Festa di Sant’Agata tra restrizioni e devozione: niente saluto alla Patrona, ma non è la prima volta

Festa di Sant’Agata tra restrizioni e devozione: niente saluto alla Patrona, ma non è la prima volta

CATANIA – Non ci saranno i fazzoletti bianchi agitati dai devoti a salutare quest’anno l’uscita del busto reliquiario di Sant’Agata dal sacello. L’emergenza Coronavirus in corso ha costretto il comitato dei festeggiamenti in onore della Santa Patrona etnea ad adottare misure drastiche ed eccezionali che non permetteranno il consueto svolgimento della tradizionale processione per le vie storiche della città.

Niente giro esterno e interno, nessuna bancarella colorata, nessuna moltitudine a seguito del pregiato fercolo. A essere garantite, così come  ufficializzato lo scorso 21 gennaio, saranno soltanto le ricorrenze liturgiche, sebbene “a porte chiuse” e con la sola presenza dell’amministrazione in rappresentanza della cittadinanza etnea.

Non si tratta, comunque, della prima volta in cui la Festa di Sant’Agata non si è svolta nella sua integrità. Nel corso della storia, dal momento in cui la città di Catania ha iniziato a rendere omaggio alla figlia più cara, sono state diverse le occasioni in cui le celebrazioni per Sant’Aituzza si sono tenute in tono minore o sono state perfino cancellate.

La festa “cancellata” dagli eventi naturali

La più antica interruzione della festa, in base alle informazioni storiche, risale al 4 febbraio 1169, quando un fortissimo terremoto distrusse buona parte della città di Catania provocando migliaia di morti. Secondo i racconti dell’epoca, il terribile sisma avrebbe causato anche il crollo della Cattedrale di Sant’Agata, coinvolgendo i fedeli riuniti.

L’eruzione dell’Etna avvenuta nella primavera del 1669 vide il magma incandescente fuoriuscire dal fianco sud-orientale del vulcano e dirigersi verso la città di Catania. La lava arrivò fino al capoluogo etneo, coprendo lo storico lago di Nicito e giungendo fino ai piedi del castello Ursino, allontanandolo dal mare. A causa dell’accaduto, la processione su strada di Sant’Agata fu soggetta a decise modifiche.



Un altro terremoto, quello del Val di Noto avvenuto nel 1693, condizionò pesantemente lo svolgimento delle celebrazioni. L’evento rese inagibili buona parte delle abitazioni di Catania e delle località circostanti. La Festa di Sant’Agata, dunque, non si sarebbe svolta per qualche anno per permettere la ricostruzione.

Le sospensioni di epoca recente

In tempi più recenti in tanti ricorderanno la drastica ridimensione dei festeggiamenti in occasione della prima guerra del Golfo del 1991. In quell’anno, il busto reliquiario venne portato a spalla dai devoti lungo via Etnea fino a piazza Stesicoro per poi fare rientro in Cattedrale. Aboliti, all’epoca, spettacoli piromusicali e momenti di folklore.

Nel 2007 i festeggiamenti per Sant’Agata vennero fortemente ridimensionati proprio alla vigilia delle celebrazioni del 4 e 5 febbraio, a causa della morte dell’ispettore Filippo Raciti avvenuta in occasione degli scontri scoppiati all’esterno dello stadio “Angelo Massimino” la sera del 2 febbraio durante la disputa del derby di Serie A Catania-Palermo.

Il Coronavirus non permetterà ai catanesi di vivere a pieno le celebrazioni di quest’anno, ma i devoti della Santuzza non saranno comunque intaccati nel loro animo. In un momento contraddistinto dalle restrizioni e dal distanziamento sociale, sarà possibile rivolgere una preghiera alla Patrona etnea anche grazie ai supporti streaming messi a disposizione dall’Arcidiocesi etnea, con l’augurio di poter presto sventolare i fazzoletti e gridare ancora una volta “cittadini, viva Sant’Agata!“.

Fonte foto: saint-agatha.com