CATANIA – Il 2 luglio 2015, all’ospedale Santo Bambino, nacque un bambino con gravissimi disturbi neurologici. Presunte responsabili tre dottoresse, con due di loro che non avrebbero temporeggiato per rimanere sul posto di lavoro ritardando un parto cesareo d’urgenza.
Denunciato il tutto e aperto il processo, ci sono delle novità: l’ospedale Vittorio Emanuele di Catania si presenterà, davanti al Gup nell’udienza per il rinvio a giudizio, sia come parte civile che come responsabile civile. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro e l’udienza è stata aggiornata al 12 ottobre.
Si sono costituiti parte civile i genitori del bambino e, dopo il procedimento di esecuzione di un incidente probatorio sui danni neurologici del bambino, è stata sotto richiesta dell’avvocato di famiglia, Gianluca Firrone, inserire il Vittorio Emanuele anche come responsabile civile.
Nel dettaglio, secondo l’accusa, a essere coinvolte sono Amalia Daniela Palano e Gina Currao, che non avrebbero eseguito il cesareo perché avrebbero voluto raggiungere casa ritardando il parto nonostante la sofferenza del feto che si evince dal tracciato con somministrazione dell’atropina per “simulare un’inesistente regolarità nell’esame medico”.
La terza dottoressa, Paola Cairone, sempre secondo l’accusa, non sarebbe stata a conoscenza delle condizioni cliniche della paziente “praticando le manovre di Kristeller, pratica bandita dalle linee guida, non contattando in tempo il neonatologo che avrebbe poi effettuato gli interventi di rianimazione con estremo ritardo”.
I familiari vogliono la verità su quanto accaduto due anni fa ma ciò che sottolinea Firrone è che l’azienda ospedaliera non si sarebbe mai fatta sentire una volta per sapere se il bambino stesse bene e se avesse bisogno di cure.
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