte una provocazione e in parte è mettere in essere un meccanismo che tende a mantenere un livello di attenzione alto perché si sa, finito il passaggio del ciclone, evidentemente rimarranno i danni con centinaia di casi dove occorre intervenire subito prima che ci si dimentichi, a livello mediatico, del problema.
Pertanto, anche se ci sarebbero altri sport che potrebbero essere coinvolti in questa iniziativa, siamo tutti coscienti del forte potere mediatico del calcio, e da questo è nata l’dea di candidare la nostra città per una simbolica partita amichevole, in maniera tale che rimanga alta l’attenzione sui danni che sono stati ingenti e il ricavato andrebbe, naturalmente, alla città di Catania.
E qui lancio l’assist all’assessore dello sport del Comune di Catania Sergio Parisi e al sindaco affinché si facciano promotori di questa idea interpellando il “pianeta calcio” e il Coni.
In questo caso, se l’iniziativa dovesse andare in porto, per tutti quelli che volessero collaborare, e che vivono fuori Catania e perfino all’estero, potrebbero comprare, ad esempio tramite un sms, i diritti per assistere all’incontro in TV.
Certo, mi rendo perfettamente conto che lo stadio e il manto erboso, in questo momento, non è nelle migliori condizioni per ospitare un incontro di alto livello e nessun atleta deve correre il rischio di farsi male. Tuttavia, considerando che, in questo caso, la partita diventerebbe principalmente simbolo della ripresa, e visto che trattasi sempre di un’amichevole, magari il problema potrebbe essere ovviato “chiudendo mezzo occhio”, oppure, in alternativa, si potrebbe pensare di utilizzare lo stadio del Palermo anche se l’incasso andrebbe sempre a Catania.
Vedi, il cardine dell’idea/provocazione è sempre e solo quello: tenere alta l’attenzione! E la Federazione Gioco Calcio, da sempre, è sensibile a casi del genere, pertanto una soluzione alternativa, se non sarà possibile giocare a Catania, la si trova, possibilmente rimanendo sempre in Sicilia.
Inoltre, oltre il ricavato della vendita dei biglietti e del pay per view, ci si potrebbe attivare per dare a tutti la possibilità di inviare un sms solidale per un’iniziativa che diverrebbe, in questo modo, di largo respiro al fine di fare qualcosa di concreto e questo, credimi, il calcio lo può fare.
Sono pienamente cosciente che mettere in campo questo tipo di iniziativa non sarà facile, però, nella peggiore delle ipotesi, terrebbe sempre alto il livello di attenzione rispetto ad un’emergenza grave causata da un fenomeno atmosferico eccezionale che, come dicevi tu prima, quando mi hai raccontato la storia di un tuo amico che a causa dell’alluvione ha perso quasi tutto, ha distrutto centinaia di attività.
Nello specifico proveremo, giusto per avere un “audience” maggiore, a portare a Catania i neo Campioni d’Europa e, come mi hanno scritto moltissimi tifosi, se non si potesse arrivare alla Nazionale di calcio italiana in alternativa non dispiacerebbe ospitare la Nazionale cantanti contro, ad esempio, una rappresentativa siciliana di giocatori”.
Per te non credo che sarà così complicato coinvolgere la Federazione, dico bene?
“Sì, è vero, nessun problema, ma nemmeno occorre che sia io a prendere l’iniziativa a me basta avere proposto l’idea nella speranza che la stessa si realizzi. Ti posso assicurare che sono diverse le autorità favorevoli a questa proposta, ad esempio il Generale Vincenzo Parrinello, autorevole catanese e Comandante del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, su una cosa del genere è disposto a spendersi personalmente e gli farebbe pure piacere mettersi al servizio di questa giusta causa”. “Posso fare una battuta?”
Ovvio che sì!
“Un’iniziativa del genere farebbe riparlare nuovamente di calcio giocato in maniera positiva in tutta Italia, e inoltre da non sottovalutare il fatto che la stessa potrebbe avere un risvolto positivo perfino nella turbolenta vicenda della società Calcio Catania”.
Giusto per restare in tema, converrai che è stata un gesto lodevole quello messo in atto dai giocatori del Catania e del Palermo in favore degli sfollati ospitati al Palazzetto dello Sport di piazza Spedini.
“Sì, confermo. È stata una bellissima iniziativa e un limpido esempio di come lo sport, al di là delle forti divisioni territoriali tra le tifoserie, alla fine unisce sempre per le cose serie”.
Ma la presenza delle telecamere del programma televisivo “Le Iene” non pensi l’abbia trasformata più in un’operazione mediatica?
“Io credo che, ovviamente, sono anche operazioni mediatiche, però la finalità è doppiamente simbolica e quindi positiva, perché comunque a tutti arriva il messaggio che lo sport unisce a un punto tale che anche due città come Catania e Palermo, con due tifoserie da sempre fortemente contrapposte, nel momento del bisogno, di fronte a problemi seri, si coalizzano.
Quindi, secondo me, sono certo che è stata un’operazione costruita anche a livello – e per un ritorno – mediatico, ma il simbolismo dei contenuti è talmente giusto che poco importa che ci sia anche questo feedback. Anzi…”
Analizzando un’altra “tempesta” in atto dalle nostre parti: quale aggettivo useresti per una squadra di calcio dove i giocatori, pur non percependo quanto dovuto, producono ottimi risultati?
“Io scinderei le due cose: da un lato la grande professionalità dei giocatori, dell’allenatore e di tutto lo staff tecnico che fanno questo lavoro in condizioni “complicate”. Però è che chiaro che bisogna dire una cosa, sarebbe irrazionale giocare male, non converrebbe neanche allo stesso giocatore, ricordiamo che il mercato è un mercato fluido e potenzialmente, dovendo andare via a gennaio, tu giochi anche per te stesso e credo che bisogna essere laici nell’approccio.
D’accordo c’è l’attaccamento alla maglia, ma c’è l’attaccamento – giusto – anche alla propria carriera. Naturalmente questo lo dico non per andare contro, però ci tengo a dirlo perché sennò creiamo degli eroi, e i calciatori non sono eroi ma fanno solo il loro lavoro. Dovuta premessa a parte, dico onore e merito a chi sta dimostrando una coesione di gruppo, una capacità di fare squadra, una voglia di andare avanti nonostante le difficoltà e questo, ovviamente, gli fa molto, molto onore. Inoltre, anche sotto questo punto di vista, è chiaro che la squadra è stata costruita con una certa intelligenza.
Aggiungo che molte volte, e questo fa più onore specialmente al tecnico, nelle difficoltà, nelle crisi, nella tempesta, uno riesce a tirare fuori il meglio di sé quindi, probabilmente, le motivazioni che sono scattate dentro questi ragazzi, con questa ammirevole voglia di fare bene, sono state qualcosa di straordinario”.
E con queste parole concludiamo la nostra breve intervista con la speranza che l’ottima iniziativa di Fabio Pagliara non rimanga racchiusa solamente in una piacevole, ma poco produttiva, chiacchierata redatta su una pagina word. Non è la prima volta che uno sport come il calcio, mette a disposizione tutto il suo potere mediatico e aggregativo.
Catania e provincia piangono ancora i lori morti, e la città fa e farà ancor più fatica a rialzarsi dopo questa “tempesta perfetta” che ha colpito il cuore pulsante, sociale ed economico, di una delle città più belle al mondo, e per giunta nemmeno pochi mesi dopo aver subito gli effetti nefasti dell’altro “tsunami” chiamato pandemia. Sono iniziative simboliche è vero, ma in questo momento qualsiasi cosa possa fare da volano per la ripartenza è ben accetta, fosse anche un’amichevole di calcio.