Combattere il disagio psicologico con l’empatia, perché si fa fatica a tendere la mano verso il prossimo

Combattere il disagio psicologico con l’empatia, perché si fa fatica a tendere la mano verso il prossimo

Tendere una mano piuttosto che tirarsi indietro. Accogliere invece di allontanare. Provare empatia piuttosto che pena. È in scelte come queste che si nasconde la differenza tra una società che contribuisce alla risoluzione di un problema e una che invece non fa altro che amplificarlo fino a renderlo impossibile da sopportare. Come un macigno che in fondo sarebbe possibile trasportare se il suo peso non gravasse sulle spalle di una sola persona. Se solo qualcuno fosse disposto a mettere da parte il suo sguardo giudicante. Se solo l’empatia avesse la meglio sull’indifferenza.

Il supporto sociale come bisogno naturale

L’uomo, lo stesso che Aristotele ha definito un animale sociale, necessita del supporto della società quasi come ha bisogno di acqua e cibo. Un bisogno naturale, quello di essere incluso e accettato, che non può essere ignorato e che, in quanto tale, influisce in modo determinante sulla vita di ciascuno. È inevitabile quindi che il giudizio della società influisca sull’immagine che l’individuo ha di sé, rendendolo fortemente vulnerabile all’idea che gli altri hanno di lui.

L’intervista alla psicologa Valentina La Rosa

Capire quanto la società influisce sulla degenerazione della sofferenza mentale è sicuramente il primo passo verso la risoluzione del problema. Per questa ragione è intervenuta ai microfoni di NewSicilia la psicologa Valentina La Rosa, che ha fatto un quadro completo del ruolo che la società ricopre nella lotta quotidiana contro i disagi psicologici.

  • Quanto influisce la società nella degenerazione dei disturbi di chi è affetto da una malattia mentale?

La società può senza dubbio avere un ruolo cruciale nel peggioramento delle condizioni di chi soffre di malattie mentali o più in generale di una sofferenza psicologica. Lo stigma, la mancanza di comprensione e il giudizio negativo possono accentuare la sensazione di isolamento e aggravare lo stato di sofferenza. In film come ‘Joker‘ o ‘Taxi Driver‘, vediamo come l’assenza di supporto sociale, il senso di emarginazione e il rifiuto della diversità possano far precipitare la situazione mentale di una persona già fragile. Se la società non riesce a offrire un ambiente accogliente e di supporto, diventa parte del problema e non della soluzione“.

  • Si può parlare di un peggioramento negli ultimi anni? Se sì, a cosa può essere dovuto?

Sì, possiamo sicuramente parlare di un peggioramento, dovuto a diversi fattori. Lo stress legato a condizioni socio-economiche instabili, il ritmo frenetico della vita moderna, l’incertezza causata da eventi globali come la recente pandemia di COVID-19 o le guerre, e l’impatto negativo dei social media, che spesso alimentano un confronto costante con standard irrealistici, hanno contribuito a un aumento delle situazioni di disagio psichico. La pandemia ha anche fatto emergere nuovi problemi legati all’isolamento sociale e alla difficoltà di accesso alle cure, aggravando ulteriormente la situazione per molti che si trovavano già in condizioni di particolare fragilità“.

  • Se è vero che la salute mentale non è più un tabù come in passato, perché si fa ancora così tanta fatica a tendere una mano verso il prossimo?

Nonostante oggi parlare di salute mentale non sia più un tabù come in passato, aiutare concretamente chi soffre di un disagio psicologico è ancora difficile perché lo stigma persiste. Spesso le persone sono riluttanti a offrire aiuto perché temono di non essere capaci di gestire situazioni complesse o perché percepiscono la malattia mentale come una fragilità da nascondere. C’è anche una profonda mancanza di educazione e sensibilizzazione su come riconoscere e affrontare il disagio psicologico. Viviamo inoltre in una società che tende a premiare l’individualismo e la forza personale, per cui ammettere di aver bisogno di aiuto è visto ancora come un segno di debolezza, tanto per chi soffre quanto per chi dovrebbe offrire supporto“.

  • Quali azioni dovrebbe promuovere la società per agevolare, piuttosto che emarginare, chi soffre di un disturbo mentale?

A livello sociale, è importante innanzitutto investire sulla prevenzione, partendo dalle scuole e dalle comunità locali, promuovendo l’inclusione e riducendo lo stigma attraverso programmi di sensibilizzazione. Occorre inoltre rendere più accessibili i servizi di salute mentale, fornendo risorse adeguate e facilitando l’accesso a cure tempestive e di qualità. L’idea di ‘normalizzare la cura della salute mentale, trattandola come parte integrante del benessere complessivo, è fondamentale. Inoltre, è importante creare ambienti di lavoro e comunitari che favoriscano il benessere mentale e l’inclusione, offrendo supporto continuo a chi ne ha bisogno“.

  • Una famosa frase di Joker è “La parte peggiore di avere una malattia mentale è che le persone si aspettano che tu ti comporti come se non l’avessi”. Quanta verità c’è in una citazione tanto semplice quanto emblematica?

Questa citazione riflette una realtà spesso vissuta da chi soffre di disturbi mentali. La sofferenza psicologica, in quanto invisibile, viene spesso banalizzata o ignorata. C’è una pressione implicita a conformarsi, a non mostrare segni di sofferenza, per non disturbare o perché la sofferenza psichica è ancora vista come qualcosa da evitare. Nei casi estremi rappresentati da ‘Joker’ e ‘Taxi Driver’, vediamo come la negazione del disagio e la mancanza di comprensione possano condurre a esiti drammatici. La società, anziché aspettarsi che chi soffre ‘si comporti come se non avesse nulla’, dovrebbe promuovere un contesto di accoglienza, dove esprimere il proprio malessere non sia visto come un fallimento ma come il primo passo verso la guarigione“.

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