CATANIA – L’importanza della giustizia e del buon governo, tra l’Atene antica e il nostro presente: i giovani attori del Liceo Boggio Lera di Catania, nell’ambito del progetto “Recito ergo sum”, mettono in scena la Repubblica di Platone.
“Giustizia non è l’utile del più forte. La città ideale e il buon governo devono mirare al benessere della collettività”, così dal palco recita Gaia Fazio, alunna della professoressa Eliana Ardilio, nei panni di Socrate, in un acceso confronto con il sofista Trasimaco.
Si è concluso giorno 6 giugno, presso il Piccolo Teatro della Città di Catania, il laboratorio di teatro filosofico degli studenti del Liceo Boggio Lera, a cura della professoressa Ardilio, con lo spettacolo “Politèia – Repubblica”, regia di Dario Castro e Lorenza Denaro, testi della professoressa Ardilio.
Un cast particolarmente originale, quest’anno, con una presenza interamente al femminile che interpreta tutti personaggi maschili, tranne una, Santippe, la moglie di Socrate. Forse una piccola rivincita della filosofia al femminile, dopo secoli di oblio.
Lo spettacolo prende spunto dalle tematiche affrontate da Platone, nell’opera Repubblica, appartenente ai dialoghi della maturità. Lo spettacolo si apre e si chiude con un tableau vivant dell’affresco rinascimentale “La scuola di Atene” di Raffaello, riprodotto suggestivamente dalle alunne. Un breve riferimento a “Le nuvole” di Aristofane e al dipinto “La morte di Socrate” di Jacques-Louis David impreziosiscono la rappresentazione teatrale.
Siamo ad Atene, durante i festeggiamenti per la dea Bendis, cui partecipano Socrate e i fratelli di Platone, Adimanto e Glaucone. Si apre la scena su Socrate che illustra all’allievo Platone quanto sia importante la ricerca continua e quanto invece sia da scongiurare la scrittura. Prende così vita, sul palco, il metodo socratico, il dialogo, nei suoi due momenti dell’ironia e della maieutica. Sulla scena si alternano dunque Socrate, Platone, Glaucone, Adimanto, Trasimaco, Santippe ed ancora Polemarco e Cefalo.
“Nel costruire il testo attorno all’opera Repubblica di Platone”, racconta la professoressa Ardilio, “ho voluto sottolineare anche la bellezza del rapporto tra insegnante e alunno, tra maestro e discepolo, poiché ritengo che l’anima del lavoro di insegnante stia non solo nella trasmissione di saperi, ma anche nel rapporto di cura e fiducia, atto a rendere i propri alunni liberi di pensare criticamente e diversamente da noi professori”.
Lo vediamo, sul palcoscenico, nei dialoghi tra Socrate e Platone, ma soprattutto, nell’ultima scena, nel confronto tra Aristotele e Platone. In particolare “il maestro di color che sanno”, reso ironicamente intento a fotografare la natura, pur avendo come mirabile maestro Platone, si allontana dalla sua filosofia per dedicarsi allo studio della realtà sensibile attorno a noi.
Tra le scene più emozionanti, quella del racconto del Mito di Er, in cui le narratrici, durante la lettura, vengono avvolte dal filo della vita da Cloto, Lachesi e Atropo, le tre Moire.
Per le ragazze è stata un’esperienza molto bella e didatticamente formativa, poiché è importante far vivere la filosofia ai giovani, con un approccio nuovo, rendendola piacevole e attualizzandone i contenuti.