“Avere tutto” di Marco Missiroli

“Avere tutto” di Marco Missiroli

Il sigillo a doppia mandata di due voci che corrono sui fili del telefono simboleggia la prova generale di un rapporto che di lì a poco, o forse mai, rivelerà il gusto della verità. Se dolce, se amaro, solo l’incontro dei volti sarà ricompensato dell’attesa.
Un padre e un figlio, Nando e Sandro, sebbene entrambi siano avanti con gli anni, siedono sopra il non detto in missione delle parole taciute.

“Avere tutto” di Marco Missiroli

“Avere tutto” (Einaudi) di Marco Missiroli ricostruisce uno per uno ogni movimento che riporta al saldo di un rapporto latitante da anni. Da Milano a Rimini, il filo della distanza si assottiglia nell’ora in cui un figlio sta per tornare da suo padre. Quarant’anni il ramo, settantadue la radice, l’oasi al centro del suo spazio eremita sta per ritrovare il verde senza il quale non ha più saputo danzare nel vento.

Padre e figlio: corsie parallele in attesa

Le due corsie parallele padre-figlio, lasciate in stand-by nel quartiere del vizio, ritornano incuranti del semaforo che blocca, rallenta, rimanda il ripristino degli affetti usurati.
Missiroli confeziona per i suoi lettori una narrazione in cerca di vissuti con una sola scarpa nel fuoco ambizioso di radere al suolo le pareti del cuore: c’è ancora posto tra gli effetti personali da sigillare in valigia oltre alle inanimate cose di nessun valore, ancora un paio di bracciate prima di raggiungere la riva, orgoglioso di aver atteso il confronto dei reciproci errori.

Il peso del vizio

Le due età riprendono la lettura del presente e del passato caduti in ostaggio del vizio. Alla fine la mina ha trovato il suo uomo, la ludopatia ha scelto Sandro, che per vent’anni è stato servo tra le fauci onnivore di anime e corpi. Il vizio lo ha reso un uomo “precario”, lo prende e lo abbandona come e quando vuole.
L’età da padre, anche se padre non è, respingere la medicina alleata della guarigione. Si cade e ci si rialza, collezionando fallimenti che un giorno si ritroveranno faccia a faccia con l’anima piena di intrattabili rughe.

Un uomo in brutta copia e i fantasmi del passato…

Questo è Sandro. Un uomo in brutta copia per Giulia, l’amore azzerato, e per la madre Caterina. Entrambe profumano di passato, che in qualche modo rimane complice di un bottone supplente, ma che lo tsunami del destino annulla ogni possibilità di recupero.

“I fantasmi. Lei, chi prima di lei, e gli amici, e i colleghi, i passanti per la strada, i conoscenti, persino loro a Rimini. Tutti in una nebulosa… I giocatori.”

Il rischio di volere troppo

Avere tutto sposa il rischio di inciampare ad ogni scalino del montepremi preso di mira. Denaro e donne alimentano il rimorso di aver preteso presenze suscettibili di crollo al primo rimprovero di un dio esausto.

“Vivere secondo la matematica della vincita e della perdita: tutto è addizione o sottrazione… E perdono”.

Il dialogo padre-figlio: tra silenzi e catarsi

All’altro capo del rapporto, sotto l’analisi di un Missiroli profeta dei segreti, un padre intrattiene parole con il figlio prodigo di paure al bivio della non vita di entrambi. Ricominciare si può, nel momento in cui da due anelli della stessa catena si aggiunge un terzo con l’identità di Marco Missiroli, virgola coprotagonista di due ferite sanate perché beneficiarie della stessa cura.

La maturazione attraverso la perdita

L’orfano adulto insegue l’ultima scheggia di libertà contesa tra passato e presente. Nando muore, il figlio diventa uomo. La malattia ha istruito la lezione, confusa tra i tavoli di gioco ghiotti di morsi affettivi.

La memoria dei gesti e l’amore taciuto

“Gli confidavo tutto senza confidargli niente… Gli incantesimi delle sue mani“.

Il dialogo scisso in un solitario io avrà tutto perdendo. Vivrà di silenzi, esposti nella vetrina dello sguardo narrante, come colonna sonora di quanto, un tempo, credette fosse vittoria.

Un finale che è inizio

Una scrittura eloquente di quanto sia complicato riprendere le equazioni irrisolte del rimorso, incapace di morire nella memoria.

Le cose certe si arrendono alle cose possibili“, scrive Missiroli.

Accade con le passioni, le relazioni, la prova di ripartire da un nuovo presente che sia immagine di perdono o meritata ricompensa.

sara