CATANIA – C’è tutto il genio teatrale di Eduardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello”, e rimporporarla è sempre una sfida nella sfida. Sì, sfida, perché mischiare nelle giuste dosi ilarità e dramma, dove l’una comincia dove finisce l’altro, a volte presenti anche in maniera sincrona, e avere come unico puntello l’ingenuità del protagonista, che regge tutto questo miscelato apparato, è davvero un mettersi alla prova ad ogni battuta.
La soddisfazione nel correre il pericolo di sbagliare, sta nei prolungati applausi finali ricevuti con accenni di standing ovation e più di una lacrima tra il pubblico, anch’essa specchio del dubbio se innescata dalla competente ironica del testo o se per quella drammatica.
Poi, accennavamo all’ingenuità come insostituibile demiurgo di tutto il copione e che dona senso e significato all’incedere della vicenda, per poi fare crollare il tutto quando “il giocattolo si rompe” e quando, ad essa, si sostituisce la verità della realtà che
non fa sconti a nessuno, nemmeno al bimbo mai cresciuto che soggiace in Luca Cupiello.
Sì, perché il protagonista, in tutti i sensi, è un personaggio antieroe in un contesto familiare dove non succede mai niente e dove, invece, succede tutto, perfino l’opposto dei suoi desideri. In questo è stato davvero bravo Franco Torrisi, ma bravi anche tutti gli altri attori in una performance, nello spettacolo delle 18, che potrebbe lasciare insignificanti spazi a critiche negative se non forse quella di avere innescato, in questi casi, l’inarrivabile confronto con un gigante del teatro italiano.
Certo, per vincere la sfida di piacere al pubblico, si sono ritrovati sul palcoscenico una triade di attori con almeno dieci lustri di esperienza teatrale, così quando metti insieme Franco Torrisi, Maria Iuvara e Pippo Barone, l’impatto non può essere che devastante nel loro incedere ed è come se avessero fatto a gara, nell’alzare l’asticella della bravura, con l’altra triade, stavolta composta da giovani promettenti (e tanto) attori come Alessandro Mazza, Dario Caramagno (ottimo debutto il suo con la compagnia) e il “collaudato” Davide D’Amico.
Inoltre, a fare da trait d’union tra questi due ideali gruppi di attori, c’era Graziella Sangiorgio di cui avevamo già visto bene in passato come promessa e oggi, dopo due anni dal suo debutto in piccole parti, come conclamata realtà con traguardabili margini di crescita. E il tutto ha retto bene, è piaciuto ed ha lasciato soddisfatti perfino i palati più raffinati, anche grazie a chi ha giocato piccoli ruoli come Marzia Fiume con il suo ritmo sostenuto, Annamaria Puglisi sempre in parte e Pippo Di Maura con tutta la sua esperienza. Una nota a parte merita l’altro debutto, quello di Valentina Indelicato in un ruolo ridotto anche lei, ma la ragazzina è già affermata nel campo artistico/musicale e non avrebbe di certo bisogno di altri palcoscenici, il ché la dice lunga sul concetto di bravura quando questa va a braccetto con l’umiltà di mettersi sempre in gioco.
Ci si rivedrà il 9 febbraio del 2025 con “L’amico di papà” di Eduardo Scarpetta, giusto per rimanere sempre… “in famiglia De Filippo”.