Hub per immigrati a Camporotondo? Il sindaco Rapisarda: “In caso li accoglieremo al meglio ma l’area è inadeguata”

Hub per immigrati a Camporotondo? Il sindaco Rapisarda: “In caso li accoglieremo al meglio ma l’area è inadeguata”

CAMPOROTONDO ETNEO – La notizia arriva inaspettata ed è di quella per nulla di facile gestione. Filippo Rapisarda, neosindaco di Camporotondo Etneo, dopo l’emergenza caldo di quest’estate con la conseguente mancanza dell’energia elettrica in diversi quartieri, adesso dovrà affrontare un nuovo, scottante, problema come l’individuazione negli ex impianti sportivi del comune etneo, ma di proprietà della area Metropolitana di Catania, di “un luogo idoneo per la collocazione di un hub che dovrebbe ospitare circa trecento immigrati”, come da testuali parole del primo cittadino.

Una decisione che ha comportato una convocazione urgente del Consiglio comunale, convocazione inviata anche a diverse autorità come il Comandante della locale caserma dei carabinieri (presente il maresciallo Pistone) e dei vigili urbani, ai sindaci di Belpasso, Misterbianco e San Pietro Clarenza e ai parroci della locale chiesa di Camporotondo e di Piano Tavola.  La questione principale all’ordine del giorno non è di certo l’ospitalità perché: “se davvero arriveranno la nostra comunità umanamente cercherà di accoglierli al meglio”, dichiara sempre Rapisarda, ma rimangono da chiarire diversi problemi logistici che potremmo riassumere in tre punti:

1) l’inadeguatezza dell’area ad ospitare essere umani

2) l’impreparazione logistica del nostro piccolo centro

3) l’inopportuna scelta dell’area metropolitana dopo anni di oblio sull’area in oggetto.

 

Sindaco potrebbe descriverci in sintesi i tre punti in questione?

Sia chiaro che le mie perplessità non sono relative all’accoglienza dei migranti che sono dei poveri sfortunati che vivono sicuramente una situazione difficile, il mio timore, da rappresentante di questa comunità, è sulla scelta logistica e organizzativa sia dell’area indicata, sia del nostro comune gestito da un esiguo numero di forze dell’ordine per quanto riguarda la locale caserma dei carabinieri ma anche il comando dei vigili urbani. Mi è stato assicurato, nell’eventualità che la decisione prendesse definitivamente corpo, che provvederà la Croce Rossa per l’accoglienza, mentre la prefettura invierà un congruo numero di forze dell’ordine (esercito) per la gestione della sicurezza. Nonostante queste rassicurazioni, io comunque mantengo le mie non poche perplessità a riguardo, inoltre, il sito dista non più di cinquanta metri dal villaggio Sant’Antonio Abate, zona residenziale popolare. Ricordo che questi impianti sportivi sono stati realizzati credo all’inizio dagli all’inizio degli anni Settanta e mai utilizzati da quella che era prima l’ex provincia e ora area metropolitana, pertanto, ritenere, oggi, che quell’area in disuso, decrepita, abbandonata a sé stessa, senza luce, acqua e servizi minimi, possa essere adibita ad ospitare trecento migranti, sinceramente mi sembra una scelta del tutto inopportuna”.

Conclusa questa breve intervista, cominciano i lavori straordinari e urgenti del Consiglio comunale con la descrizione e l’ufficializzazione della questione “accoglienza migranti”. Naturale il disappunto da parte dei numerosi residenti presenti in aula, palpabile contrarietà a questa decisone d’istituire un hub, percepibile da un polemico mormorio smorzato da un nuovo intervento del sindaco che ha rassicurato i suoi concittadini che, notizia di un’ora fa, per adesso il provvedimento è stato sospeso.

Difatti, anche grazie alla mediazione del vicepresidente della Regione Luca Sammartino, per ordine da parte del Ministero è stato comunicato alla Prefettura di Catania per adesso di non procedere. “Il che non vuol dire, continua il Rapisarda, emergenza rientrata, ma bisogna essere pronti se il problema si dovesse ripresentare, anche perché la sospensione riguarda tutte le aree indicate e non solo il nostro paese. Desidero ribadire che qui non è in questione il concetto di accoglienza di chi vive una condizione disperata, ma il luogo individuato non è rispettoso per le persone che dovrebbe ospitare. Inoltre, il comune non ha i mezzi per affrontare un problema “umano “di tale entità. Se la questione dovesse ripresentarsi, mi opporrei fisicamente e dovranno essere i carabinieri a togliermi di forza dall’ingresso del sito” conclude il primo cittadino di Camporotondo.

Replica dell’opposizione che ha criticato la mancanza di tempestività nel comunicare i contenuti dell’ordine del giorno priva, inoltre, di una documentazione che avrebbe favorito la ricerca di qualche soluzione. Umanamente gradevole l’intervento di padre Antonino, sacerdote della Chiesa Madre di Camporotondo e di padre Francesco sacerdote della chiesa di Piano Tavola, interventi che hanno avuto come naturale linea guida i concetti di carità coniugata a quello di giustizia e il “fare comunità” perché “bisogna innanzitutto che sia salvaguardata la dignità di queste persone che non si ottiene di certo con l’imposizione o accogliendoli in luoghi così fatiscenti”. “L’ideale sarebbe farli stare bene possibilmente nella loro terra natia”, afferma padre Antonino.

Invece, non erano presenti i tre sindaci a cui era stato rivolto l’invito perché, ricevuta la notizia della sospensione del provvedimento, hanno preferito rimandare un loro eventuale intervento se dovesse ripresentarsi il problema. Considerato la delicata questione, è stata data pure la possibilità di esprimere il loro libero pensiero ai cittadini che avessero chiesto la parola, tutti interventi gravidi di perplessità/preoccupazioni sugli eventuali sviluppi della vicenda.

C’è stato anche un intervento da parte dell’ex sindaco Filippo Privitera, una critica, la sua, sintetizzabile in queste parole: “ritengo che invitare oggi Prefetto e Sindaco Metropolitano avrebbe tolto loro ogni dubbio sulla inadeguatezza del sito soprattutto per ciò che riguarda un’accoglienza rispettosa dei migranti e della popolazione residente, rimane sospesa invece la valutazione, crediamo vada riproposto un incontro con loro coinvolgendo tutti data la delicatezza della questione”.

A chiusura lavori è stato votato all’unanimità la volontà di fare fronte comune in caso si ripresentasse l’emergenza, in quel frangente sarà una delegazione della maggioranza, insieme ad alcuni rappresentanti  dell’opposizione, a recarsi nelle sedi opportune per manifestare tutte le non poche difficoltà di ordine logistico ed organizzativo di un paese che vive già le sue quotidiane, non poche, emergenze non potendosi, pertanto, farsi carico di nuove, complesse, problematiche come l’accoglienza di trecento immigrati.