Vi è mai capitato, a fine giornata, di pensare ossessivamente a un evento spiacevole e di svegliarvi il mattino dopo con ancora quelle immagini in mente? Ciò accade perché il cervello, durante il sonno, sedimenta i ricordi, rendendo più complicata la loro rimozione.
Uno studio dei ricercatori della Beijing Normal University di Pechino, condotto su un campione di 73 studenti di sesso maschile e coordinato dal dott. Yunzhe Liu, lo ha dimostrato tramite un esperimento. In una prima fase alla metà dei ragazzi, 30 minuti prima di dormire, sono stati fatti osservare dei volti neutri chiedendo loro di associarli a immagini perturbanti (bambini mutilati, persone ferite, scene di guerra); nell’arco della giornata successiva, quindi stavolta non 30 minuti prima di coricarsi, le stesse immagini sono state mostrate agli altri partecipanti. Ebbene, il giorno dopo, quando agli studenti del primo gruppo si è domandato se fossero ancora in grado di collegare i volti alle immagini che avevano guardato la sera prima, più dell’87% è riuscito a svolgere l’abbinamento in modo corretto; i ragazzi che, invece, avevano osservato le immagini nel corso della giornata, e quindi non poco prima di dormire, hanno quasi tutti fallito, con una percentuale di riuscita del 22%.
In seguito, la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) ha messo in luce come, negli individui che erano andati immediatamente a dormire, i ricordi si fossero ormai estesi in tutta la corteccia cerebrale, attivando più aree e non soltanto l’ippocampo, caso verificatosi al contrario nei componenti del secondo gruppo e per un breve lasso di tempo.
«Durante la notte di consolidamento – ha dichiarato Yunzhe Liu alla rivista Nature Communications – la memoria si mostra più resistente e più avversa a cancellare i ricordi. Nell’antico proverbio popolare ‘non bisogna mai andare a letto arrabbiati’ c’è una verità. Suggeriamo, pertanto, di allontanare i brutti ricordi non appena possibile. Se vi accade qualcosa di spiacevole cercate, insomma, di non pensarci troppo e soprattutto non dormiteci su».
Il consiglio del dottore, in realtà, non è semplice, specialmente quando si verificano eventi dal forte valore emotivo; ciò nonostante, gli studenti del secondo gruppo sono riusciti a sopprimere più facilmente i ricordi tramite la tecnica del “penso/non penso” perché, dopo l’esposizione alle immagini, si sono dedicati ad altro nel corso della giornata. Ulteriori studi potrebbero avere delle implicazioni nella cura del disturbo post-traumatico da stress.
Alberto Molino