TRECASTAGNI – Il pensiero di possederla, a ogni costo, anche a quello della vita. O con me o con nessun altro e così, a poche ore dal 41esimo femminicidio dell’anno, arrivano le parole del padre di Vanessa Zappalà, uccisa a 26 anni sul lungomare di Acitrezza da chi diceva di amarla e che poi, ad omicidio compiuto, si è tolto la vita.
Così Antonino Sciuto, conosciuto come Tony, rivenditore di auto a San Giovanni La Punta, aveva deciso che Vanessa doveva essere sua. Sua e di nessun altro. Tanto da ucciderla e uccidersi poco dopo, impiccandosi, in un casolare vicino casa della ex, a Trecastagni, di proprietà dello zio. Con le spalle al muro, arreso ma non sconfitto, tanto che la soddisfazione di vederlo in manette non l’ha data a nessuno, nemmeno a chi si è mobilitato in ogni dove per ritrovarlo, subito dopo essere fuggito dal luogo del delitto.
Un messaggio di scuse sul muro, nessuna parola per Vanessa, convinto – forse – che da lì a poco si sarebbero ricongiunti, insieme nell’al di là, certo di aver raggiunto il suo obiettivo: averla solo per sé.
Ma così non sarà, e chi di fede se ne intende, chi crede che oltre la vita possa esserci altro, saprà per certo che chi compie non uno, ma due peccati mortali – come quello di togliere la vita a una persona e mettere fine alla propria – di felicità, dall’altra parte, non ne avrà nemmeno un briciolo.
E forse è giusto così, penserà qualcuno. E chissà se anche i genitori disperati di quella bella ragazza, dal viso d’angelo e “gentile con tutti” – dicono dal paese ai piedi dell’Etna – la penseranno allo stesso modo.
Vanessa, casa e lavoro, e quell’amore che le ha distrutto la vita
Vanessa lavorava in un noto panificio di Trecastagni, viveva col padre – separato dalla madre da anni – che quella sera aspettava rincasasse. A chiamarlo, invece, l’ex moglie che, nel pieno della notte, ha ricevuto la terribile notizia.
Attimi impensabili, in cui il mondo si spegne e la realtà si mischia con l’assurdo.
Carmelo, il papà di Vanessa, con le spalle larghe e le mani logorate dal cemento degli anni. Muratore e padre, uomo e bambino disperato perché ha perso la cosa più bella che aveva: sua figlia. Ed è proprio quell’uomo a raccontare la storia dal tragico epilogo tra la sua principessa e il mostro. Sì, perché Tony Sciuto può essere soltanto definito così.
La relazione tra la 26enne e il 38enne inizia tempi addietro. Lui, Antonino, era già padre di due bambini – a cui non ha avrà pensato minimamente prima di impugnare quella pistola e scaricare 7 colpi addosso a Vanessa – quando ha avuto inizio la conoscenza, poi trasformatasi in relazione e convivenza tra i due. Sciuto viene accolto in casa dal papà di Vanessa, ma nonostante la condivisione dello stesso tetto, le litigate non mancano. La gelosia la fa da padrone, i litigi aumentano, l’incompatibilità caratteriale dei due viene fuori e Vanessa decide di lasciarlo.
Da lì iniziano gli appostamenti sotto casa, i meccanismi contorti che lo spingono a mettere un Gps sotto l’auto di Vanessa e del padre, si nasconde nel ripostiglio dell’abitazione Zappalà e ascolta le conversazioni tra padre e figlia. In tutto questo, lo scorso giugno, Vanessa – coraggiosa come la descrivono in tanti – decide di recarsi dai carabinieri. Lo denuncia.
Il maresciallo della Caserma le fornisce il suo numero di cellulare, disponibile ad essere chiamato a qualsiasi ora del giorno e della notte, pur di proteggere quella vita.
Gli appostamenti continuano e dieci giorni dopo la denuncia, Antonino Sciuto, viene arrestato in flagranza di reato. Finisce ai domiciliari e poco tempo dopo la misura viene revocata per applicare il divieto di avvicinamento.
200 metri possono bastare a fermare la follia di un uomo?
No, ve lo diciamo noi. E così infatti è stato: l’ennesima richiesta di chiarimento arriva in una sera come tante d’agosto, una di quelle che Vanessa aveva deciso di dedicare a lei – insieme alla cugina e un’amica – come non faceva da tempo. Proprio il padre racconta la reclusione in casa della figlia, per paura di incontrarlo in qualsiasi angolo di strada.
Eppure, alle 3 di martedì 23 agosto, davanti al mare – che tutto sa e tutto dà – il cuore di quella giovane ha cessato di battere.
Le donne sono così, pensano che basti una virgola per cambiare il destino. E invece no. Chissà se Vanessa si era innamorata di Tony con l’intenzione di “salvarlo”. Lo spirito da crocerossine le contraddistingue da sempre. Proprio quelle che per amore ci piangono, e pure tanto. Proprio quelle che ci perdono la vita, ma che invece la vita la danno per mettere al mondo il frutto dell’amore. Quanti chissà, quanti perché, quanti ma.
Ciao Vanessa, perdona questo mondo che non ha saputo proteggerti…