ITALIA – Dolore, paura e morte, ma non solo: gli effetti della pandemia hanno inevitabilmente influito sulle nostre vite, ma le conseguenze che oggi – a due anni dalla diffusione del Covid – ci troviamo ad affrontare non sono soltanto quelle di cui tutti parlano.
A ricoprire un ruolo fondamentale, sebbene sia spesso trascurato, è il fattore psicologico che da due anni a questa parte è stato messo a dura prova.
Non poter uscire, non poter frequentare gli amici, doversi privare di un abbraccio con i propri cari, restare in isolamento per settimane e rinunciare a ogni forma di socializzazione hanno sicuramente contribuito a tutelare la salute di molti – da un punto di vista esclusivamente fisico – dimenticando però che anche la salute mentale è una priorità.
Le conseguenze più gravi dal punto di vista psicologico riguardano soprattutto i giovani che – come tutti – si sono sentiti catapultati in un mondo parallelo in cui più passa il tempo, più cresce la convinzione che la vita che si sta vivendo sia la normalità.
I più piccoli, per esempio, non hanno ancora avuto modo di conoscere a pieno cosa significhi camminare per strada potendo vedere i sorrisi della gente, senza doversi preoccupare di mantenere il distanziamento, tornare a casa senza disinfettare – quasi ossessivamente – ogni cosa con alcol e amuchina.
Incertezza e frustrazione hanno certamente influito sulla salute mentale dei ragazzi e delle ragazze che spesso oggi soffrono di ansia e vivono in costanti stati di angoscia e preoccupazione.
Le motivazioni sono molteplici, a partire dalla perdita di un parente o di un amico deceduto in seguito al contagio, oppure il bisogno di sapere ciò che accadrà in una situazione tutt’altro che stabile, per poi giungere anche alla delusione di chi ha visto sgretolarsi tra le proprie mani il sogno di una vita, insieme alle certezze che rappresentavano i pilastri portanti della propria esistenza.
Non sono però solo gli adolescenti a essere stati coinvolti in questi stati d’animo tanto complessi, infatti, anche gli anziani hanno dovuto fare i conti con il senso di solitudine che le restrizioni imposte dal governo hanno notevolmente amplificato.
Cosa ne pensa uno dei cantautori più amati dai giovani?
Si sono espressi sulla questione anche alcuni tra gli artisti italiani più famosi, che esercitano indubbiamente un’influenza non poco rilevante sugli adolescenti.
Tra i messaggi più incisivi lanciati sul web, quello di Ultimo, amatissimo cantautore romano, che più di una volta si è espresso su un problema che purtroppo ancora molti oggi non ritengono una priorità.
Non è la prima volta che Ultimo affronta la questione, infatti, aveva già precedentemente utilizzato i social per trasmettere un messaggio forte e chiaro: “Oggi, dove tutto dev’essere perfetto, veloce, ‘instagrammabile’, è diventato quasi un tabù dire che non si sta bene. Si può anche dire di non sentirsi bene e il dolore e la solitudine non devono essere innominabili”.
Quello della salute mentale è un argomento molto caro al giovane cantautore, il quale ha scelto questo problema come tema centrale del suo ultimo album che, intitolato “Solo”, ha preso forma proprio durante quelli che lui stesso ha definito “pomeriggi interminabili”, vissuti nei mesi di lockdown.
Pochi giorni prima dell’uscita dell’album, Ultimo ha voluto spiegare il significato del titolo: “L’ho chiamato ‘Solo’, e seppur può sembrare un paradosso, l’ho scritto per far sentire meno solo chi vive questa condizione”.
A distanza di mesi dalla pubblicazione del suo ultimo lavoro discografico il giovane talento ha scritto pochi giorni fa nelle sue Instagram Stories: “Esiste anche la salute mentale, esistono bambini che non socializzano da due anni, esistono ragazzi che non escono più di casa”.
“Esistono settori che rischiano il fallimento. Esistono realtà dove manca il lavoro”, ha proseguito così Ultimo ricordando le gravi conseguenze che, anche sul piano economico, la diffusione del Coronavirus ha generato o, in certe circostante, semplicemente amplificato mettendo in ginocchio molte famiglie che, oltre a dover fare i conti con la paura di essere contagiati, devono quotidianamente lottare per continuare a portare il pane a casa.
Il cantautore ha concluso mettendo in risalto ancora una volta quanto questo tema sia sottovalutato: “Esiste la vita che è fatta di tante cose – conclude – ma ormai parlarne sembra quasi una follia”.
Trascurare il fattore psicologico è stato sicuramente tra i più grandi errori commessi negli ultimi anni e la prova evidente è che molti giovani risentono fortemente della situazione sanitaria che, nonostante i progressi fatti, sembra non avere fine; oggi più che mai sarebbe fondamentale fornire loro il supporto di cui necessitano.
Foto di repertorio