MONREALE – Spunta un audio circolato su TikTok, in cui un giovane amico delle vittime di Monreale (Palermo), racconta i drammatici momenti che hanno preceduto e seguito la sparatoria. Adesso il file è al vaglio delle Autorità che indagano da giorni per far luce su quanto accaduto la notte tra sabato 26 e domenica 27 aprile.
Sparatoria di Monreale: l’audio con il racconto di quella notte
Nel messaggio vocale, il ragazzo ricostruisce i fatti parlando con un amico. Secondo il suo racconto, tutto sarebbe iniziato quando un gruppo di giovani palermitani si è avvicinato allo scooter di Salvatore Turdo. Uno di loro, che gli inquirenti ritengono essere Salvatore Calvaruso, il 19enne arrestato per il triplice omicidio di Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo, avrebbe rischiato di investirlo tagliandogli la strada.
“Salvo, che era una testa calda, gli ha detto: ‘Attento che ci sono anche i bambini’”, si sente dire nell’audio. Il giovane sullo scooter avrebbe risposto in maniera provocatoria: “Tu chi m… sei?”. Si sarebbe poi cercato di riportare la calma anche grazie all’intervento di Andrea Miceli, cugino di Turdo, che avrebbe detto: “Chiedigli scusa, che ci stiamo divertendo tutti”. Ma la tregua è durata poco: mentre uno dei ragazzi monrealesi era voltato di spalle, sarebbe partito un colpo di casco, dando inizio alla rissa.
La situazione è rapidamente degenerata. I giovani di Monreale avrebbero reagito colpendo i palermitani con i caschi, causandogli ferite al volto e alla testa. “Erano con i volti insanguinati – continua il racconto – solo due che avevano il casco erano feriti solo al volto, gli altri erano messi peggio”. La vendetta è arrivata poco dopo. I palermitani sarebbero tornati armati e avrebbero aperto il fuoco. “Lo capisci che poteva sparare anche a me – conclude in lacrime il giovane nell’audio – Salvo mi è morto tra le braccia, aveva una ferita al collo, mi chiedeva aiuto e io non sapevo cosa fare”.
“Sono stato aggredito”, perché Calvaruso ha aperto il fuoco
Salvatore Calvaruso, accusato del triplice omicidio, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di convalida del fermo. Ha rilasciato comunque dichiarazioni spontanee, raccontando la sua versione dei fatti. Ha sostenuto di essere stato aggredito con caschi e bottiglie dopo una discussione legata al suo stile di guida ritenuto pericoloso. Secondo quanto riferito, sarebbe stato buttato giù dalla moto e colpito. Decidendo solo a quel punto di usare l’arma per difendersi.
“È stata un’udienza drammatica, interrotta più volte – ha dichiarato il suo legale Corrado Sinatra – il ragazzo ha pianto, è distrutto. Sa benissimo cosa ha fatto”. Sinatra ha anche precisato che Calvaruso è incensurato, ha un lavoro e la sera della rissa aveva appena terminato il turno.
Una fiaccolata ricorda le tre giovani vittime della sparatoria di Monreale
Mentre la giustizia fa il suo corso, la comunità di Monreale si è stretta nel dolore. Centinaia di persone hanno partecipato a una fiaccolata in memoria di Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo. Il corteo è partito dalla chiesa della Collegiata – nota anche come chiesa del Santissimo Salvatore – e ha attraversato le strade della cittadina tra striscioni, preghiere e silenzio. “Il sole non lo spegni con gli spari”, “Giustizia per i nostri fratelli”, si leggeva sui cartelli sorretti da amici e parenti delle vittime.
Presenti anche numerose Autorità civili e religiose: l’arcivescovo di Monreale, Monsignor Gualtiero Isacchi, il sindaco Alberto Arcidiacono, il presidente del consiglio comunale Marco Intravaia, membri della giunta e rappresentanti delle confraternite locali.
“Le parole appaiono insufficienti di fronte a un dolore così grande – ha detto il sindaco Arcidiacono – ma questa tragedia deve essere un punto di partenza per una reazione collettiva. Dobbiamo vincere la paura e ricominciare”. L’arcivescovo ha invitato tutti al silenzio e alla preghiera: “Impariamo dal crocifisso. Possiamo cambiare la violenza con amore e attraversare questa strada con il perdono. Una preghiera per i genitori”.