ITALIA – “Nel mezzo del cammino di nostra vita …“, la frase eterna che attraversa i secoli senza conoscere rughe o pieghe ci accompagna all’ingresso della pubblicazione di Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore, privilegio del panorama letterario italiano.
La celebrazione del settecentenario della morte di Dante Alighieri ha portato a dare alle stampe molti approfondimenti dell’opera magna del Sommo Poeta. È evidente che lo scrittore abbia voluto tendere la mano a chi di Dante Alighieri conserva le nozioni registrate in mente durante gli anni del liceo, destinate all’oblio appena chiuso il ciclo di studio superiore.
L’immensa produzione letteraria di Dante Alighieri non sa e non può essere polvere accatastata sullo scaffale in alto a destra, il verso paziente viene sorpreso un pomeriggio in cerca di bellezza. Dante è il Poeta, il pilota del viaggio incaricato di condurre gli uomini a seguire le sorti dello spirito dopo la morte.
Il giudice tempo siede sulla cattedra provvista di un termometro sensoriale da assegnare a ciascun passeggero del tragitto lungo e complesso.
Guidati dalla lente scrupolosa di Aldo Cazzullo, entriamo nel salotto di carta dove ci accoglie il frutto dolce della conoscenza.
“Il maestro ed io entrammo in quel cammino nascosto per tornare alla luce del sole; e senza prenderci un attimo di riposo salimmo in alto, lui per primo e io dietro, fino a quando vidi gli astri del cielo attraverso un’apertura circolare. E di lì uscimmo per rivedere le stelle.” (Dante-Canto XXXIV- Inferno)
Una matrioska di tre timonieri nei meandri dell’animo umano, Cazzullo, Virgilio, Dante.
L’Inferno è di tutti, il “cammino della nostra vita ” ci mostra un itinerario che già ci appartiene da prima del primo dei settecento anni. 25 marzo 1300. Dante parte per il primo dei sei giorni di viaggio in compagnia di Virgilio (sua guida e suo maestro) negli anfratti del dopo vita, curve serpeggianti lastricate di colpe nascoste allo specchio del mondo. Giù, sempre più giù, fino a sfiorare l’abisso affollato di segreti e peccati, di passioni consumate sotto il cielo giusto, testimone della follia di un momento.
La metamorfosi è possibile solo dopo aver espiato il passo maldestro guidato dalla forza del male. Dopo, solo dopo l’anima monda si disseterà alla sorgente del bene celeste purificata da tutti i peccati. Il merito di una resurrezione che ha conosciuto le tenebre di una lunga notte respira di nuova vita avvolta in una dimensione eterna.
L’Inferno di Dante brulica di anime inquiete, ladri, violenti, golosi, lussuriosi, ignavi, avari, uomini viziati dal re del male scagliato sulle loro carni infette.
Dal Padre della lingua italiana in avanti nasce l’Italia. La cultura, la filosofia, la letteratura gremiscono la culla di una nuova terra ancorata alle leggi del medioevo, ma erede del respiro classico. La geografia d’Italia viene avvicinata dalla sfera emozionale al cospetto della Luce poetica in visita al suo Maestro. La donna di Dante interpreta la veste nuziale della natura, dono di perfezione da Dio Onnipotente Padre di tutto il Creato, angelo meraviglioso concesso all’umanità per rinascere da un vissuto in tempesta. Come colomba di pace la donna di Dante sfida le frecce e le spade del disonore per convertirle in ramoscelli d’ulivo benedetti dall’ immagine soave della sua innocenza.
Il V canto del primo viaggio verso la resurrezione dell’anima perduta incontra la bellezza angelica di una giovane donna, Francesca da Polenta, sposa infelice di Giovanni Malatesta, repellente nell’aspetto e notte scura nella parola.
Il fiore più delicato del giardino di Rimini vive e muore d’amore per Paolo Il Bello, suo cognato e fratello per la Chiesa. Consumati dalla passione i due adulteri saranno assassinati dalla spada obbligata a giustiziare la maledizione di uno sguardo.
“Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade”.
L’ode a Francesca così affine ai versi devoti alla donna amata da Dante consacra la figura femminile al centro della mente illuminata del Poeta. Beatrice, casta creatura, meta di una passione platonica incanta la visione poetica di Dante. L’attimo immenso diventa sonetto ispirato all’amore incompiuto, un sentimento sconvolto dal dolore di un incontro privato dal passo insieme, ma certo del viaggio eterno e immortale.
“Questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò e molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine”.
Aldo Cazzullo segue ogni spostamento del Poeta in terra d’Italia. I potenti che la governano l’hanno macchiata con il vile peccato del tradimento e della corruzione, scandali sulla madre della cristianità. Gli incontri con i personaggi più beceri sono lezione d’umanità per
tenersi lontano dagli usurai dell’anima.
Un lungo elenco di dannati alleggerito dalla bellezza di versi non scritti per il Bel Paese.
L’Italia è culla d’arte, di poesia, di tradizione, Dante l’attraversa da Nord a Sud accompagnato da una mappa mistica, ogni sosta è d’ispirazione al manichino di un’Italia nelle mani di un abile sarto.
“Il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre perdute dell’Istria e della Dalmazia, l’Arsenale di Venezia, le acque di Mantova, la fortunata terra di Puglia, la bellezza e gli scandali di Roma, Genova, Firenze e delle altre città toscane”.
Panorama ristretto alle sole fauci dell’Inferno, al giornalista il quesito è conseguenza: la promessa della casa di Dio in copertina, poi i tormenti delle anime condannate alla pena, forse la tribolazione chiede un più profondo sostegno empatico? Oppure Cazzullo, ben consapevole del disagio emotivo degli ultimi due anni a causa del pianeta in corsia, decide di far sfogliare la prefazione di un nuovo cielo che aspetta di “riveder le stelle?”
La rilettura del capolavoro fiorentino in tempo di Covid segna una pausa rigenerante all’animo oppresso da troppe tensioni. La lingua cortese di Dante aiuta a dissipare le ombre di questi anni difficili, dal medioevo a oggi il viaggio non si è concluso, giacché disturbato dall’attualità “smarrita in una selva oscura”.
Un saggio, un manuale, una celebrazione fruibile dal cultore di studi danteschi e non, Aldo Cazzullo giornalista del Corriere della Sera sceglie di confezionare un’analisi stilistica accessibile a tutti.