Operazione Aquilia, il tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene: a volere la sua morte il figlio del boss Sebastiano Sciuto

Operazione Aquilia, il tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene: a volere la sua morte il figlio del boss Sebastiano Sciuto

CATANIA – Tra i vari reati contestati ad alcuni degli arrestati dell’operazione Aquilia, che ha permesso di svelare i dettagli di una complessa rete di furti, estorsione, spaccio e scambi elettorali nei territori di Acireale e Aci Catena e di punirne i responsabili, c’è anche quello di tentato omicidio.

L’indagine, infatti, ha permesso di fare luce non solo sui casi di “cavalli di ritorno“, richieste di pizzo agli esercenti e scambi elettorali, ma anche sul tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene, responsabile del “gruppo di Giarre” per conto della famiglia acese guidata da Sebastiano Sciuto e dei suoi affari illeciti, avvenuto il 28 agosto del 2007.

Quando Tornabene era venuto meno ad alcuni accordi economici presi con Sebastiano Sciuto, il figlio di quest’ultimo, Stefano, aveva deciso di punire l’uomo con la morte.

Il figlio del boss mafioso acese avrebbe sparato contro Tornabene 3 colpi di pistola in via Marina (nella località di Fiumefreddo di Sicilia), a pochi passi dalla struttura ricettiva di proprietà di proprietà di Tornabene. Nessuno dei tre colpi, però, avrebbe ucciso l’uomo, fuggito immediatamente da un’uscita secondaria dell’edificio.

Nonostante le gravi ferite alla parete addominale, Mario Giuseppe Tornabene è riuscito miracolosamente a sopravvivere all’agguato e, dopo la convalescenza, ha fornito dettagli utili agli inquirenti. Fondamentali per le indagini anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Gaetano Mario Vinciguerra.

Il responsabile e ideatore dell’agguato, Stefano Sciuto, è attualmente rinchiuso nel carcere di Asti.

Immagine di repertorio