CATANIA – Telefoni silenziosi e cuffiette riposte nel cassetto. Oggi il popolo dei call center ha invaso Roma. All’appello non sono mancati gli operatori telefonici siciliani, oltre 300 quelli partiti da Catania e Palermo, che si sono fermati in occasione dello sciopero nazionale organizzato dai sindacati del settore (Slc Cgil, Fistel, Cisl e Uilcom Uil) e per partecipare alla notte bianca dei call center organizzata per dire No alla delocalizzazione.
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Dopo lo sciopero nazionale del 4 giugno scorso, gli operatori telefonici di tutta Italia sono ritornati nella Capitale per rivolgere il loro grido di allarme ad un governo che sembra inerme davanti al dramma della delocalizzazione delle aziende italiane all’estero, dove il costo della manodopera è nettamente inferiore, e che sta creando un flusso inarrestabile di licenziamenti in tutti i settori. Il più colpito sembrerebbe proprio quello dei call center penalizzati inoltre dalle gare al massimo ribasso che rendono allettanti gli investimenti altrove, soprattutto nei paesi dell’Est Europa e del Nord Africa. Soltanto in Albania (ma se ne contano anche in Croazia e Tunisia) sono già attive 12 mila postazioni: operatori dall’accento straniero che contattano i clienti italiani mettendo seriamente a rischio la tutela della privacy e dei dati personali dell’utente. Una situazione allarmante che soltanto a Palermo, secondo i dati dei sindacati, rischia di far perdere il posto di lavoro a 6 mila operatori telefonici.
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Poco più di 130 gli operatori catanesi partiti stamattina all’alba alla volta di Roma. In viaggio a bordo di pullman i dipendenti dei call center Almaviva, Visiant, Eurocall e Qè.
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Soltanto nel call center di Misterbianco, dove oggi pomeriggio in contemporanea con la manifestazione capitolina è stato organizzato un sit in, a rischio ci sarebbero 10 mila posti di lavoro.
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Da Palermo invece sono partiti circa 200 operatori di Accenture, azienda che proprio ieri ha dato il benservito ai dipendenti che in segno di protesta solo saliti sul tetto del call center. Le speranze sono adesso riposte nell’incontro del prossimo 28 novembre, quando al Ministero dello Sviluppo economico si riunirà un tavolo tecnico per affrontare nel dettaglio la vertenza.
Sara Rossi