MONDO – Inclusività, dedizione e pazienza. Questi sono i segreti per un rapporto – di qualsiasi natura – sano, vero, genuino e soprattutto duraturo. Lo sapeva bene Luis Sepúlveda quando scrisse “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” e dello stesso avviso era anche Gene Deitch, “matita” di Tom & Jerry oltre che di Braccio di ferro. Oggi, 16 aprile 2021, ricorre il primo anniversario dalla loro scomparsa, avvenuta proprio lo stesso giorno.
Vortice di emozioni
Luis Sepúlveda con la delicatezza di una fiaba riesce a diffondere un messaggio universale: in un mondo che va veloce, più di quanto pensiamo e vogliamo, aiutare chi è in difficoltà diventa un valore supremo e “per volare” bisogna “osare“.
“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“, pubblicato nel 1996, ha una trama semplice ma avvincente e intuitiva. Dopo essere capitata in una macchia di petrolio nelle acque del mar Nero, la gabbiana Kengah atterra in fin di vita sul balcone del gatto Zorba, al quale chiede poche e semplici cose. La prima promessa è quella di non mangiare l’uovo che lei sta per deporre, poi di averne cura e, infine, di insegnare a volare al piccolo che nascerà.
E così Zorba farà: assisterà l’uovo come se fosse suo e, quando si schiuderà, accoglierà la gabbianella nella sua “banda” di amici felini del porto di Amburgo. Per mantenere la terza promessa, però, ci vorrà impegno e nemmeno poco. Come può un gatto insegnare a volare? Zorba si farà aiutare da tutti ma riuscirà nell’intento. In fondo, si sa, ogni promessa è debito.
Una delle vittime del Covid
Era il 16 aprile 2020, quando Luis Sepúlveda si spense in Spagna in un ospedale di Oviedo in cui si ritrovava ricoverato per Covid. Aveva 70 anni. Proprio lui è stato, infatti, una delle vittime “silenziose” di questa pandemia che ha stravolto gli equilibri mondiali.
Lo scrittore cileno – conosciuto in tutto il mondo – è stato combattente comunista in America del Sud, nonché amico dei più deboli provenienti dagli angoli remoti della Terra.
In un’intervista, Luis Sepúlveda aveva dichiarato: “Sono uno scrittore perché non so fare altro che raccontare storie. Ma sono anche un essere sociale, un individuo che rispetta sé stesso e intende occupare un piccolo posto nel labirinto della storia. Da questo punto di vista, sono il cronista di tutti coloro che giorno dopo giorno vengono ignorati, privati della storia ufficiale, che è sempre quella dei vincitori“.
Una carriera brillante anche da giornalista, regista, sceneggiatore, attivista per la difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Ancora oggi il suo ricordo è estremamente attuale e lo sarà sempre soprattutto per il grande bagaglio culturale che ha lasciato.
Citazioni Luis Sepúlveda
Abbiamo raccolto qui le migliori citazioni tratte da “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“, romanzo che ha letteralmente lasciato senza parole intere generazioni per la finezza di pensiero e i grandi temi sviluppati. Ecco la nostra selezione:
- “È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile“
- “Per tutto il tempo, lungo o breve, non importa, perché la vita si misura dall’intensità con cui si vive“
- “Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante: vola solo chi osa farlo“
- “Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali. Ora volerai, il cielo sarà tutto tuo“
- “E se è tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare“
- “Forse non sa volare con ali d’uccello, ma ad ascoltarlo ho sempre pensato che voli con le parole“
- “Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori“
- “Ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l’affetto tra esseri completamente diversi“.
Gene Deitch, papà di Tom&Jerry
Sempre il 16 aprile 2020 si è spento – a 95 anni – anche Gene Deitch, illustratore, animatore e disegnatore ceco di origini statunitensi. In questo caso, però, la causa del decesso non sarebbe il Covid, ma l’età avanzata.
Spesso, lo hanno etichettato come un folle, ma lui preferiva definirsi “l’unico libero americano a lavorare a Praga per trent’anni durante la dittatura del Partito Comunista“. Una carriera insolita ma fatta di successi.
Per esempio, ha vinto l’Oscar nel 1961 per il miglior cortometraggio animato con Munro, la storia di un bambino di 4 anni che viene arruolato (per sbaglio) nell’esercito americano; è stato candidato agli Academy Awards nel 1964 per Herès Nudnik e How to Avoid Friendship. Questi sono soltanto due dei grandi traguardi raggiunti da Gene Deitch.
Tutto il mondo, però, lo ricorderà per essere una leggenda dell’animazione, dato che è riuscito a far ridere ed emozionare grandi e piccini con i classici cartoni Tom & Jerry e Braccio di Ferro. Personaggi “iconici” che porteranno per sempre con sé il loro “papà”.