GELA – Sono trascorsi sei anni dall’esplosione che sventrò il mercato comunale di Gela, spezzando due vite e ferendone altre tredici. Oggi, la Procura – con il pubblico ministero Lucia Caroselli – ha chiesto otto anni e sei mesi di carcere per Claudio Catanese, ambulante di Grotte, che quella mattina vendeva cibo da un furgone attrezzato a rosticceria.
È proprio da lì, secondo la ricostruzione dell’accusa, che sarebbe partita la deflagrazione.
L’esplosione al mercato comunale di Gela
Una bombola di GPL caricata oltre il limite, con una miscela irregolare di gas, lasciata sotto il sole troppo a lungo. Un errore fatale.
Catanese è accusato di omicidio colposo, lesioni, incendio e alcune violazioni amministrative. Per alcune accuse è già scattata la prescrizione, per altre è stata chiesta l’assoluzione. Ma resta il cuore della vicenda: la morte di Tiziana Nicastro e Giuseppa Scilio. E le ferite – fisiche, emotive – riportate da chi quel giorno si trovava lì per caso.
Guai per Claudio Catanese
I familiari delle vittime, insieme ai feriti, si sono costituiti parte civile. Con loro, un pool di avvocati che rappresenta il dolore e la richiesta di verità.
Chiesta anche una sanzione da oltre 800mila euro per la società Sicilpetroli, dove l’ambulante si sarebbe rifornito.
Ora tocca alle difese – Antonino Gaziano, Salvatore Pennica, Alfonso Neri e Gerlando Virone – smontare un impianto accusatorio costruito su dettagli tecnici, responsabilità a catena e omissioni fatali. La sentenza è attesa nei prossimi mesi. E forse, per le famiglie, un primo passo verso la giustizia.