CATANIA – I presupposti ci sono tutti, ma tutti, tutti e forse anche qualcosina in più. Il comunicato stampa non lascia adito a dubbi o a cervellotici “ma se…”, “sì, però…”, “ma forse…”, perché basterebbe che si realizzasse anche poco più del 50% dei buoni propositi manifestati nello stesso, per (ri)cominciare a sperare: e stavolta alla grande.
Parliamo, tra le cinque manifestazioni d’interesse per il titolo sportivo della Città di Catania per ripartire dalla serie D, quella di Dante Scibilia per conto della Pelligra Group Pty Ltd, manifestazione che non può non spiccare, ben più di una spanna, tra le altre quattro. A leggere questo lungo, ben articolato, senza nessuna grinza, comunicato, dove dentro ci sta tutto ciò che vorremo ascoltare, non si può non sognare ad occhi aperti, chiusi e semichiusi, gongolando per ciò che potrà essere se si rispetterà tutto ciò, con i tifosi, ma non solo loro, che da ieri pomeriggio sono mossi all’unisono da un passionale “raptus da carpe diem” traducibile dalle nostre parti in un più vernacolare: “ma chi ci stamu aspittannu!”.
Bene, calma e gesso. Vero è che per adesso siamo lontani secoli luce da torbide proposte sostenute da pec errate, promesse non mantenute e illusioni da abile prestidigitatore: qui le cose sembrerebbero davvero fatte in maniera seria rispetto al recentissimo, e meno recente, passato, ma scottati da tutto questo attendiamo i fatti. Esperienza, dunque, pretende di rimanere vigili analizzando, con serenità combinata ad accortezza, il loro incedere e nel frattempo però: “vietato non fantasticare, vagheggiare, bramare”.
Sì, tre sinonimi sostenuti da tre punti estrapolati dal comunicato, punti che ci hanno veramente spiazzato in maniera positiva.
Primo di questi: si promette la “realizzazione di aree aziendali ed infrastrutture sportive, alberghiere e turistiche. (…) L’espansione dell’interesse al mondo dello sport e dell’intrattenimento ha condotto Pelligra Group all’ampliamento del portfolio con acquisizioni di club di calcio, basket, hockey su ghiaccio e baseball, stadi, palestre, campi da golf”.
Un primo spaccato, se riflettessimo anche solo per un attimo, dove ci sta dentro un intero mondo come quello dello sport coniugato al turismo, due volani economici indispensabili, ossigeno puro in una città asfittica, al limite del cianotico, per tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro.
E di O2 ne avrebbe davvero bisogno anche tutta una comunità da anni alla deriva, motore spento e barra dritta verso una barriera di scogli innalzata a causa del vuoto pneumatico di iniziative in tal senso.
Il secondo punto, non meno importante del primo, recita:
“Qualora il nostro progetto fosse ritenuto il più adatto per una rinascita attesa da tutta l’Italia sportiva e non solo dai catanesi, l’investimento garantito sarebbe molto consistente e riguarderebbe l’intero territorio, non la sola realtà calcistica che è comunque preponderante. Se l’onore della maglia rossazzurra fosse concesso a noi, non appena dovessimo ritrovarci nelle condizioni giuridiche di poter acquisire la proprietà del centro sportivo “Torre del Grifo Village” lo faremmo immediatamente” (…) Così vorremmo procedere anche per il recupero dello stemma e della denominazione del Calcio Catania, perché so quanto vale l’identità, per il catanese”.
Tre perle in solo dodici righe come, ad esempio, ciò che è sempre stato il “freno” Torre del Grifo muterebbe, finalmente, in un Primo Motore di tutta l’operazione con l’intero territorio che ne beneficerebbe e… sì, sì, avete letto bene si cita anche: il valore della nostra identità preceduto da “quell’onore della maglia rossazzurra”.
Quest’ultimo passaggio è veramente un “colpo basso” ma nel senso più positivo possibile, una lusinga che mira dritto, dritto alle sfibrate corde dei sentimenti di una comunità di tifosi maltrattata da anni di umiliazioni, comunità che vive la propria identità attraverso due componenti inalienabili: Sant’Agata e il Catania. Salva la prima Covid permettendo, siamo in trepidante attesa della seconda.
Mentre il terzo passaggio è semplice, diretto e che potrebbe sembrare cogliere in una melliflua retorica, ma se sincero sarebbe l’Anima Mundi e humus di tutta la manifestazione d’interesse: “Le origini della mia famiglia sono siciliane”.
Su quest’affermazione, qualsiasi cosa potessimo aggiungere sarebbe untuosamente ritondante rischiando di “sporcarne” la probabile genuinità che la muove.
E adesso? Beh, da alcuni anni a questa parte, come al solito, bisogna attendere. Stavolta “solo” dieci giorni ci dividono tra il nulla e il riappropriarsi di quei due colori. Pertanto, da oggi è cominciato l’ennesimo countdown, ma ci si augura finalmente nella direzione opposta dei precedenti. In ogni caso, anche se inebriati da tanto interesse, non dimenticando anche le altre quattro proposte, storditi da queste articolate proposte, disorientati da una ritrovata passione in chi vorrebbe investire, mai abbassare la guardia a prescindere e a tal proposito: fino adesso non ci è pervenuto nessun legame con soggetti di quel passato da cancellare e questa, credeteci, forse è la notizia più bella.
Foto di repertorio