Anche quest’anno è arrivato il momento per Babbo Natale di mettersi in viaggio per il lavoro più duro di sempre: portare i regali a tutti i bambini del mondo, in una sola notte.
Le renne sono già state imbrigliate e la slitta è colma di doni di ogni genere. È arrivato il momento di mettersi in cammino.
Giunto in Italia, all’altezza all’incirca di Treviso, il nostro caro Babbo ode poco lontano un insolito accento che gli balza subito all’orecchio. Parole di disappunto, in un colorito dialetto siciliano, escono dalla bocca di una donna sul ciglio della strada. Babbo si accorge che non c’è alcuna magia del Natale nel suo cuore e decide di fare uno strappo alla regola e di fare due chiacchiere. “Cosa ci fai qui, la vigilia di Natale? – chiede rivolgendosi alla donna -. Non dovresti essere a casa, in Sicilia, insieme a tutta la famiglia intorno ad una tavola imbandita a festa, trasbordante di ogni bene? Al sud – aggiunge sghignazzando – non vi risparmiate mica per queste occasioni…”. Visibilmente preoccupata dalla presenza dello sconosciuto (anche per via del suo aspetto a dir poco singolare) volta le spalle e con aria indispettita risponde: “Ma che ne sai tu della Buona Scuola. Se potessi non sarei a casa con mio marito e i miei figli? Ma che posso fare? Pensa quanto sia stato difficile per me dover lasciare tutto per venire quassù a lavorare. Per noi insegnanti la vita è davvero dura…”
Babbo Natale non dice nulla e si incammina verso la slitta. “Neanche a te interessa quello che dico, nessuno ci ascolta”, replica l’insegnante. Babbo, per nulla infastidito, infila il suo testone dentro il sacco delle lettere di Natale e dopo una lunga ricerca tira fuori una letterina rossa. La consegna alla donna e sparisce. “Caro Babbo Natale – diceva la lettera – vorrei tanto che la mia mamma fosse qui con noi, ma lei è un’insegnante e non credo riusciremo a vederla questo Natale”.
Con gli occhi pieni di lacrime, la donna cerca Babbo Natale per ringraziarlo ma il suo sguardo si posa su un uomo che tiene per mano due bambini, sul marciapiede opposto. “Mammaaa siamo qui”. Ed è subito Natale.
Così, da Treviso, Babbo Natale decide di riprendere il suo viaggio verso la Sicilia. Una volta avvistato il vulcano Etna, quindi, comincia la sua discesa verso la città etnea e, scorgendo una pista blu, pensa bene di sfruttarla per il suo atterraggio. Al momento del contatto con il suolo però, la sua slitta cappotta letteralmente: aveva preso un cordolo presente su quella che, poi, scoprì essere la pista ciclabile di Catania.
Riprendere tutti i regali sparsi per il lungomare non è cosa facile, anche perché a raccoglierli non c’è solo Babbo Natale. Catania, si sa, è una delle città col più alto tasso di furto d’auto e infatti…addio piste, macchine telecomandate e modellini. La slitta intanto è seriamente danneggiata e mentre gli elfi sono all’opera per rimetterla in sesto, Babbo decide di prendere la Metro e proseguire il viaggio. “Devo essere finito a Venezia – pensò – le rotaie sono tutte allagate e l’unico modo per proseguire è in gondola”.
Mentre prosegue la sua visita a Catania, Babbo Natale è attratto da una grande confusione. Il famoso referendum, pensa abbia scosso l’opinione pubblica. Ma, nei paraggi, nessuno sportello elettorale, ma solo un negozio. Dimenandosi tra la folla, quindi, scopre che tutta quella gente era in fila per un paio di scarpe! Così, sbalordito, continuò la sua passeggiata in Corso Italia fino a piazza Verga.
Due avvocati stanno borbottando qualcosa su dei treni. Babbo si avvicina e chiede quale sia il treno da prendere per proseguire il viaggio. “Ma cos’ha capito, ma quali treni? – dice uno dei due -. “Mai sentito parlare dell’inchiesta i Treni del Gol? Ebbene a meno che lei non sia Antonino Pulvirenti, ma non mi pare, scusi ma non ho nulla da dirle”.
La slitta intanto è stata riparata. Babbo salta su con una cinquantina di regali in meno rispetto alla normale tabella di marcia e si dirige alla volta di Porto Empedocle dove un gruppo di persone sta protestando animatamente per dei viadotti pericolanti. “Meglio cambiare strada, la slitta è appena stata riparata. Evitiamo altri intoppi”.
Lasciandosi alle spalle quanto visto, Babbo Natale prosegue per la sua strada. Giunto sul posto segnato nella sua mappa per la consegna dei regali, però, qualcosa sembra mancare e stavolta non erano i regali. Sulla sua cartina erano segnate delle abitazioni, ma davanti ai suoi occhi non c’era nulla. Quindi, decide di chiedere a un certo Angelo Cambiano, scoprendo che quelle case non c’erano più: erano state abbattute perché abusive.
Finita la tappa agrigentina, il buon vecchietto riprende la sua slitta e prosegue fino a giungere a Palermo. Tra un tram e un altro, in un attimo di pausa, lo raggiunge da un vigile, munito di carta e penna e pronto a scrivere un verbale. E sì, Babbo Natale non si è reso conto di essere passato in una zona a traffico limitato. Uno dei tanti cambiamenti nel capoluogo siciliano non segnalati dal suo navigatore satellitare.
Babbo cerca in tutti i modi di dissuadere il vigile dal fargli la multa ma capisce che fargli un regalo proprio in quel momento non è il caso. Prende il verbale, stringe la mano all’agente della municipale e si rimette in viaggio.
Dall’alto scorge montagnette di sacchetti accanto alle porte di ogni casa e pensa di essere stato fregato dalla concorrenza. “Devo aver perso troppo tempo – pensa – la befana ha già lasciato i suoi di regali”. Si avvicina e capisce dal fetore che non si tratta di regali, come aveva pensato, ma di montagne di spazzatura lasciata marcire per strada nell’inerzia dell’amministrazione.
Vorrebbe chiedere spiegazioni ma pare siano tutti alla presentazione di un libro su un uomo che chiamavano “presidente” e che poi è stato arrestato e che poi è uscito e che poi… insomma la solita storia siciliana.
Andato via da Palermo, Babbo Natale decide di completare il suo giro in Sicilia. Scorgendo il mare, quindi decide di fermarsi per riposare prima di ripartire. Anche quest’anno, tante cose lo hanno colpito e sorpreso. Alcune in senso positivo, come la costruzione dell’ospedale San Marco e la prospettiva di alcuni posti di lavoro. Altre ancora in negativo: per esempio la condizione di numerosi lavoratori dei call center Almaviva e Qè, tutti a rischio licenziamento e in mobilità.
Così con un sorriso che nasconde un pizzico di amarezza, il buon vecchio si rimette alla guida della sua slitta, augura un buon Natale a tutti i siciliani dandogli l’“arrivederci” all’anno prossimo. Sperando che le cosa possano andare sempre meglio.
Marco Bua – Andrea Lo Giudice