PALERMO – Oggi, l’anniversario, il 25° della strage in via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, è stato celebrato con varie manifestazioni, praticamente in tutta la Sicilia. La commemorazione a Palermo è avvenuta questo pomeriggio anche in un luogo speciale, l’Ufficio Scorte di Palermo, cui ha partecipato tra gli altri anche il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima lo scorso anno di un attentato mafioso.
“L’Ufficio Scorte è un luogo sacro, qui si respira la presenza di tutti coloro che in questi anni hanno dato la vita per tutelare qualcuno e facendo il loro dovere fino in fondo – ha commentato Antoci -.
Troppi i morti, grande la rabbia e lo sconforto. È stata una esperienza forte e a loro ho detto: ‘Ecco, qui c’è lo Stato, quello vero’ e, con la voce rotta dall’emozione, ho pensato anche ai ragazzi della mia scorta che un anno fa mi hanno salvato la vita rischiando la loro. Il vice questore Daniele Manganaro, Salvatore Santostefano, Sebastiano Proto e Tiziano Granata, anche loro avrebbero fatto parte di quell’elenco di servitori dello Stato che sacrificano tutto per compiere il loro dovere. Fino in fondo… E allora che l’insegnamento di Paolo Borsellino porti a far sì che sia 19 luglio ogni giorno, che sia ogni giorno momento di riflessione ma anche di lotta” ha concluso Antoci.
A Catania ha catturato l’attenzione di cittadini, rappresentanti istituzionali e addetti ai lavori l’iniziativa “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, 25 anni dopo, fra memoria ed attualità” organizzata dalla Cgil di Catania e da “AREA democratica per la giustizia”.
Nel chiostro di via Crociferi è stato presentato il libro “L’assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone” di Giovanni Bianconi. Oltre all’autore, giornalista del Corriere della sera, sono intervenuti il procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, Giovanni Salvi, Pina Palella, segretario confederale della Cgil di Catania, e Fabio Regolo, coordinatore “AREA democratica per la giustizia” di Catania.
Sono intervenuti, tra gli altri, anche il segretario generale Cgil Giacomo Rota, il sindaco Enzo Bianco, il prefetto Silvana Riccio. Presente tra il pubblico anche il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Per l’occasione è stato proiettato un video che ha ripercorso le fasi salienti del periodo precedente le stragi.
“Questo libro racconta la storia di un progressivo isolamento, ma anche la dolorosa percezione di esso da parte di Giovanni Falcone, e la consapevolezza della sua condanna a morte – ha detto Salvi – e ci consegna una lezione: la memoria è necessaria, ma deve essere accompagnata dalla consapevolezza. Falcone e Borsellino in realtà non erano isolati, ma lo divennero, anche da parte di un establishment di cui faceva parte pure la magistratura che non seppe comprendere sino in fondo. Questo è il nostro dovere di oggi“.