“Intervista al Generale Ridinò”, primo appuntamento: focus sulla geopolitica mondiale

“Intervista al Generale Ridinò”, primo appuntamento: focus sulla geopolitica mondiale

Putin, Xi Jinping, Netanyahu, e adesso anche Trump, lanciati a cambiare la geopolitica mondiale. Il primo vuole la Crimea e buona parte dell’Ucraina a partire dal Donbass, il secondo vuole l’assoggettamento di Taiwan, il terzo vuole Gaza. E adesso il Tycoon “Donaldone” americano, addirittura triplica la posta con Panama, l’intero Canada e la Groenlandia.

Una strana corsa che improvvisamente tende a rafforzare le linee di difesa delle più grosse potenze economiche mondiali, compresi gli ebrei con il loro cartello dell’alta finanza mondiale; mentre Ursula Vonderlyen, per salvare la Germania per la pesante crisi economica in cui è caduta, pensa di fare ripartire l’economia, cercando risorse, a spese dell’intera Europa, con l’industria delle armi, prima tedesca e poi degli Stati amici, con la scusa ufficiale di porre al sicuro l’Europa da facili ed imminenti, ma fantasiosi attacchi russi, non pensando invece di proporre una auspicabile espansione Europea geo politicamente corretta, dalla Russia a Capo Nord; sì, non sarebbe affatto male, parlare anche che la cosiddetta Carta geografica fisica del continente europeo possa identificarsi con quella politica dell’intero vecchio Continente. 

Per avere risposte chiare ed esaustive sulla delicata situazione geopolitica mondiale, abbiamo avuto la disponibilità di un alto rappresentante dello “Scacchiere” della Difesa Italiana ed internazionale, il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Ridinò, transitato nella Riserva a giugno del 2014.

Il Gen. Ridinò, siciliano di Messina, fra i suoi molteplici ed alti incarichi, è stato Comandante della Regione Militare della Sicilia, Vice Ispettore per il Reclutamento e le Forze di Completamento dell’Esercito e Comandante del Raggruppamento addestrativo; in contemporanea con il principale incarico di Vice Ispettore RFC dell’Esercito, dal marzo 2003 e fino al 30 luglio 2004 ha assunto anche  la Presidenza del Comitato NATO  delle Forze della Riserva Nazionale  (NRFC), dando un significativo ed ampiamente riconosciuto contributo alle attività del Comitato per la produzione di studi e documentazione di grande interesse per lo Stato Maggiore Internazionale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.

Il  2 settembre 2005 assume l’incarico di Comandante del Comando Forze di Difesa (1°). Il 18 settembre 2006 lascia il comando  in Vittorio Veneto per assumere l’incarico di “Direttore della Cellula Strategico Militare dedicata ad UNIFIL” presso le Nazioni Unite in New York. 

“Intervista al Generale Ridinò”, primo appuntamento

Iniziamo, oggi col primo Appuntamento, “Intervista al Generale Giovanni Ridinò”:

  • Signor Generale, dopo aver sentito il soliloquio del principe della risata, si Benigni, il noto attore che ha fatto un esame, persino storico  dell’Unione Europea di oggi, confrontandola con la storia degli States, che ha portato all’annullamento di conflitti interni e al benessere economico, Il giorno dopo, i media hanno parlato di Trump che vuole l’annessione di Canada e Groenlandia. il mondo intero si sta trovando in un vero stato confusionale e come dice Paolo Del Debbio, su Rete Quattro: “Trump ci darà di che parlare”.

  • Dico grazie per essere stato invitato. La situazione geo-politica internazionale, con la rielezione di Trump, quale nuovo presidente degli Stati Uniti, appare aver assunto una china verso un decisionismo che ha spiazzato molti attori della scena internazionale. Definirei questo particolare periodo storico, dal punto di vista geopolitico, come il modello dell’espansionismo. Dopo la frenata al grande globalismo economico generato dalla pandemia virale (che sotto questo aspetto è stata salutare) si sta ritornando a guardare il mondo nelle nuove “sfere di influenza”. Da una parte l’espansionismo economico dell’est, capitanato dalla Cina, che prolunga i suoi tentacoli costeggiando quelli già acquisiti dalla Russia in Africa per proiettarli, in un accerchiamento, fino al sud America con il Brasile in particolare.

  • Ma L’ America di Trump è una minaccia per l’Europa?

Dopo i fallimenti dell’era Biden in Afganistan e nel resto del mondo, Trump tenta di contrastare questo espansionismo dei Paesi del “BRICS” che comprende Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, minacciando un espansionismo geografico a nord con il Canada e la Groenlandia e cercando di demolire il controllo del canale di Panama, finito nelle mani di società cinesi. Società che hanno mostrato di accettare un compromesso economico per cedere le attività a società nord americane, ma che la Cina cercherà di contrastare con ogni mezzo di pressione, politico ed economico. L’espansione a nord degli States tende a contrastare le mire russe sul dominio dei traffici che si svilupperanno con lo scioglimento dei ghiacciai della calotta polare a causa del cambiamento climatico in corso e a mettere un cappello sullo sfruttamento delle risorse che giacciono sotto la coltre di ghiaccio del paese che appartiene alla piccola Danimarca. Le recenti elezioni in Groenlandia potrebbero rappresentare un momento di svolta, ovvero a spingere verso l’ indipendenza prima e una successiva adesione di natura politico commerciale con l’amministrazione americana. È la conferma di come l’espansionismo geografico è, comunque, sempre legato in modo fermo all’espansionismo economico per garantire progressi alla propria comunità.

  • Si è vero, oramai la politica e l’economia vanno di pari passo. Ma con Trump ci sono buone ragioni per aprire qualche spiraglio chiarificatore, della ingarbugliata  situazione in Ucraina? 

  • Il presidente Trump ha affermato più volte che quella guerra non avrebbe dovuto nemmeno iniziare, dando sostegno al pensiero, già espresso in passato, sulla necessità di trovare soluzioni politiche e forme di autonomia di paesi considerati strategicamente importanti per la nuova Russia del Presidente Putin, evitando così un braccio di ferro con il “nuovo zar”. L’apertura di credito del nuovo corso dell’America “trumpiana” verso la Russia sta accelerando una fine annunciata.Il grande sacrificio del popolo ucraino, spinto da promesse illusorie a sostenere un conflitto, che non poteva essere vinto, sta per giungere alla conclusione. Un conflitto che ho definito “asimmetrico” perché l’occidente ha limitato il raggio di azione delle armi inviate a sostegno della guerra, mentre i russi possono colpire ogni angolo  della nazione ucraina. Qualcuno ha dato una definizione piuttosto colorita di questo frangente ma che rende bene la situazione.

  • L’Ucraina come un pugile che affronta l’avversario con una mano legata dietro la schiena.

  • Sì, ma c’è un altro aspetto che, a mio avviso, non è stato valutato: il numero delle forze a disposizione, i missili, i droni, le munizioni, gli aerei da soli non risolvono i conflitti se poi non ci sono gli “scarponi” che occupano materialmente il terreno. Anche il presidente Zelensky ha ammesso che i suoi combattenti sono ormai stanchi, ma nessuno intende inviare uomini e donne a combattere per gli ucraini. La conclusione non appare certamente positiva per l’Ucraina che dovrà rassegnarsi a perdite consistenti del suo territorio.

  • Ma Trump, intende recuperare miliardi di dollari elargiti da Biden per gli aiuti all’Ucraina.

  • Il Presidente Trump nella sua dottrina di “America first” sta chiedendo il “rimborso” dello sforzo economico e materiale sostenuto dagli Stati Uniti fino ad adesso. Con la scusa di una presenza economica statunitense, Trump, ancora come deterrente verso la Russia putiniana, costringe Zelensky a più miti consigli e firma un contratto di 500 miliardi di dollari per la fornitura di terre rare, utili a sostenere lo sviluppo di sistemi elettronici.

Al prossimo appuntamento con il Generale Ridinò.

Articolo a cura di Giuseppe Firrincieli