ITALIA – La fatidica data del 15 ottobre è ormai alle porte. Tra poche ore, infatti, i lavoratori del settore pubblico e privato dovranno necessariamente esibire il Green Pass che certifica l’avvenuta vaccinazione contro il Coronavirus per poter continuare a occupare gli uffici.
Tutti coloro i quali saranno sprovvisti del documento, dovranno necessariamente rimanere a casa. A tal proposito, ogni giorno in cui il lavoratore non presterà servizio verrà considerato come assenza ingiustificata. Non sarà possibile, comunque, procedere al licenziamento del dipendente.
Una mossa fortemente voluta, quella del Green Pass, e adottata in maniera definitiva con la firma dell’apposito Dpcm da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi di due giorni fa.
Poche settimane fa l’idea, infatti, della certificazione verde obbligatoria sul posto di lavoro aveva fatto letteralmente impennare la richiesta di vaccino contro il virus (+200% in alcune Regioni), uno slancio che ha dato una svolta positiva nella campagna di vaccinazione sul territorio nazionale.
Al momento, in base al report vaccini anti Covid-19 aggiornato al 13 ottobre (clicca qui), la popolazione italiana che ha completato il ciclo vaccinale è pari a 43.525.968 individui, corrispondenti al 80,59 % della popolazione over 12. Sono invece 45.948.688 i cittadini che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, pari all’85,07 % della popolazione over 12.
Quasi mezzo milione, poi, gli italiani che hanno deciso già di sottoporsi alla terza dose. Si tratta, nel dettaglio, di soggetti fragili sofferenti di diabete, sclerosi multipla e malattie cardiocircolatorie. A questi, da qualche giorno, vanno aggiunti anche gli over 60.
Ciononostante, resta ancora da convincere una fetta minoritaria di cittadini a sottoporsi alla vaccinazione. Si tratta dei cosiddetti no-vax, decisamente restii ad accettare la somministrazione del farmaco.
A oggi, infatti, questa porzione di cittadinanza continua a voler fare a meno del vaccino appellandosi alla “libertà di scelta”. Una decisione condizionata, molto probabilmente, da errate informazioni sui farmaci. Nel corso di questi giorni, infatti, sembrerebbe essere aumentato il ricorso ai tamponi con l’intento di “aggirare” l’opzione primaria.
Ma fino a quando gli scettici potranno continuare a pagare un tampone dalla validità limitata a 48 ore e tutt’ora a pagamento (8 euro per la fascia 12-18 anni, 15 euro per gli over 18), anziché preferire la somministrazione del vaccino gratuito?
Tralasciando inoltre l’aspetto economico, accedere alla campagna di vaccinazione rimane l’unica strada sicura e percorribile per dare la definitiva “spallata al virus”, insieme ai comportamenti corretti quali il distanziamento e la massima attenzione all’igiene.
Lo stesso presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha sottolineato l’importanza di dover convincere a ogni costo quella “minoranza di testardi che ritiene che il vaccino sia inutile e dannoso”.
Proprio la vaccinazione di massa – così come ricordato dall’assessore alla Salute Ruggero Razza – ha consentito recentemente alla Sicilia di tornare finalmente in zona bianca dopo 40 giorni di altalena dei contagi. Ma l’attenzione per riuscire a mantenere questa situazione di relativa “calma” va mantenuta ancora alta.
Immagine di repertorio
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