“Grande meraviglia” di Viola Ardone

“Grande meraviglia” di Viola Ardone

Vicino a lei io sono sì pieno di vita che appena sento di vivere“. Nel XIX secolo la disperazione di Jacopo Ortis elogiava il sentimento sopraffatto dalla passione. Lo stupore si accende e si spegne, assecondato dal turbinio ora quieto, ora infausto. Da qui vola alta la pratica fedele alla Grande Meraviglia che in nessun tempo ha mai conosciuto pace.

La quarantanovenne scrittrice Viola Ardone, di origine napoletana, professoressa di latino e italiano nei licei, vanta un successo letterario riconosciuto con i suoi due best seller “Il treno dei bambini” (2019) e “Oliva Denaro” (2021). Nel 2023 Einaudi pubblica “Grande meraviglia“, un romanzo in cui la storia intima dei personaggi si misura con la visione integrale dei manicomi. È la storia di una regola sociale sottoposta allo studio approfondito di uno psichiatra che insegue la prova al cambiamento.

Si chiama Elba come il fiume che scorre attraverso la Germania, la Repubblica Ceca e la Polonia. Una massa d’acqua che scorre lungo il perimetro dell’Europa centrale prima di liberarsi nel Mare del Nord. A differenza del fiume da cui ha avuto in prestito il nome ma non l’abbraccio della foce, l’unico porto sicuro conosciuto dalla giovane Elba è sempre stato la cameretta di una struttura dove le anime fluttuano nella morte lenta della mente passando lunghe ore dalle sembianze di anni.

"Grande meraviglia" di Viola Ardone

Elba è nata ed è cresciuta in quello che lei chiama il suo “Mezzomondo“, tra quelle mura obese di odori stantii non ha mai smesso di scrivere sul suo “diario dei malanni di mente“. L’incipit storico del romanzo scrive della legge Basaglia, il primo spiffero di luce nell’inferno terreno dal quale la malattia mentale non guarisce, perché così è stato deciso prima dell’interpretazione pratica della legge. L’ umanità non ha mai avuto il permesso di varcare la soglia dei labirinti interrotti da porte in odore di pericolose libertà sulle strade dalla speranza.

Quando la mamma di Elba muore, la bambina è ormai un’adolescente invischiata nei luoghi della sofferenza psichica come l’unica, sana, lucida testimone di cicli continui di elettroshock sui pazienti abbandonati alle cure. Il bivio dal sentore enigmatico si mostra in tutta la sua parzialità. Il protocollo sanitario della malattia mentale applicato dal vecchio psichiatra Colavolpe non coincide con la visione umanistica del dottor Fausto Meraviglia. Nei trattamenti praticati da Colavolpe la sofferenza psichica rischia di fallire l’ultimo equilibrio possibile in un soggetto leso nella ragione.

La pratica medica del dottor Meraviglia apre a una tesi completamente nuova, compatibile alle linee guida della legge Basaglia. Il giovane psichiatra vuole abbattere i muri del carcere per ridare libertà agli uomini nell’assenza degli affetti più cari. “Ho lottato per la chiusura dei manicomi, ma non sono stato un eroe e men che meno un santo. Ho combattuto, ho fallito, ho provato ancora e qualche volta mi è sembrato di avere vinto, per il resto ho preso per buoni anche i pareggi. Noi non possiamo vincere, diceva Basaglia, perché il potere vince sempre. Noi è già tanto se riusciamo a convincere”.

Oltre il grande cancello c’è ancora un sigillo alle spalle di chi non saprebbe come e dove vivere lontano da quel guscio eletto a riparo. Molto spesso il gendarme che conduce il reo ribelle alla legge del patriarcato è un marito, un padre, un fratello che si concede il libero arbitrio di un falso potere in cambio di una bocca chiusa per sempre. “Ce ne sono tante, continuodonne giudicate sbagliate, imperfette, eccentriche, volubili, perché non sono rimaste dal lato del mondo in cui erano state messe. Dichiarate pazze dal padre, da un fratello, dal marito, per liberarsi da una moglie che non voleva più”. Il medico gentile nel modo di interagire con i pazienti (la cui pratica risulta efficace più delle stesse cure) prova a liberare la giovane Elba dal giogo infernale del manicomio, perché le catene invisibili sono propedeutiche all’alienazione creduta immune dalle nevrosi esistenziali.

Per Elba, il dottor Meraviglia diventa famiglia mai avuta, la protezione di una casa, il privilegio dello studio, la figura di un padre collezionista di passi falsi messi a tacere da un motore umanitario sempre acceso. “L’ho carezzata senza rimproverarla: ho capito che dopo tanta prigionia aveva bisogno di costeggiare i limiti della sua libertà“.

Tra le maglie imbottite di fragilità il mal di vivere prolifera silenzioso fino al giorno in cui esplode senza nutrire compassione per sé e per gli altri. La sofferenza psichica chiede mani sui volti appassiti da troppe battaglie con il nemico Vita. Dosi massicce di distillato d’Amore accrescono il potenziale curativo della terapia quale biglietto di viaggio verso una guarigione possibile, una resurrezione parallela a quella della Santa Croce. Nel cuore del sintomo dorme la causa che l’ha deflagrato vicino quella strana oasi che l’uomo comune chiama follia, ma altro non è che il duello del sole con la sua vittima ridotta a un granello di pioggia.

sara