PALERMO – La prima sezione della Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado che vedeva assolto Calogero Mannino.
L’ex ministro democristiano è accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato, imputato nel processo con rito abbreviato sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
L’accusa aveva chiesto la condanna a 9 anni di reclusione.
Il processo di secondo grado a suo carico è cominciato il 10 maggio 2017 davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’Appello di Palermo. Due anni di udienze, dunque, con una riapertura dell’istruttoria dibattimentale in cui, tra gli altri, è stato risentito il pentito Giovanni Brusca.
La tesi della Procura generale, che ha chiesto la stessa pena invocata in primo grado, è che Mannino, nella lista dei nemici che Cosa nostra aveva deciso di eliminare per saldare i conti con chi non aveva mantenuto i patti, avviò una sorta di trattativa con le cosche per salvarsi la vita.
Il processo a Mannino è cominciato nel 2012. Il 4 novembre del 2015 c’è stata l’assoluzione e un anno dopo è stata depositata la sentenza.
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