Armi, furto e ricettazione: tagliata la testa al clan Mazzei di Catania. I VIDEO

Armi, furto e ricettazione: tagliata la testa al clan Mazzei di Catania. I VIDEO

CATANIA – All’alba di oggi, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa il 17 ottobre del 2015 dal Gip del Tribunale di Catania, nei confronti di:

  • Giuseppe Barbagallo, pregiudicato di 40 anni;
  • Giuseppe Cardì, pregiudicato di 38 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa;
  • Domenico Coglitore, pregiudicato di 36 anni;
  • Giuseppe D’Agostino, di 42 anni, detto “lo squalo”, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
  • Gioacchina Fiducia, pregiudicata di 37 anni;
  • Carmelo Grasso, pregiudicato di 43 anni, già detenuto per altra causa;
  • Salvatore Guglielmino, di 42 anni;
  • Carmelo Giusti, pregiudicato di 61 anni, detto “Melo bafacchia”;
  • Sebastiano Mazzei, pregiudicato di 44 anni, inteso “Nucciu ‘u carcagnusu”, già detenuto per altra causa;
  • Maurizio Giovanni Motta, pregiudicato di 47 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa;
  • Carmelo Occhione, pregiudicato di 52 anni, detto “Melo”, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
  • Rosario Seminara, pregiudicato di 42 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa;
  • Vito Danilo Caputo, pregiudicato di 27 anni, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari;
  • Francesco Spampinato, pregiudicato di 39 anni, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari;
  • Cesare Massimo Urzì, pregiudicato di 43 anni, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari;
  • Giulio Alfio Virgillito, pregiudicato di 24 anni, per il quale è stato disposto l’obbligo di firma due volte al giorno, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Mazzei – “Carcagnusi”), estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minaccia, favoreggiamento personale e reati in materia di falso, con l’aggravante dell’art.7 D.L. n.152/1991, per avere commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa anzidetta, nonché furto e ricettazione. 
    arrestati

La misura cautelare accoglie gli esiti di indagini tecniche, condotte dalla Squadra Mobile, con il coordinamento dalla Procura – Direzione Distrettuale Antimafia, dal mese di febbraio 2015 al successivo mese di luglio, che hanno riguardato l’organizzazione mafiosa Mazzei e, tra gli altri, alcuni appartenenti storici della citata cosca, quali Carmelo Occhione e Maurizio Giovanni Motta – ai quali è stato contestato un ruolo direttivo – e Carmelo Giusti, nonché nuove leve, tra le quali Giuseppe Cardì, ritenuto uomo di fiducia di Sebastiano Mazzei.

Proprio nell’ambito di tali indagini, il 10 aprile 2015, è avvenuta la cattura di Sebastiano Mazzei, al quale è stato contestato di avere organizzato sul territorio e diretto l’associazione mafiosa promossa dal padre Santo, inteso “Santo ‘u carcagnusu”.

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Sebastiano Mazzei vanta una lunga militanza tra le fila dell’organizzazione mafiosa Mazzei, storicamente riconducibile a Cosa nostra palermitana, in quanto il padre dello stesso divenne “uomo d’onore” su decisione del boss corleonese Leoluca Bagarella.

A Gioacchina Fiducia è stata contestata la partecipazione all’associazione mafiosa nella forma del “concorso esterno”, con particolare riferimento al contributo fornito dalla stessa nel mantenimento dello status di latitante di Sebastiano Mazzei. Tra l’altro, in fase di stipula del contratto con il quale era stata concessa in locazione la villetta di Ragalna dove è stato catturato Mazzei, era stato esibito il documento di identità intestato a Gioacchina Fiducia sul quale era stata apposta la fotografia della moglie del latitante.

Pertanto Fiducia dovrà rispondere anche di reati in materia di falso, con riferimento all’alterazione del documento d’identità.

Le investigazioni, oltre ad avere delineato gli assetti assunti in seno alla organizzazione mafiosa, prima e dopo la cattura di Mazzei – evidenziando che ruoli di primazia, oltre all’indiscussa leadership di “Nuccio” Mazzei, erano stati assunti da Maurizio Giovanni Motta e Carmelo Occhione – hanno consentito di attestare la piena operatività della cosca ed in particolare della squadra del “Traforo” (notoriamente più vicina alla famiglia Mazzei che risiede in quel rione) che, al pari di quella di “Lineri” – oggetto di indagini condotte dalla Squadra Mobile, sotto il coordinamento della D.D.A., nell’arco temporale 2012-2013, sfociate nella nota operazione “Enigma” nel corso della quale, il 16 giugno 2015, è stata data esecuzione a misura cautelare emessa nei confronti di 30 persone – era dedita ad attività estorsive ed alla commissione di reati contro il patrimonio.

Infatti, le indagini hanno consentito di fare luce su due furti perpetrati ai danni di attività commerciali di Siracusa e Augusta: uno commesso il 26 marzo 2015 ai danni di una rivendita di occhiali di Augusta, in occasione del quale sono stati rubati oltre 4.000 paia di occhiali, in parte rinvenuti dagli investigatori; e un secondo commesso il 19 giugno 2015 ai danni di un negozio di abbigliamento del centro di Siracusa, con la modalità dell’“auto ariete”, nel corso del quale sono stati asportati numerosissimi capi di abbigliamento, in parte rinvenuti dagli investigatori.

Le indagini, inoltre, hanno permesso di fare luce su una estorsione con l’imposizione di un vero e proprio pizzo mensile, che si aggiungeva alla richiesta di estinzione del debito, in cambio della “protezione”.

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Nell’ambito della medesima attività d’indagine, il 10 maggio 2015, era stato arrestato anche Rosario Seminara, perché responsabile di detenzione illegale di armi clandestine da guerra con relativo munizionamento, infatti, nella sua abitazione vennero rinvenuti e sequestrati: una pistola tipo Zastava M57 cal.7,62 mm, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore monofilare contenente 9 cartucce calibro 7,62×25; 26 cartucce sfuse cal.7,62×25; una pistola mitragliatrice tipo CZSA23 con la scritta VOZ 88, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore contenente 4 cartucce cal.7,62×25; un caricatore di forma curva privo di cartucce.

Uno dei destinatari della misura cautelare si è reso irreperibile ed è attivamente ricercato. Espletate le formalità di rito, gli arrestati, ad eccezione di quelli per i quali è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, sono stati rinchiusi a “Bicocca” e “Piazza Lanza”. L’operazione è stata denominata “Target”.