PALERMO – Nuovi dettagli emergono dall’operazione odierna denominata Gordio e che ha visto 85 indagati finire nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia. I soggetti sono ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione. Il Comando Provinciale dei carabinieri di Palermo ha operato contestualmente nelle province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro dando esecuzione a 70 dei provvedimenti cautelari complessivi.
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La strategica rilevanza dei consessi organizzativi partinicesi nella gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale è emersa prepotentemente con particolare riferimento:
- alle stabili forniture per le piazze di spaccio: o della provincia di Trapani, dove operavano i referenti del “gruppo Guida”: Massimo Ferrara, Fabio Giacalone e Rosario Stallone; o della città di Palermo dove operava Edoardo La Mattina, referente del “gruppo Guida”; o della provincia di Palermo dove operava a Giuseppe Carini Mannino, referente del “gruppo Casarrubia/Vitale”; o delle città di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre dove i 4 “gruppi” capeggiati rispettivamente da Michele Vitale (53 anni), Antonina Casarrubia/Vitale, Lombardo/Cassarà e dai Primavera hanno espresso maggiore dinamicità e controllo domestico;
- ai costanti approvvigionamenti: o di cocaina dal basso Lazio tramite i corrieri Alessio Antonacci e Stefano Carocci, referenti del “gruppo Guida”; o di cocaina dalla Campania assicurati dal “gruppo Guida” in accordo con clan camorristici locali i cui interessi sono stati rappresentati dai fratelli Giovanni e Raffaele Visiello, esponenti dell’omonimo clan di Torre Annunziata o di hashish da Palermo tramite Marco Marcenò, referente del “gruppo Guida”.
La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore. Al riguardo, come evidenziato dal G.I.P. nell’ordinanza cautelare in esame, è emersa “l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi” che – ha precisato sempre l’autorità giudiziaria che ha adottato il provvedimento – consente di “presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.
Le contestazioni per associazione mafiosa
Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale (53 anni). Il concorso esterno di Giuseppe Tola.
In tale scenario, nei confronti di 3 promotori (Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale) di 2 delle 5 organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l’appartenenza a Cosa Nostra partinicese declinata attraverso le tradizionali forme di intermediazione parassitaria sia nel controllo di attività commerciali ed imprenditoriali, che nella risoluzione di controversie private, ricorrendo talvolta ad allarmanti condotte minatorie e violente.
La figura di Nicola Lombardo
Nicola Lombardo è il genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale di 66 anni, nonché già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel procedimento penale noto come “Terra Bruciata“, operazione del 2004. Nel corso delle indagini Lombardo è stato più volte individuato quale figura deputata alla risoluzione di controversie tra privati occorse sul territorio, esprimendo così il suo prestigio criminale derivante dal suo inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico. Episodio esemplificativo è quello registrato nell’agosto del 2017 quando un cittadino partinicese si rivolge a Lombardo tramite il sodale Nunzio Cassarà per chiedergli di prendere provvedimenti contro un operatore del servizio di sicurezza di una discoteca di Balestrate. Quest’ultimo – a dire dell’uomo che interpella Lombardo senza denunciare alle autorità il presunto responsabile – avrebbe malmenato il proprio figlio la notte di Ferragosto procurandogli 30 giorni di prognosi.
In un’altra circostanza, è stato documentato l’intervento Lombardo in una controversia tra due imprenditori locali scaturita dalla violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè. L’influenza mafiosa sul territorio si è manifestata inoltre in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato ad un sodale del gruppo criminale, nonché per l’ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore. Infine, Lombardo è stato chiamato in causa per l’individuazione dei responsabili di un furto commesso all’interno di un esercizio commerciale gestito da cittadini di nazionalità cinese.
Nunzio Cassarà, oltre ad aver coadiuvato stabilmente Lombardo nell’esercizio del controllo mafioso del territorio, ha mantenuto i rapporti con Francesco Nania, arrestato per associazione mafiosa nel febbraio 2018 perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. Le comunicazioni di Nania verso l’esterno sono state inoltre favorite da Giuseppe Tola, titolare di un’agenzia immobiliare di Partinico, il quale ha messo a disposizione di Cosa Nostra quale propria fidata risorsa un’agente della polizia penitenziaria di Palermo in servizio nel carcere Pagliarelli.
L’agente, cui verrà contestato il reato di corruzione aggravata, ha favorito Nania rendendo possibili scambi epistolari dal carcere, nonché ha rivelato agli indagati informazioni relative all’organizzazione della struttura carceraria al fine di ostacolare le attività di indagine e di intercettazione. I servizi resi dall’agente sono stati retribuiti da Tola con consegna di regalie varie: generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato.
Il Comune di Partinico e la mafia
Le ingerenze nell’amministrazione comunale di Partinico, sciolta per condizionamento mafioso nell’estate 2020 (art. 413 T.U.E.L.) Nel luglio 2020, il Consiglio Comunale di Partinico è stato sciolto con decreto ministeriale su proposta della Compagnia Carabinieri di Partinico per ritenuti condizionamenti mafiosi dell’attività amministrativa. Il provvedimento ha riguardato esclusivamente Consiglio Comunale poiché nel maggio 2019 il Sindaco aveva già rassegnato le proprie dimissioni con conseguente decadimento della Giunta. Come precisato, le attività di indagine da cui è scaturito questo provvedimento cautelare hanno interessato il biennio 2017/2019 consentendo di registrare indirettamente parte delle dinamiche amministrative e documentare aderenze tra alcuni degli indagati e diversi politici locali: tali acquisizioni sono state valorizzate anticipatamente d’intesa con l’autorità giudiziaria per promuovere l’accesso ispettivo insieme ad altri elementi rilevati da altre indagini.