BRONTE – I pistacchi di Bronte (in provincia di Catania) sono sempre più apprezzati e consumati come frutta secca o come semilavorati utilizzati in cucina per confezionare primi e secondi piatti, dolci e gelati. Questi piccoli gioielli verdi sono dei veri e propri cocktail energetici contenenti: calcio, ferro, magnesio, fosforo e diverse vitamine che favoriscono il potenziamento delle difese e il benessere dell’organismo.
La loro origine antichissima viene collegata alla zona compresa tra Siria, Palestina e Turkmenistan. Proprio dalla Siria, la pianta di pistacchio è poi arrivata a Roma nel 30 d.C. come albero esotico. I romani tentarono quindi di piantarlo in Liguria, Puglia e Campania, ma l’esperienza non diede eccellenti risultati, probabilmente a causa delle limitate conoscenze climatiche dell’epoca. Furono quindi gli Arabi, attorno al decimo secolo, a incrementarne la coltivazione concentrandosi soprattutto in Sicilia, alle pendici dell’Etna, favoriti dall’habitat naturale del terreno concimato da ceneri vulcaniche dove l’albero si è impiantato stabilmente, tanto da diventare nel tempo la coltivazione arborea più importante sia per consumo che per guadagno che ne deriva.
Ma come si fa a riconoscere il vero pistacchio brontese? Iniziamo col dire che il periodo di raccolta di questo prezioso “oro verde” va dal 20 agosto al 10 ottobre e avviene ad anni alterni. In una giornata di lavoro se ne possono raccogliere – esclusivamente a mano – al massimo 20 chili. Entro 24 ore dalla raccolta, poi, si effettua la così detta smallatura, cioè la separazione della pellicola che avvolge il frutto (chiamata appunto “mallo”) dall’involucro esterno. I pistacchi sono quindi fatti essiccare per tre giorni al sole, per evitare che assorbano umidità. Seconda caratteristica del pistacchio di Bronte è il colore: esterno violaceo e interno verde intenso. Anche la forma è distintiva: quello di Bronte è affusolato e snello e presenta solitamente una apertura poco pronunciata tra le due parti del guscio. Da non confondere con le varietà straniere che invece hanno una forma più tozza e una apertura maggiormente evidente. Il prezzo: il pistacchio di Bronte costa dal 30 al 40% in più rispetto a prodotti importati dall’Iran, dalla Turchia o dalla Grecia. Tra gli elementi da prendere in considerazione c’è, infine, il contenuto di sale. Il pistacchio di Bronte in genere non è salato, mentre alcune confezioni di semi iraniani o americani possono contenerne quantità elevate.
Il 12 gennaio 2010 il pistacchio verde di Bronte ha ottenuto anche l’iscrizione nel registro europeo delle DOP (Denominazione di origine protetta)rappresentando l’eccellenza della produzione agroalimentare siciliana. Per questo motivo l’Unione europea detta regole precise per la sua salvaguardia, prevedendo l’istituzione di apposite leggi a tutela dei consumatori e dei produttori.
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