CATANIA – Nella giornata di ieri, 23 dicembre 2016, gli studenti del Liceo Boggio Lera hanno vissuto la loro undicesima e ultima giornata di occupazione.
“Attraverso i nostri comunicati – hanno affermato gli studenti in una nota – avete imparato a conoscerci. Nel corso delle ultime duecentoquarantasei ore abbiamo dato prova della nostra determinazione e del nostro impegno oltre ogni compromesso, oltre ogni passo indietro. Immaginiamo, dunque, che potrebbe suscitare stupore in chi legge una presa di posizione così netta riguardo alla conclusione del nostro atto di protesta e crediamo, di conseguenza, di dovere, con questo comunicato, spiegare perché l’Assemblea degli occupanti ha deciso di disoccupare la scuola“.
“Abbiamo ritenuto, nel corso di questa occupazione, di portare avanti una protesta reale e concreta: reale nel senso che le sue ragioni avrebbero dovuto essere tangibili ed interessare tutti; concreta nel senso che la sua finalità ultima sarebbe sempre dovuta essere quella di portare soluzioni tangibili alle problematiche che abbiamo portato all’attenzione della società civile. Crediamo, dopo undici lunghe giornate, di avere raggiunto il nostro obiettivo“.
“In merito all’annosa questione delle condizioni strutturali della nostra succursale ‘L. Grassi’, la nostra Presidenza si è impegnata a concordare assieme agli studenti tutti un piano di interventi mirati che possano concretamente migliorare la vita degli studenti all’interno della struttura. A partire da gennaio, in ogni caso, la famigerata palestra resterà chiusa fino a quando non sarà messa in sicurezza”.
A proposito della critica mossa ai criteri di scelta dei moduli di alternanza scuola-lavoro, durante il “tavolo delle trattative” è stato deciso che, a partire dall’anno prossimo, studenti scelti possano essere resi partecipi nella pianificazione del programma annuale di alternanza.
Per quanto concerne il tema dei beni confiscati alla mafia e dell’aggregazione studentesca, questa mattina una delegazione di studenti dei licei catanesi ha incontrato la presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti e l’assessore alla Trasparenza e legalità del Comune di Catania, Rosario D’Agata.
Durante l’incontro, si è discusso proprio dei punti indicati nella lettera che gli studenti hanno indirizzato al sindaco della Città metropolitana e alla Direzione Patrimonio. In particolare:
• nei prossimi giorni, l’Amministrazione comunale aggiornerà l’elenco dei beni confiscati alla mafia presenti su suolo catanese. È stato riferito che, in ogni caso, se l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata non segnalerà all’organo comunale la presenza di nuovi beni confiscati il Comune non potrà aggiungere ulteriori beni a quelli già presenti in elenco;
• attualmente, sono in corso più bandi per l’assegnazione dei beni confiscati e a brevissimo ne partiranno altri. L’Amministrazione si è dimostrata vicina all’idea di destinare uno di questi beni immobili agli studenti della città, e ha invitato ad andare avanti nella richiesta;
• portata all’attenzione dei due esponenti delle istituzioni la problematica relativa all’assenza di uno spazio nel quale gli studenti possano dignitosamente tenere le proprie assemblee d’istituto. È stato consigliato di richiedere all’Amministrazione di usufruire di uno spazio di proprietà del Comune: gli interlocutori si sono impegnati a fare quanto è possibile perché la proposta divenga realtà.
“Al termine di questo nostro percorso reputiamo sia importante precisare, ancora una volta, che il nostro atto di protesta non è mai stato rivolto contro la nostra Presidenza, la quale si è spesso dimostrata disponibile e collaborativa. Ci auguriamo che lo spirito di apertura manifestato dalla nostra dirigenza continui ad esserne il tratto distintivo anche dopo la forte protesta che abbiamo messo in atto. Reputiamo sia importante precisare, allo stesso tempo, che proviamo un sentito dispiacere per tutte le parti (vogliamo riferirci, in particolar modo, ai nostri docenti) che, pur non essendo state oggetto della nostra protesta, hanno ritenuto di essere state direttamente danneggiate dalla stessa. Ci rammarichiamo di aver causato disagio a chi non meritava di subirlo. Ma abbiamo lottato per un ideale, e noi studenti ci auguriamo che questo sia più forte di tutto il resto”.