Italia in lockdown “soft” dopo il nuovo Dpcm: le chiusure anti-Coronavirus lette dall’estero

Italia in lockdown “soft” dopo il nuovo Dpcm: le chiusure anti-Coronavirus lette dall’estero

Italia in lockdown (di nuovo), seppure in versione “soft”: è la notizia principale delle cronache nazionali e internazionali dopo il nuovo Dpcm per contrastare l’emergenza Coronavirus, annunciato dal premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi.

La divisione del Paese in tre fasce di rischio (giallo, arancione e rosso) ha destato diverse reazioni e polemiche (anche in Sicilia, “zona arancione”), soprattutto per le chiusure prescritte dalle nuove misure restrittive. Dai bar alle palestre, dai liberi professionisti ai ristoranti, tanti lavoratori hanno visto le proprie attività temporaneamente chiuse o con orari sensibilmente ridotti. A stop e disagi, si aggiunge anche una popolazione con il morale “a terra” e provata dalla crisi economica, sanitaria e sociale scatenata dal primo lockdown.

Immagini di strade vuote ed esercizi costretti ad abbassare le saracinesche si accompagnano a proteste, accuse reciproche e rischi in ogni luogo. Poche le notizie confortanti, tante le incertezze. Questa volta, però, non solo l’Italia non è in lockdown generale, ma non è più neanche sola: tanto le chiusure forzate dall’avanzare dalla pandemia quanto i più svariati gesti irresponsabili contro i provvedimenti anti-Covid sono da settimane la quotidianità di quasi tutta l’Europa.

Eppure, nell’immaginario collettivo, l’Italia rimane sempre il primo vero Paese occidentale ad aver affrontato il lockdown e il “centro” europeo della pandemia. Nel bene e nel male, le decisioni del Governo nazionale sono sempre il focus principale non solo della popolazione locale, ma anche di quella internazionale. Tra italiani residenti all’estero, quotidiani di altri Paesi e cittadini di altre terre rimpiombate nell’emergenza Covid, sono tanti coloro che seguono con interesse i provvedimenti italiani e, attraverso i social ma non solo, giudicano decisioni sofferte ma necessarie per la crescita esponenziale dei contagi.

Italia in lockdown “soft”: le opinioni dall’estero

Come vengono viste le misure degli ultimi Dpcm all’estero? Le posizioni sono innumerevoli e influenzate dai vari fattori, dai dati della World Health Organization alla preoccupazione per l’emergenza sociale che sta accompagnando da mesi quella sanitaria. Tra le variabili da considerare ci sono status sociale ed età, ma anche nazionalità e consapevolezza rispetto a realtà diverse da quella italiana.

Si ricorderà, mesi fa, la contrarietà di molti, specialmente dei magnati del capitalismo occidentale, al primo lockdown. Ora che le misure restrittive sono, purtroppo, la norma, la posizione di quotidiani, capi di Stato e popolazione mondiale sembrano differire molto.

Un dettaglio salta immediatamente all’occhio: il termine lockdown sembra essere stato dimenticato. In Italia rimane la parola chiave per descrivere l’attuale condizione, nonostante la chiusura non sia generalizzata; all’estero è prettamente sostituita da “coprifuoco”, una parola tanto odiata in Italia per la sua associazione ai tempi di guerra.

Couvre-feu“, “Curfew“, “restrictions“: questi i termini per riferirsi al nuovo Dpcm e alle misure restrittive nei giornali esteri, ma (quasi) mai lockdown, neanche accompagnato dalla qualificazione “soft” o da “semi-“.

Per il mondo non abbiamo “chiuso”, sarà un buon segno? Di certo all’estero non manca il dibattito sulla situazione italiana, che non appare di certo poco preoccupante, soprattutto alla luce delle continue e inarrestabili proteste contro le chiusure anticipate o la collocazione di determinate Regioni in una specifica zona di rischio.

E sono proprio le immagini delle manifestazioni, che in più di un caso hanno assunto delle connotazioni violente (da Napoli a Milano, gli esempi sono diversi), a fare il giro del mondo. Quella popolazione che ha “ispirato il mondo con resilienza e responsabilità civica, rimanendo a casa e cantando dai balconi” (parole di Jason Horowitz sul “New York Times“) si è trasformato in un popolo che urla, che manifesta i problemi di un sistema economico e sanitario con più di qualche difetto, che ha perso probabilmente quell’ideale spirito di unità nazionale che lo aveva contraddistinto all’inizio dell’emergenza.

“En Italie, le couvre-feu met le feu aux poudres” (“In Italia, il coprifuoco accende la miccia”), si legge in un articolo de l’Humanité, che prospetta delle settimane certo non facili per il Paese che continua a rimanere il centro dell’attenzione internazionale nella lotta europea contro il “nemico invisibile”. Per molti è già l’inizio di una “rivoluzione” in un momento in cui il crollo sociale italiano potrebbe essere visto come una sconfitta più grave che nel resto d’Europa dove, per inciso, di certo non mancano i gesti di disobbedienza e di contrasto alle scelte dei Governi.

Sembra rimanere ai margini (con le dovute eccezioni) quell’Italia, ora apparentemente in minoranza, che non ha mai perso né la speranza né l’energia per combattere, il rispetto per chi soffre e la voglia di ricominciare e “risorgere” dopo un periodo triste, pur nella consapevolezza delle perdite passate e dei pericoli futuri.

Conclusione

Sarà il ritorno dell’immagine degli italiani come gente rozza e violenta, come “culla” della mafia e popolo irrispettoso che porta la propria terra all’auto-distruzione? O ancora una volta il Bel Paese sarà al centro degli elogi internazionali per quella che (si spera) sarebbe la seconda battaglia vinta contro il Coronavirus?

In mezzo a tanta confusione e preoccupazione, questo è ancora da scoprire.

Fonte immagine: Infooggi.it